TRIPTOLEMOS, Pittore di
Ceramografo attico, operante entro il secondo e terzo decennio del V sec. a. C. È pittore di coppe e di grandi vasi: il nome è infatti tratto dal noto stàmnos del Louvre G 187 con rappresentazioni di Trittolemo e delle divinità eleusine. Si tratta di un artista fecondo e facile, in cui la stessa ricchezza di doti native produce una sorta di dura e brillante sicurezza.
Un gruppo di sue opere era stato da principio riunito da E. Buschor e attribuito a Douris in base all'iscrizione ΔΟΠΙΣ ΕΛΡΑΦΣΕΝ della coppa di Berlino 2286. J. D. Beazley riconobbe un temperamento diverso e ne ricostruì la personalità su più ampie basi, attribuendogli circa novanta opere, di cui una metà circa coppe. Lo stesso studioso propone tentativamente diverse spiegazioni per la firma, quale l'uso attestato per il Pittore del Cartellino di servirsi del nome del maestro, la possibilità che tale sia stato il nome del nostro pittore, ecc. In realtà non è improbabile che l'iscrizione sia da intendere come un atto di omaggio, poiché nella coppa è innegabile la volontà di avvicinarsi al grande maestro sino ad assumerne le forme e le cadenze. Tale esperienza è del resto estremamente istruttiva in quanto rivela, anche nel momento di maggiore avvicinamento, la sostanziale differenza di temperamento che intercorre tra i due artisti. Quell'accento di trepida, sottomessa tenerezza che non manca mai di salvare anche in extremis le più deboli opere di Douris, viene sostituito da un fare duro e levigato, brillante e senz'anima che poi si ritrova in tutte le opere, specialmente in quelle più impegnative ed elaborate del Pittore di Triptolemos. In definitiva questi ci appare come uno di quei maestri senza debolezze e senza errori, sempre in armi a sfidare ammiratori e rivali con la vividezza del segno e l'eccellenza delle immagini. Ed è appunto questo atteggiamento così battagliero ed esteriore a costituire il limite delle sue possibilità e a togliergli in definitiva il potere di un intimo persuasivo messaggio.
Bibl.: E. Buschor, in Jahrbuch, XXXI, 1916, p. 74 ss.; G. M. A. Richter, Attic Redfig. Vases, New Haven 1945, p. 83; J. D. Beazley, Red-fig., p. 239.