FONDERIA, Pittore della
Ceramografo attico che deriva il nome da una coppa di Berlino con la rappresentazione di una fonderia di scultori bronzisti e con iscrizione acclamatoria a Diogene (v. vol. ii, fig. 275). Egli appartiene ai ceramografi della tarda tradizione arcaica; fu attivo nel primo venticinquennio del V sec. a. C. Degli oltre cinquanta vasi che la critica gli attribuisce, due soli sono stati trovati ad Atene, tutti gli altri, nei casi in cui se ne conosca la provenienza, vengono dall'Etruria, specialmente meridionale. Il repertorio figurativo ripete motivi della vita quotidiana, specie quella degli atleti e dei soldati. Talvolta rappresenta anche la centauromachia, soggetto molto in voga nell'epoca, per riferimenti politici e storici. Di grande interesse documentario è il vaso con la scena della fonderia perché mostra il procedimento a cera perduta, allora in uso per la fusione delle statue. Anche in una coppa di Monaco (2560), il pittore ripete il motivo dello scultore al lavoro, ma questa volta si tratta di un marmorario intento a rifinire la statua di un cavallo. Questo pittore appartiene a quel gruppo di ceramografi che lavorò nella maniera di Brygos (v.) e comune con loro ha il tratto deciso e incisivo e il severo senso dei volumi. Non è però un artista sempre coerente e nella sua produzione si notano forti flessioni di qualità.
Bibl.: J. D. Beazley, Red-fig., p. 263 ss.; G. M. A. Richter, Attic Red-Figured Vases, New Have 1945, p. 87.