KLEOPHON, Pittore di
Ceramografo attico che deriva il suo nome da uno stàmnos del museo di Leningrado (810), con le iscrizioni acclamatorie a Kleophon e Megakles, nel quale è rappresentato un kòmos. Egli appartiene al gruppo dei ceramografi dipendenti strettamente da Polygnotos, e la sua attività si svolge negli ultimi due decennî del V sec. a. C., scendendo forse anche nei primi anni del IV. Dipinge indifferentemente su tutti i tipi di vasi, non mostrando particolari predilezioni per un determinato tipo. I vasi dipinti da lui ebbero una grande diffusione e si incontrano in tutta l'area del Mediterraneo, con preferenza per l'Attica, la Sicilia e l'Etruria. I soggetti sono tratti dalla mitologia (ritorno di Efesto, Dioniso e thìasos, amazzonomachia), o dalla vita quotidiana (banchetti, ritorno di guerrieri, ecc.). Tra le sue opere migliori vanno ricordati lo stàmnos di Monaco con il ritorno del guerriero (2415), il cratere di Siracusa (23794) con un gruppo di tre donne, che ricorda i rilievi a tre figure così cari alla generazione postfidiaca; la pelìke di Monaco (2361) con il ritorno di Efesto nell'Olimpo; la hydrìa Vlasto, ad Atene, con una sposa assistita da Afrodite ed Eros.
Il Pittore di K. ammorbidisce i volumi delle figure prediletti dalla generazione precedente con una plastica più fluente, specie in virtù del disegno dal tratto largo e continuo che scorre in morbide curve. Agli atteggiamenti concitati e passionali comuni tra i ceramografi di questo periodo il Pittore di K. sa alternare momenti di intonazione più grave e raccolta, come nella solenne processione in onore di Apollo nel cratere a volute da Spina. È in lui ancor vivo il senso dello spazio e del rapporto tra questo e le figure, più che non in altri artisti suoi contemporanei o anche più vecchi di lui, come Meidias.
Bibl.: J. D. Beazley, Red-fig., p. 784 e ss.; G. M. A. Richter, Attic Red-figured Vases, New Haven 1945, p. 143.