PLANINA (Planina)
Città dell'interno del Piceno nella Regione V Augustea, menzionata da Plinio (Nat. hist., iii, iii); demotico Planinenses o Pleninenses (C. I. L., iii, 6202; v, 6441; vi, 2375a i, 7).
Sorgeva sulla destra dell'Esino in frazione di Pianello di Castelbellino, vicino all'Abbazia di S. Apollinare e nelle adiacenze di S. Maria, detta ora del Pianello e nelle carte medievali de Plano e de Planio. Si hanno due iscrizioni (C.I.L., ix, 5714), di cui una ci fa conoscere la tribù a cui apparteneva, che era la Velina.
Nulla ora appare sopra terra della distrutta città, ma si ha memoria di non rari rinvenimenti di lunghi tratti di mura, di pavimenti, di frammenti architettonici e di sculture; quivi nel secolo XVIII si scoperse anche un esteso tratto di strada romana, volgente verso Osimo, Cingoli.
Il centro è di sicura origine preromana, come è attestato da un gruppo di tombe picene della prima Età del Ferro rinvenute nel 188o nella pendice orientale sotto Monteroberto e dalla più estesa necropoli in contrada Molino della frazione Pianello contenente tombe con materiali orientalizzanti ed altre con corredi del V e IV sec. a. C. con infiltrazioni etrusche e galliche.
Dalla stessa zona proviene una statuetta in bronzo di Ercole italico, di non comuni dimensioni (alta cm 42,6), degli inizî del V sec. a. C. rinvenuta nel 1939.
Ai margini della città antica, forse a ricordo di altrettanti vici, troviamo menzionati nei documenti medievali tre antichissime pievi, una di S. Eutizio a N, l'altra di S. Apollinare ad E e la terza di S. Giorgio di Morro Panicale ad O.
Bibl.: C.I.L., II, p. 544; H. Nissen, italische Landeskunde, Berlino 1902, II, p. 419; G. Colucci, Antichità picene, Tomo IV, Fermo 1796, p. 117 e XXI p. 81; G. Annibaldi, San Benedetto e l'Esio, Iesi 1880; V. Duhn-Messerschmidt, Italische Graeberkunde, Heidelberg 1924-1939, p. 223; E. Galli, in Stud. Etr., XV, 1900, p. 27; Scherling, in Pauly-Wissowa, XX, 1950, c. 2185, s. v.; Radke, ibid., s. v. Planinenses.