CAMPOLO, Placido
Nacque a Messina nel 1693. La sua prima educazione alla tecnica pittorica e dunque la sua prima formazione artistica devono porsi nell'ambito della bottega dei fratelli Antonio e Paolo Filocamo, pittori messinesi educatisi a Roma nella cerchia del Maratta. Ben presto si impose anche per il C. il viaggio a Roma e qui gravitò soprattutto nella cerchia degli allievi del Conca, pur non trascurando di ammirare e imitare i marmi antichi (Lanzi, p. 301) e i "nudi del terribile Buonarota" (Grosso-Cacopardo, 1821, p. 225). Nel 1732 partecipò al concorso di pittura dell'Accademia di S. Luca, sotto il principato del Conca. Vinse in concorrenza con Paolo Antonio Mattei da Coscia, Marco de' Ruspoli di Civita Castellana e Domenico Frezza romano. Ricevette il titolo di cavaliere da Clemente XII e il Grosso-Cacopardo afferma che "fu impiegato in molti lavori che con somma gloria eseguì". Ma della sua attività romana non esiste traccia nelle guide della Roma settecentesca.
Intorno al 1735 ritornò a Messina e fu impegnato nella sua opera più prestigiosa: la decorazione a fresco della volta della galleria del Senato messinese, distrutta dal terremoto del 1783. Altre sue opere di questo periodo ricordate dalle fonti sono l'affresco firmato ("Eques Campolo p. 1738") nella chiesa di S. Angelo de' Rossi con la rappresentazione della Caduta degli angeli ribelli (affresco ora distrutto); nella cappella di S. Basilio della chiesa del Monte di Pietà affreschi con il Trionfo di s. Basilio e Virtù sulle pareti; un quadro a olio che raffigurava la Madonna della lettera era stato realizzato per l'altare della chiesa sotto il duomo di Messina. Un'altra Madonna della lettera (tra angeli, con s. Paolo e una immagine allegorica di Messina genuflessi) fu incisa su suo disegno dal Rombi nel 1739. Come incisore in proprio è ricordato per l'illustrazione del frontespizio della Storia dell'illustre Archiconfraternita degli Azzurri con una donna sedente che, con angeli, tiene un quadro dell'Addolorata.
Fu anche architetto e nel 1741 progettò con Antonino Basile il vestibolo e la gradinata d'accesso alla chiesa del Monte di Pietà degli Azzurri, scampati in gran parte alla distruzione del terremoto che colpì Messina nel 1908. La statua allegorica della fontana che orna il primo piano della gradinata fu scolpita da Ignazio Buceti su disegno del Campolo. Altre opere del C. da ricordare sono: a Catania la tela con il Martirio dei ss. Placido e Flavia nella chiesa di S. Nicolò del monastero dei benedettini; a Melilli (Siracusa) nella chiesa di S. Sebastiano una Maddalena (firmata e datata 1740), una Sacra Famiglia, una Pietà, quadri, soprattutto i due ultimi, in cattivo stato di conservazione. Gli sono infine attribuiti (Scuderi) anche due quadri, rappresentanti entrambi un Paesaggio con scene di caccia, conservati nel Museo Pepoli di Trapani. Ma non risulta dalle fonti che abbia mai dipinto quadri di paesaggio.
In epoca imprecisata il C. abbracciò lo stato ecclesiastico. È ricordato inoltre come letterato, naturalista e raccoglitore di conchiglie, medaglie antiche e altri oggetti curiosi. Morì di peste a Messina, nel 1743.
Fonti e Bibl.: Manca sull'attività del C. uno studio critico complessivo; il Grosso-Cacopardo è la fonte più ampia per la ricostruzione della sua personalità e opera. Gli studiosi moderni, con l'eccezione del contributo, in realtà assai scarno, del Mauceri, non si sono occupati di lui, anche perché ben poco della sua opera è scampato alla distruzione. Sul C. si veda comunque: E. S. Piccolomini, Gli eccelsi pregi delle belle arti e la scambievole lor congiunzionecolle matematiche scienze, Roma 1733, pp. 10, 15; G. Grosso-Cacopardo, Memorie de' pittori messinesi e degli esteri che in Messina fiorirono dal sec. XII sino al sec. XIX, Messina 1821, pp. 225-228; L. Lanzi, Storia pitt. della Italia... [1808], Firenze 1968, p. 484; G. Grosso-Cacopardo, Guida per la città di Messina, Messina 1826, ad Indicem;G. L. Farina, Messina ed i suoi monumenti, Messina 1840, pp. 32, 115; F. Di Paola Bertucci, Guida del Monastero dei pp. benedettini, Catania 1846, p. 66; E. Mauceri, Pittori siciliani del sec. XVIII (a proposito di alcune opere esistenti a Melilli), in Rassegna d'arte, XVI (1916), pp. 130-134; F. Hackert-G. Grano, Memorie de' pittori messinesi, a cura di S. Bottari, Messina 1932, p. 37; M. Accascina, Profilo dell'architettura a Messina dal 1600 al 1800, Roma 1964, p. 141; V. Scuderi, IlMuseo nazionale Pepoli in Trapani, Roma 1965, pp. 16, 31; U. Thieme-F. Becker, Künsterlexikon, V, p. 477.