Plauto
Il principe romano della risata
Vissuto tra il 3° e il 2° secolo a.C., il commediografo Plauto è uno dei primi e più importanti autori della letteratura latina. Egli prese a modello le opere di autori greci, adattandole però al diverso carattere del pubblico romano e creando una comicità travolgente, vivace e fantasiosa che ha ispirato anche molti scrittori moderni
Della vita di Tito Maccio Plauto si hanno poche notizie certe: nacque a Sarsina in Umbria, probabilmente prima del 250 a.C. e iniziò la carriera teatrale come attore a Roma, dove morì nel 184 a.C. Scrisse numerose commedie e divenne ben presto l’autore più apprezzato dal pubblico romano.
Per comporre le sue opere Plauto, come il suo successore Terenzio, imitò spesso gli autori della commedia nuova (commedia), sviluppatasi ad Atene nel 3° secolo a.C. Queste commedie – che sono rivolte a un pubblico romano ma presentano personaggi, abitudini e città greche – sono dette palliate, dal nome del tipico mantello greco (il pallium). Quelle di ambientazione romana sono invece chiamate togate, dal tradizionale abito dei Romani, la toga. Plauto ricava però alcune situazioni e personaggi anche da un altro genere comico, quello dell’atellana, un tipo di commedia farsesca molto diffusa nell’Italia meridionale (il suo nome deriva da quello della città campana di Atella), basata su una trama piena di equivoci, incidenti, litigi e battute volgari; il nome stesso di Plauto, Maccio, deriva probabilmente da Macco, uno dei personaggi ricorrenti nell’atellana.
Nelle commedie plautine agiscono sempre gli stessi tipi di personaggi: il giovane innamorato; il padre severo, a volte sposato con una matrona litigiosa; la prostituta avida; il soldato fanfarone; lo schiavo astuto e quello sciocco; il lenone (intermediario di incontri) e la mezzana, avidi sfruttatori della prostituzione; il parassita ingordo; il cuoco orgoglioso e altri ancora.
Anche le trame sono piuttosto ripetitive e prevedibili: spesso l’intreccio si basa sulle difficoltà di un giovane innamorato di una fanciulla, talvolta una prostituta, che deve vincere la resistenza del proprio padre o del padrone della ragazza, contrari al matrimonio; dopo alcune avventure il giovane, grazie all’aiuto del suo schiavo, riesce a ingannare i suoi antagonisti e a sposare la fanciulla. In questo semplice schema, basato in pratica sulla lotta tra due avversari per il possesso di una fanciulla, Plauto introduceva volta per volta alcune variazioni, dedicando particolare spazio a una situazione o a un personaggio.
Pur prendendo spunto dagli autori greci, Plauto diede un notevole contributo personale allo sviluppo della commedia, inserendo importanti novità. Una di queste è costituita dal ruolo riservato al personaggio del servo, che si trova spesso al centro dell’intreccio e con i suoi inganni e le sue battute contribuisce a vivacizzare l’azione e a divertire il pubblico, complicando e risolvendo di volta in volta la situazione. Grazie a questo personaggio e all’introduzione nella trama di alcune scene originali, Plauto aumentò il tono burlesco delle sue commedie e le rese particolarmente vivaci con l’inserimento di colpi di scena, equivoci e litigi.
Un’altra qualità specifica di Plauto è la lingua, molto fantasiosa e divertente, ricca di neologismi, doppi sensi e battute ironiche. Queste caratteristiche rendono l’opera di Plauto molto diversa da quella di Terenzio, più interessato a descrivere il carattere dei personaggi che a suscitare le risate del pubblico.
Plauto godeva di tale fama che nel 2° secolo a.C. circolavano sotto il suo nome circa 130 commedie. Tra queste, l’erudito romano Marco Terenzio Varrone ne distinse come autentiche un gruppo di 21, che sono quelle a noi pervenute.
Dopo il grande successo di pubblico nell’età antica, le commedie di Plauto furono quasi sconosciute nel Medioevo, ma a partire dal Rinascimento e per tutta l’età moderna furono molto apprezzate e ispirarono l’opera di drammaturghi come Shakespeare, Molière e Goldoni.
Tra le commedie più importanti da lui composte, ancora oggi rappresentate, si ricordano Anfitrione, La commedia degli asini (in latino Asinaria), La pentola del tesoro (in latino Aulularia), Il soldato fanfarone (in latino Miles gloriosus) e Pseudolo.