PISTICCI
Cittadina in provincia di Matera, a 383 m s.l.m. sullo spartiacque tra i corsi dei fiumi Basento e Cavone.
I rinvenimenti avvenuti sia al suo interno sia nelle immediate vicinanze attestano una fitta presenza di nuclei abitativi indigeni, specialmente a partire dalla fine della prima Età del Ferro. Nel territorio comunale rientrano anche altri insediamenti del tutto distinti, talora più antichi. Il più importante di questi è senza dubbio quello delle località San Teodoro-Incoronata (v.). La lettura storica del sito - distrutto al momento della fondazione di Metaponto, e in cui è indiscutibile la presenza determinante di un gruppo di Greci di dialetto ionico - non vede ancora concordi gli studiosi, divisi rispetto al problema del persistere di una presenza non subordinata degli indigeni.
Per quanto riguarda l'area che fa capo a P. moderna, va sottolineato il perdurare per tutta la fase arcaica e classica di un sistema abitativo per nuclei sparsi. La prossimità alla pòlis achea non sembra aver spinto a forme di sinecismo. In ogni caso, mancano del tutto tracce di edifici influenzati dalle tecniche costruttive greche, mentre si nota la continuità dell'uso (indizio di una logica gentilizia) di seppellire accanto a ciascun gruppo di abitazioni, sempre secondo il rituale della deposizione rannicchiata.
Le tombe, a partire dall'avanzato VI sec. a.C., testimoniano invece i consueti processi di ellenizzazione dei costumi di cui sono protagonisti i gruppi dominanti. Nei corredi compaiono infatti elementi della panoplia difensiva in bronzo, strigili e soprattutto i «servizî» da vino, con pezzi sia in ceramica sia in bronzo. Alla loro composizione concorrono dapprima vasi a figure rosse di importazione attica, poi - dopo la metà del V sec. a.C. - i prodotti «protolucani» delle botteghe metapontine, il cui esponente più antico reca appunto per questo motivo il nome di Pittore di Pisticci.
Un rinvenimento epigrafico ha condotto a riconoscere una delle forme di contatto fra indigeni e Metapontini. Si tratta di un graffito in caratteri e dialetto acheo su un frammento di vaso locale, in cui è ravvisabile un'espressione di carattere omosessuale, spiegabile con la presenza di efebi inviati, com'era consuetudine, a prestare il servizio militare ai limiti estremi del territorio della pòlis.
Gli insediamenti dell'area di P., il cui processo di lucanizzazione non è ancora delineabile, cessano la loro vita con i primi del III sec. a.C.
Bibl.: F. G. Lo Porto, in NSc, 1969, p. 121 ss.; AA.VV., Popoli anellenici in Basilicata (cat.), Napoli 1971, p. 15 ss.; F. G. Lo Porto, Civiltà indigena e penetrazione greca nella Lucania orientale, in MonAnt, s. misc., I-III, 1973, p. 154 ss.; P. Orlandini, Un frammento di coppa mediogeometrica degli scavi dell'Incoronata presso Metaponto, in AttiMGrecia, XV-XVIII, 1974-1976, p. 177 ss.; B. Chiartano, in NSc, 1977, Suppl., p. 9 ss.; P. Orlandini, Perirrhanterion fittile arcaico con decorazione a rilievo degli scavi dell'Incoronata, in Attività archeologica in Basilicata 1964-1977. Scritti in onore di D. Adamesteanu, Matera 1980, p. 175 ss.; M. Tagliente, M. Lombardo, Nuovi documenti su Pisticci in età arcaica. I. Lo scavo, 2. Il graffito, in PP, XL, 1985, pp. 284-307 (epigrafe achea); AA.VV., I Greci sul Basente (cat.), Como 1986; AA.VV., Ricerche archeologiche all'Incoronata di Metaponto, I-II, Milano 1991-1992.