Pitagora di Samo
Pitagora di Samo (Samo 570 a.C. - Metaponto 490 ca a.C.) filosofo e scienziato greco. Della sua vita si hanno pochissime notizie certe. Dopo aver viaggiato in Egitto e Babilonia, si stabilì a Crotone (530 circa a. C.), dove fondò una setta filosofico-politica, organizzata in modo fortemente gerarchico, che nel corso degli anni estese la sua influenza in diverse parti della Magna Grecia. Per la sua linea politica, decisamente aristocratica, la setta fu violentemente perseguitata dai governi democratici affermatisi in quella città verso la prima metà del v secolo. La scuola di Pitagora venne incendiata e distrutta nel corso di una sommossa popolare. La tradizione sostiene che lo stesso Pitagora, scampato miracolosamente, fuggì a Locri. Di qui sarebbe andato a Taranto e poi a Metaponto, dove l’avrebbe colto la morte. È quasi certo che Pitagora non scrisse nulla, sicché i Tre libri e i Versi aurei attribuitigli sono presumibilmente falsificazioni dell’inizio dell’era cristiana o di poco antecedenti; secondo la testimonianza di Giamblico (Vita di Pitagora), i primi scritti pitagorici resi pubblici furono opera di Filolao. Venerato dai discepoli come un dio, Pitagora divenne presto una figura leggendaria. È quasi impossibile distinguere, entro il corpus complessivo delle testimonianze e dei frammenti, non solo gli elementi autentici del suo pensiero, ma anche le dottrine del primo pitagorismo da quello successivo. L’unico elemento sul quale concordano tutte le fonti riguarda la dottrina della metempsicosì, attestata già da Senofane, che la critica con sarcasmo. Ispirata dall’orfismo, tale dottrina sosteneva la trasmigrazione delle anime, costrette a incarnarsi in successive «carceri» corporee, umane e bestiali, a causa di una colpa originaria da espiarsi sino alla purificazione finale o catarsi. L’originalità della scuola, rispetto all’orfismo, consisteva nell’introduzione della scienza come strumento di purificazione; innovazione che, nonostante i dubbi sollevati da vari studiosi, sembra debba attribuirsi allo stesso Pitagora, già definito da Eraclito polymathés («erudito»). È difficile distinguere i risultati matematici ottenuti da Pitagora da quelli dei pitagorici. La tradizione attribuisce a Pitagora e alla sua scuola il teorema sul triangolo rettangolo che porta il suo nome (ma che per casi particolari era già noto agli antichi babilonesi), il teorema sulla somma degli angoli interni di un triangolo, la scoperta dell’incommensurabilità del lato e della diagonale di un quadrato, i primi elementi della teoria delle proporzioni. Al nome di Pitagora è legata anche la tabella di moltiplicazione a doppia entrata nota come → tavola pitagorica e la cosiddetta → terna pitagorica, ossia l’insieme dei tre numeri interi, o pitagorici, che risolvono l’equazione pitagorica x2 + y2 = z2. Ma, soprattutto, viene riconosciuto a Pitagora il merito di una prima impostazione razionale della aritmetica, basata sulla netta divisione tra le pratiche di calcolo e la scienza dei numeri (→ pitagorismo).