SQUAME, Pittore delle (Schuppenmaler, Scale-pattern Painter)
Ceramografo corinzio attivo nel primo venticinquennio del VI sec. a. C. (Corinzio Medio: v. corinzî, vasi), il quale deve il nome alle zone di squame incise a compasso sulla vernice nera e sottolineate da punti alternati bianchi e rossi. Queste zone, più o meno alte, si ripetono su buona parte della sua produzione e limitano il fregio di animali. Talvolta sono sostituite completamente, o in parte, da gruppi di liste verticali alternate nere, rosse, bianche, separate da una o due linee verticali incise. La decorazione a squame, per quanto frequente, non indica lo stile del pittore: essa, del resto, si trova già fino dal Protocorinzio Tardo (v.protocorinzî, vasi). Le attribuzioni al pittore si basano sullo stile del fregio di animali, che ha la sua origine negli animali dei due pittori, delle òlpai di Firenze e di Vulci, dell'età di Transizione.
Il Payne riunì il primo nucleo di opere del pittore: cinque alabastra (Delo, Dugas, nn. 452 e 453; Atene MN 919; Louvre MNB 628; Würzburg 206) e due oinochòai. Altri studiosi - Smith, Amyx, Benson - hanno aumentato il numero delle attribuzioni. Alcuni dei vasi attribuitigli sembrano piuttosto del gruppo che lavorava intorno a lui. L'Amyx e il Benson hanno dato al pittore sei arỳballoi che il Payne considerava vicini, ma non di sua mano. Due crateri, Louvre E 627 e Berkeley, Calif. 8-361, vicini al pittore per lo Smith, gli sono stati tolti dal Benson. L'Amyx ha aggiunto un arỳlbalos ad Atene (MN 280 = CC 482), un altro, pubblicato nel Catalogo di Vendita Schachy e un alàbastron da Rodi (n. 10526).
Il pittore è spesso trascurato ed ha l'incisione pesante, tuttavia le larghe liste policrome producono un effetto piacevole. Le rosette del fondo sono abbondanti e caratteristiche: sono macchie di varia forma, con incisioni a semicerchio lungo il bordo, e si ricollegano a quelle del Pittore di Vulci, il quale è qualitativamente superiore al nostro pittore.
Il pittore è il migliore rappresentante di un gruppo assai numeroso di vasi, il Gruppo delle Squame, la cui attività ebbe inizio nel primo decennio del VI sec. a. C. e di cui alcune propaggini continuarono nel Corinzio Tardo. Nel gruppo furono attivi varî pittori, i quali hanno dipinto volentieri grandi, e spesso rozzi, arỳballoi ed alàbastra, sui quali le zone di animali si alternano a quelle a squame. È una produzione sciatta e affrettata, che tuttavia dovette godere un certo favore per la sua policromia. Appartiene al gruppo l'alabastron assai conosciuto, ma scadente, con il suicidio di Aiace (Berlino 3182). La sintassi decorativa del gruppo - zone di squame e zone di animali - fu imitata nei paesi del Mediterraneo. In Etruria furono decorati secondo questo schema (ma non nello stile del Pittore delle S.) una serie di grandi anfore, dipinte circa il 550 a. C., probabilmente in una bottega di Caere, perché quelle di cui è nota la provenienza vengono dalla necropoli di questa città o dal suo territorio. Spesso le squame sono rivolte verso l'alto, la policromia è meno vivace di quella dei vasi corinzi; le zone figurate possono essere incise o dipinte. Il valore artistico è scarso, ma alcune anfore sono interessanti per il soggetto, così una al Louvre con raffigurazione di navi e una a Caere con fantasiose variazioni sul motivo della Chimera.
Bibl.: H. Payne, Necrocorinthia, Oxford 1931, pp. 63 s., 303 s., nn. 781-793, 813-820, 873-875; 315, nn. 1094 A, 1100-1101, 1138-1138 A; D. A. Amyx, Corinthian Vases in the Hearst Collection, in University of California Publications in Classical Archaeology, I, 9, Berkeley-Los Angeles 1943, pp. 219, 231, nota 101 s.; J. L. Benson, Geschichte d. korinth. Vasen, Basilea 1953, p. 43 s., n. 69; H. R. W. Smith, C. V. A., Univers. of California, i, 1936, p. 17 e tav. VII, i. Le attribuzioni inedite di D. A. Amyx sono dovute a comunicazione privata. Le anfore etrusche: W. L. Brown, The Etruscan Lion, Oxford 1960, p. 55: la lista può essere assai aumentata; la datazione del Brown è troppo alta.