PARRISH, Pittore di
Ceramografo campano attivo, forse a Capua, circa la metà del IV secolo. Discende dalla tradizione della bottega del Pittore di Cassandra e dei suoi seguaci. Attorno alla situla del British Museum, già della Collezione D. Parrish, il Beazley raggruppò cinque vasi del maestro ed altri li collegò più o meno direttamente: sette nuovi vasi furono attribuiti ulteriormente dal Trendall e un certo numero di pezzi, in parte ancora inediti, è stato riconosciuto più di recente come opera del maestro.
È un pittore piuttosto interessante sia per la trattazione, spesso anomala o abbreviata, di episodî mitologici in più casi inesplicabili, sia per lo stile uniforme e ben riconoscibile che con lievi mutamenti è impiegato anche da personalità minori della sua bottega. Nel gruppo di vasi di maggior impegno (la situla, l'hydrìa, il lèbes gamikòs, le neck-amphorae ed i più grandi crateri a campana) forse è da riconoscersi l'eco di grandi composizioni, probabilmente pittoriche, più complesse il cui contenuto il Pittore di P. spesso fraintese.
Modico è l'uso del colore bianco aggiunto che solo raramente è impiegato per le carni femminili. Tipica è la composizione di palmette e di riccioli sotto le anse. In genere sono preferite le figure in riposo: caratteristici i profili per l'espressione intontita che presentano, dovuta in gran parte all'alto mento e al taglio della bocca.
Bibl.: J. D. Beazley, in Journ. Hell. Stud., LXIII, 1943, p. 72; A. D. Trendall, in Papers of the British School at Rome, XX, 1952, p. 24, nota 5; id., in Jahrbuch der Berliner Museen, II, 1960, p. 31 ss. (cenni e datazione).