CAROELLI (Caroello), Placido Luigi
Nacque a Novara il 17 ag. 1644 da Alessandro, ricco mercante di riso, e da Veronica Baliotti, figlia del giureconsulto Filippo Maria. Studiò a Milano: nel ginnasio di Brera ebbe maestro di retorica e di filosofia il gesuita G. B. Barella e nelle scuole palatine gli fu maestro di matematica Pietro Paolo Caravaggio. Andò poi a studiare leggi all'università di Pavia, dove conseguì la laurea nel 1668. A scopo d'istruzione visitò le principali città d'Italia, poi cominciò ad esercitare a Novara l'avvocatura.
In gioventù il C. coltivò le lettere e pubblicò versi d'occasione. Una sua ode si legge nel volume Quercus laureatus…(Milano 1664) pubblicato per la laurea di A. Ricci; un'altra sua ode, un sonetto e un madrigale sono nel volumetto Cantus quos laetae Parnasi Pegasides…(Milano 1664) per la laurea di G. Golli. Alcune sue poesie di vario metro furono pubblicate a Milano nel 1672 col titolo di Trascorsi di una penna divota per l'ingresso di G. F. Stampa nel Collegio dei giudici di Novara. Per l'ingresso nel Collegio legale novarese di G. Avogadro il C. pubblicò Cliofesteggiante (Novara 1673).
Datosi poi tutto agli studi legali e alla pratica forense, il C. acquistò fama di valentissimo avvocato e fu iscritto al Collegio dei giureconsulti. Fu nominato tra i sessanta decurioni della città di Novara e nell'anno 1692 il re Carlo II lo fece vicario generale del distretto. Trattò moltissime cause importanti e parecchi dei suoi consulti, responsi e allegazioni furono stampati.
Suoi responsi si leggono ai nn. 456 e 472 del quinto libro Consultationum di L. Mansi (Lucae 1685) e a p. 79 del Compendium ordinum collegii notariorum Mediolan.(Mediolani 1700). Più volte furono stampate sue allegazioni in favore del marchese Sigismondo Francesco d'Este nelle cause contro Teodoro, Alessandro e Antonio Trivulzio a proposito delle disposizioni fedecommessarie del testamento di Giovanni Trivulzio morto nel sec. XVI. Postumo, a cura del figlio Paolo, uscì un grosso volume in folio di Disquisitiones iuridicae (Mediolani 1728): è il primo (e l'unico pubblicato) di una serie di circa 20 volumi manoscritti, in cui il C. aveva riunito le sue allegazioni e i suoi consulti: in esso sono raccolti quelli relativi a cause decise sulla base degli statuti di Milano e di qualche altra città ed inoltre sedici disquisizioni sulle servitù e le acque. In tutti questi lavori il C. mostra una straordinaria familiarità con la caotica ed intricatissima legislazione allora vigente, una conoscenza vastissima della letteratura giuridica, una grande abilità di causidico.
Nel 1702 il C. divenne avvocato fiscale dello Stato di Milano. Ma i maggiori riconoscimenti li ebbe durante i primi anni della dominazione austriaca, forse anche per la sua opera in difesa dei diritti imperiali sul ducato di Parma e Piacenza; alla fine del 1707 furono pubblicate a Milano le sue Animadversiones ad scripturam quae dicitur vulgata Romae die prima augusti 1707 cuius titulus est Declaratio nullitatis cuiusdam concordiae in Sedis Apostolicae et S.R.E. praeiudicium super hibernis stationibus, quas milites Germanici in ducatu Parmae et Placentiae etc.
La scrittura romana riguardava (oltre analoghe questioni interessanti la città di Aquila e località dello Stato sabaudo) l'accordo intervenuto tra il duca di Parma e l'ambasciatore cesareo marchese di Priè circa l'alloggiamento di truppe imperiali nel territorio parmense ed una contribuzione di 540.000 fiorini (di cui un quarto addossato agli ecclesiastici) per il loro mantenimento. L'operetta del C. si può dividere in due parti: nella prima si sostiene, mediante argomentazioni storico-giuridiche, che Parma e Piacenza erano sempre state ed erano ancora sotto l'alta sovranità dell'Impero. La polemica è contemporanea e parallela a quella del Muratori, che fu in corrispondenza epistolare col C. e lo citò più volte nelle sue Questioni comacchiesi, (1711), circa la sovranità imperiale su Comacchio. La seconda parte dello scritto, che è la più propriamente giurisdizionalistica (con tutta la cautela propria del giurisdizionalismo lombardo-emiliano), è diretta a giustificare il fatto che per il mantenimento delle truppe imperiali furono imposte contribuzioni agli ecclesiastici, senza chiedere l'assenso della S. Sede. ènoto che queste rivendicazioni di sovranità servivano anche, se non soprattutto, alla corte imperiale per sollecitare il riconoscimento da parte della S. Sede di Carlo III come sovrano di Spagna e tra le scritture lasciate inedite dal C. ci sono, stese forse in sussidio della diplomazia cesarea, due Dissertationes historico-politico-iuridicae super recognitionem habendam a Summo Pontifice Caroli III in Regem Cathol. Hispaniae.
Nel 1708 il C. fu nominato senatore e con diploma datato da Vienna il 27 sett. 1709 fu fatto conte del Sacro Romano Impero. L'anno dopo fu nominato membro del Consiglio d'Italia e reggente. Sul finire del 1709 fu a Roma, dove insieme con l'ambasciatore cesareo, marchese di Priè, partecipò ai colloqui coi rappresentanti della Curia (i cardinali G. B. Spinola, Gozzadini e Paricciani) per trattare delle controversie esistenti tra la corte romana e quella imperiale. I colloqui durarono per tutto il 1710 e vi si trattarono anche (presenti l'oratore estense Borso Santagata e l'avvocato Barbieri) le questioni di Comacchio e di Ferrara. Quando, nel dicembre 1710, il C. tornò a Milano si sparse la voce che egli non avesse agito lealmente nei confronti del duca di Modena e che se la intendesse con mons. Corradini, uditore papale, per correggere in senso sfavorevole agli Estensi le relazioni che sui colloqui venivano inviate a Vienna. Il Santagata non credette a queste voci, che quasi certamente erano infondate; tuttavia il duca se ne risentì e il Muratori intervenne per rimettere il C. nella sua grazia. Le polemiche circa la sovranità su Parma e Piacenza continuarono anche dopo la morte del Caroelli. Il Fontanini, tra gli altri, pubblicò a Roma nel 1720 la sua Istoriadel dominio temporale della Sede Apostolica sopra le città di Parma e Piacenza e M. F. De Colla fece stampare a Milano nel 1727 in tre grossi volumi la sua Apologia dell'opera del Caroelli.
Nel 1715 il C. ebbe in feudo Vespolate nel Novarese. Morì a Milano il 22 dic. 1720 e fu sepolto nella chiesa di S. Fedele.
Fonti e Bibl.: L. A. Cotta, Museo novarese, Milano 1701, p. 260; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolan., IV, Mediolani 1745, col. 2078; L. A. Muratori, Epistolario, a cura di M. Campori, Modena 1902, III, p. 1006; IV, pp. 1258, 1403; T. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, I, Torino 1841, p. 454; F. Guasco, Dizionario feudale degli antichi Stati sardi e della Lombardia, IV, Pinerolo 1911, p. 1763; S. Bertelli, Erudiz. e storia in L. A. Muratori, Napoli 1960, pp. 123-125; F. Arese, Le supreme cariche del ducato di Milano, in Arch. stor. lomb., XCVII(1972), p. 110.