PANTOXENA, Pittore di
Ceramografo attico, attivo entro il terzo venticinquennio del V sec. a. C. Gli vengono assegnati da J. D. Beazley un piccolo gruppo di vasi, due crateri a calice e due skỳphoi, questi ultimi due contraddistinti dal nome di P. che appare in una acclamazione.
Si tratta di un artista indubbiamente accurato, coscienzioso e pieno delle migliori intenzioni. Sceglie sempre dei solenni temi mitici, oppure presenta in maniera indubbiamente personale una curiosa scena che viene intesa come di culto ad un'erma in un cratere a calice di Siracusa. Ed è forse appunto questo suo impegno a rendere così insoddisfacenti le sue figurazioni. I drammi d'amore e di morte di Eos perseguitrice e di Orfeo schiantato dalle menadi si svolgono come lente danze compassate. I gesti stanchi e inefficienù, i caratteristici volti compunti dal lungo profilo pecorino riflettono una sentimentalità stanca e devitalizzata. Quel derivare verso una pateticità sempre più scoperta che già poteva vedersi come un pericolo latente nell'opera di Polygnotos appare come una condanna scoperta e irrecusabile in questo suo minore seguace.
Bibl.: J. D. Beazley, Vasenm. rotfig., 175; id., Red-fig., 405; id., Red-fig., in Am. Mus., 614.