LEONE, Pittore del
Ceramografo attico operante all'inizio dell'ultimo venticinquennio del VII sec. a. C. Gli sono state assegnate sinora non più di quattro opere, due anfore da Vari nel museo di Atene, un frammento a New York e un altro nella Collezione Vlasto, che peraltro potrebbe completare una delle anfore da Vari.
Si tratta quindi di un nucleo estremamente limitato e provvisorio di opere attraverso cui s'intuisce già una personalità di altissimo livello. Visto che il leone era già stato almeno per mezzo secolo il protagonista incontrastato delle figurazioni della ceramica attica, tema ripreso e variato e ricreato in cento modi, s'intende che l'artista che ha preso il nome da esso sarà appunto colui che avrà superato gli altri proprio nel terreno più contestato. E in realtà i leoni di questo artista, anche se non posseggono le floride chiome a barocchi riccioli uncinati del Pittore della Chimera, altro grande animalista contemporaneo, raggiungono nei levigati contorni del capo cozzante e nel tremendo rictus della gran bocca rugliante una vitalità quasi demoniaca.
Oltre alla veemenza espressiva e al superbo rigore del segno, si potrebbero riconoscere a questo artista notevoli qualità compositive. Quella ricerca di monumentalità e quell'esuberanza nel far grande che ha per effetto che tante immagini di pittori protoattici sembrino trovarsi a disagio sulle pareti di un vaso, si ritrovano in lui placate e controllate. Le grandi immagini si organizzano in complessi e ben bilanciati motivi araldici, tali da obbedire e da valorizzare le forme del vaso nelle sue cesure e le sue espansioni, senza nulla perdere del loro accento grandioso e incisivo.
Bibl.: J. M. Cook, in Ann. Brit. School Athens, XXXV, 1935, p. 199; T. J. Dunbabin, in Ann. Brit. School Athens, XLV, 1950, p. 195; J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 2.
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