AMYMONE, Pittore di
1°. - Ceramografo attico, attivo intorno alla metà del V sec. a. C., il cui nome deriva da una pyxis del museo di Atene (CC 1551) con la raffigurazione del mito di Amymone. È da situare nel gruppo del Pittore di Sotades, sia per la preferenza che dimostra per i vasi di piccole dimensioni, kàntharoi, skỳphoi, pyxides, su cui dispone a fregio lunghe file di animate figurine, sia per il gusto narrativo spigliato e concitato a un tempo. Miti sanguinari e tremendi come la gigantomachia, la punizione di Ixione e un possibile Laocoonte (kàntharos del British Museum E 155) vengono aggrediti con lo stesso spirito rapido e spregiudicato con cui avvia cortei di nozze o le tre dee al giudizio di Paride.
Rilevare o solamente accennare alla possibilità drammatiche di tali miti richiederebbe una concentrazione che non è nelle possibilità dell'artista: quello che a lui interessa è il "tempo" rapido e spigliato delle azioni e la parlante veemenza delle sue figure. Egli resta sempre decisamente inferiore al Pittore di Sotades, per quanto riguarda altezza poetica di ispirazione o momenti di freschezza capricciosa e inaspettata: tuttavia, anche se mantenuto su un tono più uguale e borghese, il suo linguaggio artistico appare soddisfacente anche per la solidità di buon mestiere che non si smentisce mai. Tra le opere più antiche è il kàntharos del museo di Boston con un'iscrizione di un vasaio Hieron (che non è esente da dubbi), in cui egli rende con incisività e stringatezza due scene della gigantomachia, un doppio duello che ha un vero carattere di monumentalità nonostante le dimensioni del vaso. Più deboli e incerte di carattere appaiono le sue coppe.
Bibl: J. D. Beazley, Red-fig. in Am. Mus., p. 129; id., Vasen n. rotfig., p. 319; id., Vas. Pol., pp. 39, 80; id., Red-fig., p. 550.