MANDANICI, Placido
Nacque a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) il 3 luglio 1799 da Andrea e da Nunziata Chillemi. Si dedicò presto allo studio del violoncello, aiutato dal barone M. Nicolaci, dilettante di quello strumento e suo futuro protettore. Fu lo zio, don P. Chillemi, ad adoperarsi per farlo entrare nel 1815 nel regio collegio musicale del Buon Pastore di Palermo (oggi conservatorio V. Bellini), dal quale uscì diplomato nel 1820. In seguito entrò come contrabbassista nell'orchestra del teatro di Reggio Calabria. Con grande volontà si applicò quindi allo studio del pianoforte, per lasciare l'impiego orchestrale una volta ammesso nel 1824 nel conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli, dove sotto la guida del maestro P. Raimondi si perfezionò in composizione e in contrappunto, tanto da essere presto ritenuto il suo maggiore e più degno continuatore.
Divenuto rappresentante di spicco della scuola napoletana, fu nominato compositore di musica e direttore dei balli per i regi teatri (S. Carlo e del Fondo) esordendo nel 1825 con Le Amadriadi e ricoprendo questo incarico per dieci anni fino al 1834; compose anche balli a uso della corte. Fu presto apprezzato negli ambienti musicali partenopei per l'abilità di contrappuntista e le sue prime composizioni per il teatro: L'isola disabitata (dramma in un atto di P. Metastasio; teatro del Fondo, estate 1829), che ebbe ottima accoglienza, e il melodramma Argene (R. Barresi), con il quale nel 1832 conquistò il severo pubblico del teatro S. Carlo. È dell'autunno 1833 il melodramma La moglie di mio marito e il marito di mia moglie (G. Checcherini), rappresentato al teatro Nuovo nel 1833.
Verso la fine del 1834 decise di trasferirsi a Milano, dove aprì una scuola di canto e di composizione che fu molto frequentata. Parallelamente all'insegnamento produsse il dramma giocoso La fedeltà alla prova o Gli amanti alla prova (G. Schmidt; carnevale 1835) per il teatro del Fondo di Napoli e Il segreto (F. Romani; novembre 1836) per il teatro Carignano di Torino, che ottenne un successo completo con numerose chiamate a scena aperta e recensioni favorevoli della critica. Nel 1835 il M. fu nominato socio corrispondente dell'Accademia di belle arti di Napoli.
Nel novembre 1837 affrontò il teatro alla Scala di Milano e il suo esigente pubblico con il melodramma Il rapimento (G. Rossi) e con il ballo eroico Romanoff, lavori che ottennero un notevole successo. Il vero trionfo alla Scala arrivò nel 1841 con l'opera buffa Il buontempone di Porta Ticinese, ovvero Sabato, domenica e lunedì (C. Bassi), dedicato alla contessa Giulia Samoyloff (Samoilova nata Pahlen). Tornò a Palermo all'inizio del 1843 per seguire la prima rappresentazione del suo melodramma in tre atti Maria degli Albizzi, messo in scena al teatro Carolino.
La sua fede per la causa risorgimentale lo portò alla composizione del Canto di vittoria per le Cinque giornate di Milano nel marzo 1848; rientrati gli Austriaci a Milano dopo l'armistizio di Salasco, il M., già malato di diabete, fu costretto a riparare a Genova. In quella città, sicuro rifugio per i patrioti esuli da tutta Italia, riuscì ad aprire una nuova scuola di canto e di composizione nella quale insegnò fino alla morte. A Genova instaurò rapporti amichevoli e affettuosi con molti esuli siciliani, primo tra tutti M. Bertolami, poeta e politico promotore del moto siciliano del gennaio 1848, costretto a fuggire dall'isola dopo il rientro dei Borboni. Negli ambienti musicali delle principali città in cui il M. operò strinse profonda amicizia con alcuni tra i più illustri musicisti, tra i quali E. Coop, A. e L. Ronzi, G.S. Mercadante, G. Pacini, C. Coccia, V. Bellini e, in modo particolare, G. Donizetti. In seguito alle dimissioni di C.A. Gambini, nel 1850 il M. fu nominato direttore del Civico Istituto di musica di Genova, ma rinunciò presto all'incarico.
Il M. morì a Genova il 6 giugno 1852. Da amico fedele, Bertolami assistette il M. fino alla morte e dettò l'epigrafe per la tomba. Durante le esequie non fu possibile eseguire la sua Messa da requiem a 4 voci (1852) come il M. avrebbe desiderato: l'amico direttore A. Mariani la eseguì il 30 successivo con i migliori musicisti presenti a Genova.
Tra le composizioni del M., oltre i lavori citati, si ricordano la farsa Il credulo degli spropositi; i balletti: Il signor Benefico e Il potere d'amore, entrambi del 1825; Akbar Gran Mogol (Napoli, teatro S. Carlo, 1826), Ines di Castro, ossia Pietro di Portogallo (Milano, teatro alla Scala, 1827); quelli del 1827: Adelina e Amaldi, Venere benefica, Buondelmonte, Pirra ed Alcindo; del 1828: Un raro tratto di amicizia, Amore filosofo, Eugenio e Lisa, Il serto d'alloro, La fata Urgella; del 1829: Le disgrazie di Frettolone, Der Triumph der Liebe (Berlino); Antigone (1830); del 1831: Le quattro età del mondo, Virginia, Il coscritto; del 1832: Issipile, Cristina di Svezia; del 1833: Barbarossa a Fondi, L'ombra di Tzi-Ven, Bianca di Messina; del 1834: I Saraceni in Sicilia, La distruzione di Ercolano, La vestale, La casa d'un pittore, Il pirata, Tolomeo Evergete; Il candidato cavaliere (1835); musica sacra: 4 messe con soli, coro e organo, Ave Maria per 3 voci, coro ad libitum e organo (Milano 1843), Due fughe in una (Cum Sancto Spiritu) per voci e organo, Gloria in excelsis (1846), Pater Noster e Coro alla Palestrina per 4 voci, coro e organo (Milano 1846), Salve Regina per 3 voci e organo o pianoforte (Milano 1844); le cantate La pubblica esultanza (Napoli, teatro S. Carlo, 12 genn. 1831, in collab. con C. Coccia), Gli Aragonesi a Napoli (G. Sapio; ibid., 9 dic. 1833), Viva il re (ibid., 12 genn. 1834), Inno a Rossini (F. Romani; Milano, teatro alla Scala, 1846); musica vocale da camera: La melanconia, Sulle tue fredde ceneri, L'incontro inaspettato, Io amai sempre, Il bacio, Notturnino; brani per pianoforte: Contradanze francesi sovra i balli Cristina di Svezia e L'ombra di Tsi-ven, Minuetto e Gavotta sul ballo Le due zie, tarantelle e contradanze; per quartetto d'archi: Capriccio concertante. Inoltre diversi lavori didattici, tra cui: 24 esercizi di vocalizzazione per mezzosoprano (Milano s.d.); 12 solfeggi per tenore o soprano (ibid. s.d.).
Fonti e Bibl.: F. Regli, P. M., in Diz. biogr. dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, Torino 1860, p. 237; F. Florimo, Cenni storici sul collegio di musica di S. Pietro a Majella, Napoli 1873, p. 49; Id., La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii, III, ibid. 1882, p. 120; G. Masutto, I maestri di musica italiana del secolo XIX, Venezia 1884, p. 174; L. Mastrigli, La Sicilia musicale, Bologna 1891, pp. 90 s.; G. Bartolone, Di P. M., Catania 1915; Diz. dei siciliani illustri, a cura di L. Marinese - G. Filipponi - C. Di Mino, Palermo 1939, p. 346; N. Cassata, P. M. musicista e patriota, in Mezzagosto messinese, XXX (1963), pp. 44-47; G. La Corte Cailler, P. M., in Musica e musicisti in Messina, a cura di A. Crea - G. Molonia, Messina 1982, p. 121; G. Grasso, P. M. musicista siciliano, in Trapani-Sera, 25 febbr. 1986; M. Freni, Il compositore dimenticato delle Cinque giornate, in Corriere della sera, 23 marzo 1988; M. Crinò, Si riscopre il valore di P. M., musicista dell'Ottocento, in Il Giornale di Sicilia, 28 giugno 1988; G. Grasso, P. M.: la sua vicenda umana e artistica, Palermo 1992; F.-J. Fétis, Biographie univ. des musiciens, V, p. 425 e Supplément, p. 154; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 445; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, II, pp. 273 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 606.