PISTIS (Πίστις)
Divinità greca, personificazione dei concetti di fedeltà e fede.
Il primo a parlarne è Teognide (1135 ss.): P., μεγάλν ϑεός (Theogn., 1137), abitava un tempo sulla terra ma alla fine dell'età dell'oro se ne volò con Sophrosyne e le Cariti in cielo. È invocata anche accanto a Dike e Thesmodoteira (Orph. Hymn., Prooem., 25). Malgrado venga ricordata l'esistenza in Atene di uno ἱερὸν Πίστεως (Diogenian., ii, 80; Apostol., iv, 25) sono note ben poche rappresentazioni di Pistis. La più antica è forse quella che appare su una moneta di Locri Epizefiri: sul rovescio della didracma sono raffigurate Roma (῾Ρώμα) seduta con lo scudo e la spada e, in piedi davanti a lei, P. che la incorona. La moneta fu coniata probabilmente per testimoniare la fedeltà dei Locresi all'alleanza con i Romani nel travagliato periodo delle lotte contro Pirro e i Tarentini (280-278 a. C. circa). L'iconografia dell'incoronazione è quella nota dai rilievi attici fin dal V secolo. In gruppo con ᾿Αρητή, Μνήμη e Σοϕία compare nell'ultimo settore del rilievo di Archelaos di Priene (v.) detto dell'"Apoteosi di Omero". È solo dall'iscrizione che apprendiamo della presenza di P. perché le quattro figure femminili sono del tutto indifferenziate. Il rilievo sembra possa datarsi alla fine del Il sec. a. C. Certamente nel mondo greco dovevano esistere anche rappresentazioni a tutto tondo di questa divinità come è testimoniato dall'opera di Menodoros di Mallo dedicata dai Compitaliasti delî nel 97-96 a. C. (Loewy, p. 218, n. 306: Κομπεταλιασταὶ γενόμενοι τῆν Πίστιν ϑεοῖς ἀνέϑηκαν). È di età imperiale un rilievo votivo, trovato a Rodi in cui appare una figura femminile vestita, priva della testa, con l'iscrizione: ϑεὰν Πίστιν Σήιος ἱερεύς.
Da queste pur rare raffigurazioni si può constatare come non esistesse per P. una tipologia definita e non le si attribuissero particolari caratteristiche. L'importanza della personificazione della fede e della fedeltà nel mondo greco fu dunque senz'altro inferiore a quella della corrispettiva divinità romana, Fides (v.), al punto che anche per gli esempî sopra riportati si è parlato piuttosto di Fides che non di Pistis.
Bibl.: E. Loewy, I.G.B., Lipsia 1885, pp. 207 ss.; 218; A. Baumeister, Denkmäler des klassischen Altertums, Monaco-Lipsia 1887, II, p. 956, fig. 1126; B. V. Head, Historia numorum2, Oxford 1911, pp. 103-104, fig. 57; Diedrich-Schäfer, in Pauly-Wissowa, XX, 2, 1950, cc. 1812-1813; Höfer, in Roscher, III, 2, 1902-1909, c. 2511. Rilievo di Rodi: A. Conze, in Arch. Zeit., XXXVI, 1878, p. 163; Hauvette-Besnault, in Bull. Corr. Hell., VII, 1883, p. 12, n. 5.