TYSZKIEVICZ, Pittore di
Ceramografo attico, attivo entro i primi decenni del V sec. a. C. Le sue ultime opere quasi classiche sono anzi da datare bene avanti entro il secondo venticinquennio del secolo. Il nome è dovuto a una delle sue opere più notevoli e meglio conosciute, il grande cratere a calice un tempo nella Collezione Tyszkievicz e ora a Boston, i cui grandiosi duelli omerici sono stati ampiamente illustrati, tra gli altri, da C. Robert.
J. D. Beazley ricostruisce ora la personalità dell'artista su basi più ampie, fondendo in esso le opere del Pittore della Ilioupersis, che era considerato prima un continuatore. Si ha quindi la possibilità di seguire lo sviluppo dell'artista attraverso una serie assai varia e copiosa di opere e per un notevole periodo di tempo. J. D. Beazley gli attribuisce 72 vasi, quasi tutti di grandi proporzioni e spesso con figurazioni complesse e intricate. Già da questo fatto si ha l'impressione di una natura rapida e tumultuosa, singolarmente fertile in adattamenti improvvisati e per lo più inadatta a chiarire il suo pensiero formale. In effetti anche nelle sue opere più equilibrate il Pittore di T. non riesce a dominare il suo temperamento esuberante e irrequieto; aggredisce soggetti aggrovigliati e ponderosi con sconcertante disinvoltura, manovrando scene e figure con una certa intuitiva felicità, che non conosce dubbi o preoccupazioni. Accanto ad artisti più sobri e più decisamente preoccupati di precise definizioni lineari, quali in diversa misura possono dirsi i maggiori della sua generazione, l'indifferente scorrevolezza del Pittore di T. costituisce un fatto sorprendente: tanto più che le sue espressioni più riuscite sembrano appunto quelle meno corrette, in cui la sua linea capricciosa e arruffata determina con rapidità e quasi riassume figure e fatti. Nelle sue ultime opere, quelle un tempo attribuite al Pittore dell'Ilioupersis, l'uso di vernice diluita a larghi tocchi e zone in maniera non diversa da quanto usa il Pittore di Harrow e altri della sua generazione, fa presentire una nuova sensibilità coloristica.
Bibl.: C. Robert, in Hallisches Winckelmannspr., 1891, p. i ss.; J. D. Beazley, in Journ. Hell. Stud., XXXVI, 1916, p. 144 ss.; id., Vasenm. Rotfig., p. 113 ss.; id., Red-fig., p. 185 ss.