PARIDE, Pittore di
Ceramografo etrusco, caposcuola dei pittori di vasi a figure nere, detti "pontici", chiamato così dall'anfora 837 di Monaco, proveniente da Vulci, con la rappresentazione del giudizio di Paride. Contrariamente a quanto si nota nei diversi gruppi di vasi etruschi, la qualità tecnica dei vasi del Pittore di P. è assai buona.
Al pittore sono stati attribuiti una cinquantina di vasi, in cui rare sono le scene mitologiche; per lo più si hanno teorie di figure o di animali di puro valore decorativo.
Importante nel Pittore di P. il fregio animale, secondario o principale, che viene portato ad un livello tale che a volte riesce a stare alla pari con quello delle tombe dipinte. Il suo animale caratteristico è il leone, che però ricalca schemi consueti, anche se è disegnato con cura ed ha una certa imponenza. Grandissimo il numero dei volatili nelle sue pitture, dal vivacissimo corvo sulla groppa di uno dei buoi del gregge di Paride, alle sfilate di galline faraone sul vaso di Cambridge che procedono dignitose e severe, poiché il pittore ha dato loro la stessa importanza di figure umane. Certe figure invece di grifoni e di cani, oltre ad avere una straordinaria efficacia decorativa, sono anche trattate in modo del tutto originale.
L'anfora col giudizio di Paride, che è forse il pezzo migliore dei vasi pontici, ci mostra chiaramente la formazione greca del pittore. Gli elementi greci dominanti nel Pittore di P. però, non sono quelli attici o corinzi, ma quelli ionici orientali, evidenti nelle sfilate di figure ritmicamente ripetute che ci ricordano i vasi di Chio e Clazomene, nelle vesti aderenti al corpo e nell'acconciatura dei capelli che ci riportano alla moda ionica. Però questo non ci deve fare dimenticare l'etruschicità del Pittore di P., che appare più chiaramente che altrove nei due vasi del Metropolitan Museum di New York, uno dei quali con una scena di donne a banchetto in uno schema estraneo al repertorio classico. Il Pittore di P. è il migliore dei pittori del gruppo pontico, i suoi vasi con processioni non sono molto lontani dai vasi di Chio e di Clazomene che non oltrepassano di molto la metà del VI sec. a. C.
Nell'anfora 837 di Monaco Afrodite ha la veste leggermente trasparente che si incomincia a trovare in Grecia nella Kore di Lione, nel Tesoro dei Sifnî e nei vasi calcidesi, mentre il gesto di Afrodite che regge il fiore si trova per la prima volta nel vaso di Exekias al Vaticano, col ritorno dei Dioscuri databile al 530, ed in altri di Andokides e di Nikosthenes. L'inizio dell'attività del Pittore di P. si può porre quindi verso il 540-530. Più difficile segnare il limite inferiore, forse rappresentato dall'anfora di Cambridge, in cui il pittore abbandona lo schema delle sfilate per porre in posizione antitetica due guerrieri che attaccano un gigante seduto. Lo schema del gigante si ritrova simile nell'anfora di Monaco detta di Northampton, in una idria ceretana al Vaticano ed in un vaso di Phyntias del 520 a. C. col mito di Alcioneo, per cui l'anfora di Cambridge, ove il gigante è trattato in modo molto più manierato, si può considerare del 520-510 circa a. C.
Con le opere del Pittore di P. è stata in un primo momento connessa l'anfora pontica di Reading, interessantissima per il modo con cui è trattato il mito di Achille e di Troilo. L'anfora però non si può attribuire a nessuna mano conosciuta, si può solo dire che ha influenzato l'anfora di Monaco 984 e la oinochòe B 56 del British Museum.
Bibl.: P. Ducati, Pontische Vasen, Berlino 1932; P. Mingazzini, in Gnomon, XI, 1935, p. 68-76; T. Dohrn, Die schwarzfigurigen Etruskischen Vasen, Berlino 1937, p. 34 s.; J. D. Beazley, Etruscan Vase-Painting, Oxford 1947, p. i; P. N. Ure, A New Pontic Amphore in Reading, in Journ. Hell. Stud., LXXI, 1951, p. 98 s.; id., Corpus vasorum Antiquorum-Reading, I, tavv. 36-37; D. von Bothmer, in Metropolitan Museum Bulletin, XIV, 1955-56, p. 127 ss. Ai pezzi pubblicati sinora vanno aggiunti i seguenti: Ars Antiqua A. G., Lucerna, Auktion I del 2.5.1959. Anfora n. 130, tav. 60; Kunstwerke d. Antike, Auktion, XVIII del 29.11.1958. Basilea: Kyathos n. 140 e anfora n. 141, tav. 45 della scuola del Pittore di P.) apparsi nel commercio antiquario.