BRYGOS, Pittore di
Ceramografo attico della tecnica a figure rosse. Prende nome dal ceramista che eseguì tutti i vasi da lui dipinti a noi noti. Di tredici vasi firmati da Brygos con epòiesen, cinque sono stati dipinti, a figure rosse, dal Pittore di Brygos. Questi sembra aver iniziato la sua attività durante la prima decade del V sec. a. C., mentre le sue opere più tarde scendono anche sotto il 480. I vasi dell'ultimo periodo, attribuiti prima soltanto alla sua scuola, sono stati ora invece riconosciuti della mano, ormai stanca, del maestro. Gli sono state attribuite oltre 170 opere, in buona parte coppe, ma non mancano gli skỳphoi, i kàntharoi, i rhỳta configurati, i kỳathoi, le anfore di tipo nolano, le lèkythoi e le oinochòai.
Egli ama il movimento violento e perciò predilige scene con molta animazione, estasi dionisiache, baccanti, inseguimenti, battaglie, ma eccezionalmente ha anche dipinto scene statiche e quiete, come quella compassata di un attento suonatore di lyra e di un ascoltatore tutto raccolto in un voluminoso himàtion ed appoggiato ad un bastone sull'anfora nolana di Boston (n. 26.61). Normalmente invece suonatori di lyra, eccitati dal vino e dal loro stesso canto, compaiono in scene di kòmos o bacchiche, come nell'interno della coppa del Cabinet des Médailles (n. 576), in cui lo stesso Dioniso, circondato da due eccitatissimi satiri, suona la lyra, mentre due altri satiri, uno con la lyra ed uno col doppio flauto, accompagnano una danza sfrenata di menadi. Il disegno di queste figure rende molto bene le caratteristiche disegnative del Pittore di B.: i nasi dei satiri schiacciati in alto, il disegno in bruno di molti particolari anatomici, delle piegoline più minute e di accessori varî del vestiario, sandali e nastri, le pieghe dei chitoni - resi alle volte un po' trasparenti - fitte e parallele con un'onda alla fine, in basso, i punti od i circoletti che li decorano e gli orli ornati ugualmente di punti.
La impetuosa gioia di vivere, a cui è improntata la citata coppa con Dioniso, caratterizza tutta la produzione migliore del pittore, che è quella che costituisce il suo primo periodo. Essa è eccezionale per lo splendido equilibrio tra il vigore delle figure, che raggiunge alle volte culmini altissimi, e la delicatezza del disegno. Così è nelle scene di kòmos, come quella della coppa di Würzburg 479, all'esterno della quale alcuni efebi si muovono ritmicamente in un ballo agitato guidato da due suonatori ed altri insidiano due fanciulle, mentre all'interno una ragazza assiste un giovane ubriacato dal troppo vino bevuto; o quella della coppa di Monaco 2645, scena in cui compare anche Dioniso. Altrettanto arguta è la scena della coppa di Londra E 65, su un lato della quale quattro satiri pieni di desiderio cercano di avvicinarsi ad Hera, che, sdegnata si allontana, mentre Hermes affronta i temerarî protendendo il caduceo e alzando la destra con gesto di blando e interrogativo rimprovero, tipicamente mediterraneo, ed Eracle irrompe brandendo arco e clava in difesa della dea; né meno caratteristiche (nel kàntharos di Boston n. 95.36) quelle di Zeus, dal petto e dal ventre villosi, che insegue una donna, su un lato, e Ganimede sull'altro. Piene di movimento, naturalmente, anche le scene di palestra, come quella sullo skỳphos di Boston n. 10.176, in cui un pedagogo si fa obbedire con una lunga bacchetta in mano da un allievo che si accinge a saltare con gli haltères. Questo estro di riprodurre gustosi particolari si ritrova anche in molte altre opere del pittore - ed abbiamo citato l'interno della coppa di Würzburg 479 - ed anche nella tragica scena dell'Iliupersis della coppa del Louvre G 152, in cui vediamo Andromaca brandire forsennata il piede di un tavolo in difesa di Astianatte ed il vecchio Priamo timoroso, accovacciato sull'altare.
Nelle opere più tarde del Pittore di B. vi è una decadenza tanto nel vigore che nel disegno. Esse sono più deboli che non i suoi primi prodotti, più attenuate di tono e più sottili di tratto. L'esuberanza delle prime opere è ormai dimenticata, mentre la sottigliezza del disegno dà alle figure un'impressione quasi eterea; vi è l'aggiunta di qualche notazione di colore. Un buon esempio è quello della figura di donna seduta su un dìphros mentre sta lavorando la lana (sulla lèkythos di Boston n. 13.189, lana, braccialetti e nastri sono dipinti in rosso), o quello della leggera Nike sulla lèkythos di Oxford n. 318, in cui la massa della gonna allargata con fine gesto equilibra quella delle ali spiegate. Un raffronto tra due figure quasi analoghe su un vaso del primo ed uno del secondo periodo è molto interessante. La figura di Atena sulla lèkythos di New York n. 25.189.1 e quella della lèkythos dello stesso museo n. 09.221.43 in ogni particolare sono molto simili, ma nella prima una maggior delicatezza di disegno, il drappeggio più accurato, ma meno vivo, la mollezza di tutta la figura, ed in particolare del braccio con cui a mala pena regge la lancia, di contro all'energia della seconda che si riassume quasi nel modo sicuro di impugnare la lancia, indicano chiaramente la trasformazione avvenuta. Il declino, quasi la degenerazione, delle tarde opere del Pittore di B. è parallelo a quello delle opere dei suoi grandi contemporanei, il Pittore di Berlino ed il Pittore di Kleophrades. Questi tre artisti furono essenzialmente arcaici nello spirito e non poterono adattare se stessi alla mutata atmosfera susseguente alle guerre persiane. Il loro contemporaneo Douris, invece, le cui opere giovanili non riescono ad eguagliare quelle dei primi tre, sembra aver trovato se stesso appena nella sua maturità, in questa più classica atmosfera.
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