HEIMARMENE, Pittore di
Ceramografo attico operante intorno al 420 a. C. Si tratta di una personalità suggestiva e oscura, che è appena dato di intravedere attraverso due sole opere, l'anforisco 30.036 di Berlino e la lèkythos di Bologna n. 323.
Heimarmene, che in certo modo corrisponde alla Ananke, Necessitas, appare nel vaso di Berlino con altre figure simboliche quali Peitho, Tyche, Nemesi, aggrupate intorno a Paride ed Elena che si fissano estatici e languenti, l'una tra le braccia di Afrodite, l'altro persuaso da Himeros. La Zlèkythos di Bologna con una figurazione più semplice e concisa di Apollo e una dea, forse Artemide, nel segno raffinato e preciso e negli atteggiamenti come sospesi conferma il carattere raccolto e pensoso dell'artista e il gusto per le sottili allusioni letterarie. In definitiva il Pittore di H. non è facilmente classificabile: si può rilevare che l'Apollo della lèkythos di Bologna presenta una notevole affinità con il monumentale Apollo del cratere firmato da Polion del Metropolitan Museum (n. 27.122.8). Da un punto di vista puramente letterario, Wilamowitz nota che nell'anforisco di Berlino si ha la prima documentazione della parola Heimarmene, che più tardi troviamo in Platone (Gorgia, 512 e).
Bibl.: R. Zahn, in Furtwängler-Reichhold, tav. 170, 2; U. v. Wilamowitz-Möllendorf, in Hermes, LXIV, 1936, p. 485; J. D. Beazley, Red-fig., p. 738.