placenta
Organo vascolare di forma circolare di origine embrionale e materna. La p. unisce il feto, tramite il cordone ombelicale, alle pareti della cavità uterina, stabilendo rapporti fra i vasi sanguigni materni e quelli del nascituro.
La p. condiziona i processi nutritivi, metabolici ed endocrini del feto. Permette il passaggio dal sangue materno a quello fetale di sostanze necessarie per il normale accrescimento del feto (principi nutritivi, ossigeno, ormoni). Inoltre consente al feto di liberarsi dell’anidride carbonica. La p. costituisce una valida barriera contro eventuali microrganismi o sostanze tossiche presenti nella madre; tuttavia non riesce a impedire il passaggio di alcuni virus e batteri. La funzione endocrina della p. permette la sintesi proteica con un ritmo superiore a quello di qualsiasi altro organo, fegato compreso, con una gamma di funzioni particolarmente estesa, paragonabile a quella svolta dall’ipofisi nell’adulto. Le patologie più importanti relative alla p. sono la p. previa, la p. accreta, e l’abruptio placentae.
P. la cui superficie materna copre o è molto vicina all’orifizio uterino interno, cioè la parte superiore della cervice. La p. è impiantata nella zona più bassa dell’utero, nel segmento inferiore. La diagnosi si esegue abitualmente per via ecografica, con la sonda transvaginale. Il rapporto tra p. e orifizio uterino interno deve essere controllato verso le 32÷35 settimane di gestazione nelle donne a rischio di p. previa per storia ecografica o per perdite di sangue vaginale dopo il primo trimestre. Si possono avere diverse situazioni: nella p. previa totale, cioè quando la p. copre l’orifizio uterino interno, si procede con cesareo a 36÷38 settimane; nella p. previa marginale (o incompleta), quella per la quale la distanza tra il perimetro del cerchio placentare e l’orifizio interno va da 0,1 a 2,0 cm, si propone alla donna il taglio cesareo, soprattutto se la distanza è inferiore a 1,0 cm; nella p. low-lying (o bassa) la distanza tra il perimetro del cerchio placentare e l’orifizio interno va da 2,1 a 3,5 cm e si procede con un travaglio di parto. La presenza di p. previa nella paziente con pregresso taglio cesareo è fattore di rischio per la p. accreta.
In questo caso, la p. aderisce più tenacemente del normale alla parete uterina per un eccessivo sviluppo dei villi coriali, che possono approfondirsi fino allo strato muscolare (p. accreta propriamente detta), affondarsi in questo (p. increta), o giungere fino alla sierosa (p. percreta).
Il distacco della placenta avviene in questo caso prima dell’espulsione del feto. L’abruptio placentae è associata a fattori meccanici o traumatici (cadute, traumi addominali, colpi di tosse violenta, ecc.), malattie degli annessi fetali (➔ polidramnio), cause di origine fetale (gravidanza gemellare, presentazione di podice) o locale (alterazioni della p., della decidua, del miometrio, talora secondarie a cardiopatie, intossicazioni, infezioni). I sintomi sono costituiti essenzialmente dall’emorragia, interna o esterna, con anemia a carattere acuto o subacuto, a seconda dell’intensità dei fenomeni.