MEIDIAS, Pittore di
È per tradizione il più noto e ammirato tra i ceramografi attici degli ultimi decenni del V sec. a. C. Il nome appare con ἐποίεσεν su una hydrìa di Londra, già nota dai disegni del d'Hancarville che ne riprendono la grazia consapevole e raggelata. Il Pittore di M. è di consueto ricollegato al Pittore di Eretria: a differenza di questo suo maestro o antecessore dipinge in prevalenza vasi di grandi dimensioni, ma rimanendo in generale legato alla tecnica di piccole figure liberamente dislocate su ampi spazi alla maniera del Pittore di Kadmos. A questo modo di presentare è forse dovuta la sua predilezione per vasi a pareti fortemente ricurve, kalpìdes o grandi lèkythoi globulari, dove grandi figure non potrebbero distendersi con equanimità, mentre piccole figure spesso adagiate o sedute possono raggrupparsi con notevole varietà e agevolezza, riconducendosi sempre a schemi ad arco di cerchio.
Il Pittore di M., che per il passato era giudicato personalità suprema della ceramografia attica, è oggi di necessità ricondotto a termini assai più modesti. Anche tra pittori dell'ultimo venticinquennio del V sec. egli non è l'unico, e neppure il più grande o il più rappresentativo. Manca a lui il calore e la tenerezza del Pittore del Deinos, il segno fluido e la freschezza immediata del Pittore di Shouvalow, la serrata drammaticità di Aristophanes o il gusto per l'ampio affresco narrativo del Pittore di Kadmos. In compenso egli riassume certe qualità medie della sua epoca, e rimane sempre un piacevole disegnatore che dà vita a un lieve mondo di figure divine e semidivine che si atteggiano e si muovono sotto il segno di Afrodite. Di intonazione erotica sono anche i rari momenti di turbamento o di agitazione, come il ratto delle Leucippidi per opera dei Dioscuri nella hydrìa di Londra, realizzato in un romantico turbinio di veli sventolanti. Generalmente peraltro domina nelle sue figurazioni un carattere statico e quasi contemplativo, con figure illanguidite e abbandonate in un clima di snervante estasi colorata di erotismo. Di frequente figure simboliche del contorno di Afrodite, Igea, Paidia, Eunomia e Harmonia attorniano aggruppate come costellazioni un gruppo centrale di amanti supremi. Così Adone riverso nel grembo di Afrodite, Phaon che fa musica come Thamyris e Museo, anch'essi ridotti al ruolo di eroi di bellezza in un arcipelago di ninfe devote e languenti.
In effetti poi le squisitezze formali del pittore sono piuttosto programmatiche che compiutamente realizzate. Persino l'atmosfera di languore estatico appare controllata e di un'aridità senza cedimenti. Così come la tanto decantata grazia delle figure appare piuttosto negli atti di una cerimoniale eleganza che nelle forme: le figure appaiono infatti carnose e compatte, dalle proporzioni raccolte e dalle incollature massicce, le capigliature gravate di bende e di unguenti. Persino la levità delle vesti, per la quale tante volte si è invocato il confronto con i più sottili e tormentati panneggi postfidiaci, quali quelli della Balaustrata di Atena Nike o delle Menadi di Kallimachos, non ci appare davvero completamente realizzata. I panneggi che si vogliono aerei e leggeri sono in realtà di una scorante meccanicità e uniformità nel tratteggio filiforme e monotono. E se nelle sculture sopra ricordate gli andamenti liberi e irregolari delle pieghe servono soprattutto ad attenuare e a dissolvere come per un tentativo di spiritualizzazione le forme del corpo, le filettature meccaniche e parallele del Pittore di M. si placcano sui corpi come ad accusarne le strutture pesanti e le grevi giunture, liberandosi poi in nuvolette rigonfie ed estranee.
J. D. Beazley ricostruisce la personalità del Pittore di M. riservandogli un piccolo coinpatto gruppo di opere e creando intorno a lui una larga aureola di opere di scuola non di rado di qualità assai notevole.
Bibl.: O. Milchhöfer, in Jahrbuch, IX, 1894, p. 63; G. Nicole, Meidias, Ginevra 1908; P. Ducati, Midia, in Mem. Acc. Lincei, XIV, s. V, 1909, p. 95 ss.; E. Buschor, in Furtwängler-Reichhold, III, p. 146 ss.; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung, Monaco 1923, p. 592; J. D. Beazley, Vasenm. rot-fig., p. 459; W. Hahland, Vasen um Meidias, Berlino 1930; id., Studien zur attischen Vasenmalerei um 400, Diss., Marburg 1931; J. D. Beazley, Red-fig., p. 831 ss.; E. Langlotz, Zur Überlieferung der sitzenden Aphrodite-Olympias, in Festschrif A. Rumpf, Krefeld 1952, p. 101; A. Rumpf, Handbuch, Monaco 1953, p. 113; G. Becatti, Meidias, un manierista antico, Firenze 1947; L. Curtius, in Vermächtnis der antiken Kunst, Heidelberg 1950, p. 117.