PLEIADI
. È il ben noto gruppo di stelle, conosciuto con il nome popolare di "gallinelle". Esso è costituito da nove stelle principali chiamate: Halcyon (3M.0), Electra (3M.8), Atlas (3M.8), Maia (4M.0), Merope (4M.2), Taygete (4M.4), Pleion (5M.2), Celaeno (5M.4) e Asterope (5M.8). Questi nomi mitologici, oltre Atlante, sono quelli delle figlie di Atlante e della loro madre Pleione (v. sotto: Mitologia). Circa trenta secoli or sono, i navigatori attendevano, prima di avventurarsi su i mari, la levata primaverile delle Pleiadi, circostanza questa che indusse gli etimologisti a ritenere che il loro nome derivi da πλέω "navigo".
Una persona di vista normale può vedere nelle Pleiadi 6 stelle, ma una dotata di vista acuta può scorgerne fino a 11 dentro un campo di 3° o 4° quadrati, come risulta dalle osservazioni fatte da M. Moestlin nel 1579, prima dell'invenzione del telescopio. Quando Galileo osservò, per la prima volta, con il telescopio (anno 1610), questo gruppo stellare, vi contò 36 stelle.
Le Pleiadi costituiscono un sistema fisico, il che è provato dal loro moto proprio che è praticamente identico per tutte (0″.048 in direzione 156°), e dal loro spettro che è molto simile. Il gruppo dista dalla Terra circa 500 anni di luce. Tutta la plaga celeste delle Pleiadi è disseminata di materia nebulosa, le cui parti più dense si trovano in corrispondenza delle stelle principali delle Pleiadi. Certo esiste un legame fisico fra le stelle delle Pleiadi e le nebulose in cui sono avvolte. Secondo V. M. Slipher, queste nebule sono costituite da pulviscolo reso luminoso per effetto della luce riflessa delle stelle, cui le nebule stesse sono associate.
Mitologia. - Le stelle di questa costellazione (Πελειάδες, Pleiădes) furono personificate dai Greci in altrettante ninfe celesti, che già Esiodo (Opere e Giorni, 383) dice figlie di Atlante e delle quali Ellanico parlava diffusamente nella sua Atlantide. Loro madre era stata Pleione, figlia di Oceano, che le aveva partorite sul monte Cillene, nell'Arcadia; onde esse venivano considerate al tempo stesso ninfe celesti e ninfe dei monti. Si adducevano due cause della loro migrazione dai monti della terra nel cielo: secondo gli uni (Eschilo), ne sarebbe stato motivo il dolore per le sventure del padre Atlante; secondo altri (Pindaro), scorte e inseguite, insieme con la madre, dal gigantesco Orione erano fuggite per cinque anni dinnanzi a lui, finché Zeus aveva trasferito in cielo tutto il gruppo, sia le fuggenti sia l'inseguitore col suo cane.
Di esse la maggiore fu Maia, che Zeus rese poi madre di Ermete; la seconda Elettra, che, pure da Zeus, partorì Dardano, capostipite dei Dardanidi; terza Taigete, una delle divinità minori della cerchia di Artemide, che aveva partorito a Zeus Lacedemone. Seguivano altre tre Pleiadi, che erano state invece amate da Posidone, e delle quali perciò parlavano specialmente le leggende beotiche: Alcione, che partorì a quel dio Urieo, eponimo della città di Hyria; Celeno, madre di Lico e Nitteo; Sterope, che Ares aveva fatto madre di Enomao. Ultima fu Merope, la moglie di Sisifo e madre di Glauco.
La loro comparsa nel cielo alla metà di maggio, all'approssimarsi del raccolto, e il loro tramonto alla fine di ottobre, quando stava per cominciare la stagione delle piogge e ci si preparava a seminare, fece favoleggiare che esse apparivano, a maggio, nel cielo, per volare, quali timide colombe, al padre Zeus e portargli l'ambrosia dalla remota e misteriosa terra dell'Oceano: quando esse, in autunno, tramontavano, lasciando dietro di loro piogge e tempeste, si diceva che fuggivano, cacciate dallo spaventoso Orione. E poiché, delle sette Pleiadi, se ne vedono contemporaneamente solo sei, si fantasticava che, via via, andasse perduta una delle sette colombe e che, di volta in volta, Zeus ne creasse una nuova.
Bibl.: L. Preller-C. Robert, Griech. Myth., 4ª ed., Berlino 1894, p. 465 segg.; J. Ilberg, in Roscher, Lexicon der griech. u. röm. Myth., III, col. 2549 segg.