platino
Metallo bianco, lucente, duttile e malleabile (densità 21,45 g/cm3, punto di fusione 1772 °C). Caratterizzato da una quasi totale inerzia chimica, resiste all’attacco di acidi, basi, sali eccetera. In natura è un elemento molto scarso (nella crosta terrestre ha un’abbondanza relativa del 5·10−7%), generalmente associato ad altri metalli del suo gruppo (rutenio, rodio, palladio, osmio e iridio), al ferro e al rame e a piccole quantità di oro, nichel, manganese, piombo, mercurio. È legato geneticamente a rocce basiche o ultrabasiche, ma i più importanti giacimenti sono quelli secondari, alluvionali.
Il p. fu anticamente adoperato in Russia per uso monetario. Con una lega di p. e iridio (contenuto in iridio del 10%), e perciò più dura e resistente del p. puro, si sono costruiti, a cura della Commissione internazionale dei pesi e misure, il metro e il chilogrammo campione conservati a Parigi. Per la sua inalterabilità all’aria e la sua resistenza alla maggior parte degli agenti chimici, il p. è largamente impiegato per la fabbricazione di recipienti da laboratorio (crogiuoli, capsule, storte, tubi ecc.). Con il p. si formano inoltre filiere per la filatura di fibre tessili, elettrodi, contatti elettrici, resistenze per forni, termocoppie per alte temperature. L’industria chimica assorbe quantità notevoli di p., che viene utilizzato, per la sua attività catalitica e inerzia chimica, come catalizzatore nella produzione di acido nitrico e nella preparazione di isobutilene, di alchilbenzene lineare, di siliconi. Il p. trova impiego anche in chirurgia e in odontoiatria e, in lega con oro, argento e iridio, in gioielleria.
I giacimenti si distinguono in primari, con scarsi minerali di p., e secondari, dove i minerali si concentrano nelle alluvioni mediante processi erosivi. Nei giacimenti alluvionali il p. si trova allo stato nativo nella sabbia, mescolato principalmente con altri metalli dello stesso gruppo, e con ferro, rame e oro. Per estrarre il p. dalle sabbie si separa in corrente di acqua l’argilla dal minerale, trattato poi con mercurio per estrarre l’oro e attaccato con acido nitrico per separarlo da ferro e rame. Il residuo solido è trattato con acqua regia, la quale discioglie il p., l’iridio e il palladio sotto forma di cloruri. Addizionando cloruro di ammonio, si fa precipitare il p. allo stato di cloropatinato di ammonio. Per calcinazione, da tale miscela si ottiene una massa spugnosa (spugna di p.), che viene fusa al cannello ossidrico in un crogiuolo di calce. Il p. così ricavato è una lega con l’iridio. Per un prodotto più puro (fino al 99,9%), il trattamento si ripete con acqua regia diluita e la spugna ottenuta è rifusa in blocco di calce viva. Il p. fuso si cola in lingottiere di ghisa o in forme di argilla calcarea e si sottopone a lavorazione meccanica.
La produzione mondiale di p., dopo una flessione negli anni 1980, ha ripreso a salire nel corso degli anni 1990 fino a superare le 200 t annue all’inizio degli anni 2000. Dal 2008 ha subito una flessione contenuta, attestandosi intorno alle 200 t annue (192 nel 2010). Principale Paese produttore è il Sudafrica (147,7 t nel 2010), seguito a grande distanza da Russia, Zimbabwe, Canada e Stati Uniti.