DELFINO, pittore del
Ceramografo corinzio dell'ultimo trentennio del VII sec. a. C. (periodo di transizione e inizio del Corinzio Arcaico). Sotto questo nome, derivato dal delfino fra due leoni di un alàbastron del Louvre (A 452) e di uno del Museo di Villa Giulia a Roma (Castellani n. 375), il Payne riunì diciannove alàbastra e un aröballos. Altri vasi sono stati avvicinati alla produzione del pittore, ma non è certo che siano di sua mano. I motivi decorativi sono quelli del fregio a figure animali orientalizzante. La composizione araldica, le forme massicce degli animali che occupano tutta la superficie del vaso, la mancanza di linee che limitino il fregio sono caratteri già pienamente corinzî, benché alcuni làbastra, fra cui quello a cui deve il nome, abbiano ancora come riempitivo la rosetta a punti del Protocorinzio. Il pittore è vicino al Pittore di Palermo 489 (v.), ma ha carattere più decisamente corinzio arcaico, come mostra la sua predilezione per l'alàbastron.
Bibl.: H. Payne, Necrocorinthia, Oxford 1931, pp. 281, nn. 208-225; 282, n. 245; 290, n. 565; J. L. Benson, Geschichte d. korinth. Vasen, Basilea 1953, p. 28, n. 30; (l'attribuzione dei nn. 3a-5a non convince). Si aggiunga (attribuzione Amix): Monaco n. 8460: Mikonos, Delos, XVIII, Tav. 55, n. 49.