TARPORLEY, Pittore di
Ceramista àpulo attivo entro la fine del V e i primi decenni del IV sec. a. C. È personalità di non grande rilievo, ma in compenso abbastanza rappresentativo per la produzione media degli ateliers italioti. Di conseguenza viene considerato l'esponente più considerevole della corrente semplice, modesta, in contrasto alla tendenza ambiziosa dei grandi vasi con figurazioni complesse disposte su parecchi piani.
Egli dipinge in generale crateri a campana con due o tre figure per lato secondo facili schemi che troveranno infiniti imitatori. Le figurazioni svolgono temi di quiete conversazioni tra divinità o giovani indeterminati, in cui neppure l'intrusione di maschere e costumi teatrali riesce a introdurre un momento di vitalità. Le sue figure, di una blanda e statica dolcezza, si atteggiano quiete e inerti senza tensione e senza problemi. Persino il motivo di Oreste inseguito da una delle Erinni, l'unico di programmatica intenzione drammatica che appare nella sua produzione, è svolto come una lenta danza distaccata e senza impegno.
Bibl.: N. R. Moon, in Papers of the British School at Rome, XI, 1929, p. 34; A. D. Trendall, Frühitaliotische Vasen, Lipsia 1938, p. 25 ss.; id., Vasi dipinti del Vaticano, II, Città del Vaticano 1955, p. 101.