ANTIMENES, Pittore di
Ceramografo attico che dipinse numerosi vasi a figure nere (gliene sono attribuiti 136), specialmente anfore con collo e hydrìai. Il nome, datogli dal Beazley, deriva da Antimenes (Euphiletos, Timotheos, Sime compaiono altrove), nome laudativo acclamato su una delle più interessanti, e la prima in ordine di tempo, di queste hydrìai, quella di Leida (n. xv e 28 = PC. 63; cfr. J. D. Beazley, Black-fig., infra, n. 1). Fu detto "fratello" di Psiax nello stile, per le molte affinità con questo pittore vascolare, mentre, per una certa parentela, discendente, con Lydos (v.) si potrebbe supporlo scolaro di questi. Date le relazioni con ceramografi contemporanei, la sua attività può porsi nell'ultimo quarto del VI sec. a. C. Ci aspetteremmo anche da lui tentativi ed esercizi nella tecnica mista (a figure nere e rosse) e in quella a figure rosse, ma i vasi sinora pervenuti sono, si ripete, tutti a figure nere. A confronto di Psiax, nonostante il comune linguaggio, il Pittore di A. si esprime in modo più libero, più largo, più vigoroso, anche se meno accurato, più sensibile e più naturale. Osservando la stessa scena, l'attrezzatura d'un carro, sulla hydrìa 1897 di Berlino, dipinta da Psiax, e su quella B 304 del British Museum, dipinta dal Pittore di A. (Beazley, Development, pp. 79-80), risulta chiara la più sciolta vivacità di quest'ultimo. Da notare, ancora, l'interesse di questo artista per il paesaggio cui vien ridimensionata la figura umana; così nella rappresentazione della battitura e della raccolta delle ulive, sull'anfora 1855 di Berlino (Beazley, Black-fig., infra n. 50) e ancor più su quella B 226 di Londra (Beazley, n. 116). Anche nella summenzionata hydrìa di Leida, con gli atleti alla doccia (uno dei quali, distinto dall'acclamazione Antimenes kalòs potrebbe essere lo stesso A.) le proporzioni tra costoro e il paesaggio (qui anche le architetture) sono più normali. Da tutta la scena si scioglie un inno alla gioventù, alla salute, all'aria aperta. Questi temi ritornano altrove, nelle scene di diporto. Egualmente, sull'anfora di Tarquinia (RC 6991 = Beazley, n. 72) i divini gemelli di Delo sono un po' più rimpiccioliti rispetto al grande palmizio con gli animali che costituisce lo sfondo; e l'amore alla natura si manifesta anche nell' accessorio. Si veda, sull'anfora di Villa Giulia a Roma (50626, ex Castellani = Beazley, n. 63) e, meglio ancora, sulla citata anfora di Londra (B 226), il grande ramo con la selvaggina che il centauro Pholos reca in dono a Eracle. Tale particolare ritorna altresì nella scena di Chirone che riceve da Peleo il piccolo Achille (anfora di Napoli, Stg. 160 = Beazley, n. 68). Sembra, in queste rappresentazioni - specie in quella di Londra - di cogliere un'arguta eco nell'attitudine stessa dei protagonisti e perfino nelle bestie che annusano diffidenti il forestiero. La nota umoristica non lascia neanche Eracle: o che stia per colpire il leone, che ha sollevato di peso per la zampa posteriore, col gesto di chi batta un panno (spalle della hydrìa di Wùrzburg 306 = Beazley, n. 14) o che, compunto, riceva i rimproveri di Atena (anfora di Würzburg 188 = Beazley, n. 44). Ora è Iolaos (anfora di Würzburg 185 = Beazley, n. 55) che scatta con entusiasmo per il suo padrone, ora è Euristheus implorante dal pìthos. Si notino le identiche rappresentazioni di questa scena sull'anfora di Napoli (Stg. 186 Beazley, n. 51) e su quella di Bruxelles (R 291 = Beazley, n. 52). Tale sapore comico lo riscontriamo, ad esempio, nei due satiri che spiano acquattati, ritratti proprio in un angusto spazio tra gli occhioni dipinti e i manici dell'anfora di Londra (B 266 = Beazley, n. 118), che è notevole anche per le grandi maschere dionisiache. Il pittore però sa dare anche il proprio accorato accento a schemi usati, come, per esempio, alla partenza del guerriero dipinta sull'anfora di Würzburg 187 (Beazley, n. 96), in cui i personaggi, nel loro isolamento, sembrano macerati dal chiuso dolore. Né d'altra parte al Pittore di A. mancano movimento e foga nelle azioni violente e l'attimo par colto nell'auriga che si torce spasimando per il colpo infertogli alla schiena (spalle dell'anfora di Würzburg 309 = Beazley, n. 29). Si ricordino anche i movimenti istantanei dei personaggi nel "quadro" citato sulla hydrìa di Londra (B 304 = Beazley, n. 4). Come si è visto, anche nelle parti secondarie del vaso non manca talora l'impegno per i soggetti e per l'esecuzione: la caccia al cervo sulla "predella" della più volte menzionata hydrìa di Leida è piena di vivacità; un po' più distanziate sono le figure sull'anfora Rothschild (Beazley, n. 30).
I repertori figurati usati sono naturalmente comuni a questo tempo. In essi Eracle è sempre, e di gran lunga, il prediletto, sia egli o no il protagonista della scena. Fra le divinità, Dioniso e Atena (cfr. le anfore panatenaiche) compaiono di frequente. Scene epiche si riferiscono molto spesso al giudizio di Paride e, tra le rappresentazioni della guerra troiana l'epilogo, la riconquista cioè di Elena, trova speciale posto. I rimanenti temi sono rivolti a preparativi ed azioni di guerra, o alla vita quotidiana: giovinette alla fontana, sposalizî su quadrighe, passeggiate a cavallo e i lavori nei campi, già considerati.
Alcune particolarità sono infine da notare nella tettonica, nella verniciatura e nella distribuzione dell'ornato di alcuni vasi (Beazley, nn. 21, 22, 24, 63, 81, 100, 135).
Per quanto riguarda la provenienza accertata, è da notare che più della metà dei vasi risulta trovata a Vulci, una dozzina a Tarquinia, alcuni altri in rimanenti località d'Italia (compresa l'Etruria); pochi in Grecia.
In appendice alle opere del maestro, il Beazley pone due gruppi di "anfore col collo": uno caratterizzato da grandi maschere dionisiache come decorazione principale (si veda la già citata anfora B 266 di Londra), l'altro con figurazione sulle "spalle". I due gruppi sono opera di varie mani. In una seconda sezione, poi, sono raccolti vasi dipinti nella maniera del Pittore di A., e in una terza, infine, vasi pur della stessa cerchia, ma non vicini, come i precedenti, al Pittore di Antimenes.
Bibl: Sul Pittore di A.: J. D. Beazley, in Journ. Hell. Stud., XLVII, 1927, pp. 63-92; id., Black-fig., 1928, p. 41; id., Development, pp. 79-81, 73 e 115; id. (e F. Magi), La raccolta B. Guglielmi, Città del Vaticano 1941, p. 46; id., Black-fig., 1956, pp. 266-275. Gruppo delle anfore con maschere dionisiache: J. D. Beazley, Black-fig., 1956, pp. 266-82; 691, 692, 715; sulla cerchia del Pittore di A., v.: pp. 246-91 e passim. Gruppo delle anfore con decorazione figurata sulle spalle: J. D. Beazley, op. cit., p. 276. Maniera del Pittore di A.: J. D. Beazley, op. cit. (Sez. II), pp. 276-280. Affini al Pittore di A.: J. D. Beazley, op. cit., (Sez. III), pp. 280-282.