ARGO, Pittore di
Ceramografo attico, attivo entro il secondo e il terzo decennio del V sec. a. C. È da situare a fianco del Pittore di Geras (v.) e sostanzialmente nel gruppo dei pittori di grandi vasi di cui la personalità più solida è rappresentata dal Pittore di Syleus (v.). I. D. Beazley gli attribuisce una dozzina di opere, traendo il nome da una singolare rappresentazione della morte di Argo in uno stàmnos di Vienna (n. 338). Il Pittore di A. figura, pur senza rappresentare un'influenza dominante e nemmeno vitale, in una generazione di artisti che operano il trapasso dal complesso, rigido formulario disegnativo dei pittori del primo quarto del V sec., verso forme più libere e semplificate. Lontano da certa concentrata veemenza del Pittore di Geras, sembra di avvertire in lui una sorta di vitalità affievolita, inerte. Le sue figure raggelate, vagamente monumentali, si compongono in schemi semplici e ben bilanciati in una essenziale staticità. Ripetuto è il motivo di una figura femminile alata, Nike o Iride, ritta tra due figure sedute, quasi perfettamente uguali e simmetriche. Persino nella figurazione della morte di Argo, tra le poche azioni drammatiche che l'artista abbia rappresentato la conclusione cruenta del dramma si fissa senza urti, in un unico sviluppo di linee oblique, mentre con una svolta inattesa la scena è ricondotta a un suo costante tono statico da una incongrua figura divina, forse Zeus, seduta all'ombra di un palmizio.
Bibl.: J. D. Beazley, Vasenm. rotfig., p. 110; id., Red-fig., p. 176; Thieme-Becker, II, s. v.