DOKIMASIA, Pittore della
Ceramografo attico, attivo entro i primi decennî del V sec. a. C. Appartiene alla scuola del Pittore di Brygos (v.) ed appare intimamente legato alle forme e allo spirito del maestro. Alcune volte, come nel caso della coppa di Firenze n. 70.800 con storie di Teseo, che J. D. Beazley tentativamente gli attribuisce, il pittore realizza un piccolo capolavoro che è al livello delle migliori opere del maestro e che si direbbe direttamente ispirato da lui. La fisionomia del Pittore della D., dalle circa trenta opere attribuite a lui da J. D. Beazley ci appare abbastanza precisa in confronto con altre personalità del gruppo, quali il Pittore di Briseide, il Pittore della Fonderia, il Pittore della Gigantomachia. Il nome che distingue il pittore è dovuto alla coppa n. 2296 di Berlino, che è come una gioiosa, cerimoniale evocazione di brillanti giovani in pètasos e di cavalli scalpitanti, pronti a esser passati in rivista per la annuale cerimonia della iscrizione nella lista dei cittadini maggiorenni. In molti sensi questo può considerarsi il tono fondamentale dell'ispirazione del pittore, nella cui opera cavalli e cavalieri ritornano come un motivo costante. Altri aspetti significativi del pittore, in cui il temperamento vulcanico, convulso del Pittore di Brygos si riflette in forme terse e pacate, possono vedersi in certi momenti quasi d'idillio, con pastori, armenti e asini pascolanti, colti con freschezza e con sereno spirito contemplativo (v. coppe di Bologna 366 e Adria B 553, B 425 e B 97). L'opera del Pittore della D. sembra limitata unicamente a decorazione di coppe, ad eccezione dello stàmnos Spencer-Churchill, anch'esso decorato di giovani e di cavalli (Gerhard, tav. 290)
Bibl.: Thieme-Becker, s. v.; J. D. Beazley, Vasenm. rotfig., p. 193; id., Red-fig., p. 271 ss.