PAN, Pittore di
Ceramografo attico, operante secondo J. D. Beazley nei decennî 480-450 a. C. Lo stesso studioso lo inserisce nella corrente dei manieristi che procede da Myson e si sviluppa in quella fioritura di modesti e prolifici decoratori del genere del Pittore di Leningrado e del Pittore di Agrigento. Ma in realtà il Pittore di P. è personalità troppo alta e complessa per essere quietamente accomodata entro il flusso comune di una corrente artistica. Si potrebbe anche dire che la sua discendenza sembra essere non tanto dalla normale, meccanica produzione di Myson, quanto piuttosto da quegli aspetti superiori di questo pittore che hanno indotto J. D. Beazley ad accantonare alcune opere più raffinate e brillanti.
Da queste ultime, e in specie dall'anfora panatenaica Firenze n. 3982, assegnata del resto in un primo momento al nostro artista, il Pittore di P. ha tratto le sue figure sottili e nodose e quel programmatico, pungente arcaizzare, quale appare specialmente nelle sue prime opere: si veda lo psyktèr di Monaco 2417.
Ugualmente importante per la formazione dell'artista l'influenza del Pittore di Berlino, a cui deve non solo l'impiego di figure singole di carattere monumentale su grandi anfore o anche su lèkythoi, ma specialmente il rigore disegnativo e la correttezza ritmica che s'incontrano nelle prime opere del nostro pittore, quali i frammenti 760 e 675 dell'Acropoli.
Il Pittore di P. dipinge con uguale felicità grandi vasi così come coppe o alàbastra: notevole è in ispecie il suo apporto nella pittura di lèkythoi che solo da poco erano pienamente entrate nel campo di esperienze della pittura a figure rosse. Nelle opere più antiche il pittore si distingue per la purezza e il rigore del disegno con cui definisce immagini di cristallina, distaccata eleganza: ma già nello psyktèr di Monaco con la storia di Ida e Marpessa, nell'inquieto enfatico gesticolare dei personaggi si manifesta quella prorompente energia che resterà la qualità dominante dell'artista. Le figure dello psyktèr di Monaco tortuose e allungatissime costituiscono uno degli esempî più conturbanti di un arcaizzare programmatico e insistito, adottato come una veste del tutto esteriore e spinto alle sue estreme conseguenze appunto perché spiritualmente già superato. L'elaborato e pleonastico spumeggiare delle vesti in realtà scompare presto nel Pittore di P., e nelle figure più spoglie ed essenziali si manifesta con sempre maggior chiarezza quella qualità di energia vivida e nervosa che gli è inerente. Nel cratere a campana di Boston con una figurazione di Pan che gli ha dato il nome, tutte le figure sembrano atteggiate in una fuga leggera e nervosa che si conclude nel greve abbattersi a terra di Atteone. Anche gli dèi, dimentichi di qualsiasi preoccupazione di dignità personale, partecipano di questo "tempo" mosso e agitato. Atena corre sulle tracce di Perseo dopo l'uccisione della Gorgone (hydrìa Londra E 181), e Artemide, che nel frammento dell'Acropoli (n. 760) dritta come una lancia fulmina con il gesto Atteone, nel cratere di Boston si rivolge nella fuga leggera a lanciare un dardo contro il nemico. La famosa pelìke di Busiride in Atene (n. 9683) ritenuta concordemente uno dei capolavori del maestro, è concepita come un'esplosione di figure in fuga tumultuosa a partire dal poderoso impennarsi di Eracle che ne rappresenta la molla centrale. Questa palpitante energia e vitalità del maestro è anche quello che spiega la sua predilezione per le figure alate che in posizione di scatto o librate decorano tante delle sue lèkythoi.
Nella produzione più tarda, questa tumultuosa rapidità di temperamento viene a costituire il maggior pericolo nell'opera del Pittore di Pan. La liberazione dai troppo rigidi schemi formali del tardo arcaismo conduce spesso a momenti di rilassamento nel disegno e la preoccupazione per la concitazione interna e l'espressività la portano a trascurare la forma. Restano quindi tra le opere più apprezzabili alcune immagini su lèkythoi in cui la necessità di concentrarsi su un'unica figura induce l'artista ad assumere aspetti più quieti e meditativi. Prova di questo si direbbe anche la frequenza con cui il pittore riprende ed elabora certi fortunati schemi figurativi quali quelli del cacciatore Cefalo (lèkythos Boston 13.198 e frammento Acropoli 469 a), o di varie figure di Nike volante.
In margine alla produzione del pittore, nonostante una nuova lancia spezzata in suo favore da L. Curtius, è rimasta la misteriosa lèkythos di Taranto con Teseo ed Ariadne a Nasso.
Bibl.: J. D. Beazley, in Journ. Hell. Stud., XXXII, 1912, p. 354; id., Vasenm. Rot-fig., p. 99; id., Der Panmaler, Berlino 1931; id., Red-fig., p. 360; L. Curtius, in Österr. Jahreshefte, XXXVIII, 1950, p. i ss.