PISONI
. Ramo della gente plebea Calpurnia, che nel sec. I a. C. fece risalire la sua origine a Calpus, uno dei pretesi figli di Numa; il soprannome Piso lo si fa derivare da pisere, pinsere (pestare). I P. ebbero anche i soprannomi Caesoninus e Frugi; Cesonino si chiamò per primo il P. che passò per adozione dalla gente Cesonia in quella Calpurnia e fu console nel 148 a. C.; i Pisoni Frugi cominciarono con L. Calpurnio Pisone (v.) console nel 133 a. C. e cessarono nella linea diretta con C. Pisone Frugi, il genero di Cicerone. I P. cominciarono a nobilitarsi dal tempo della seconda guerra punica, quando C. Calpurnio Pisone, padre del console del 180, fu pretore urbano nel 211. Nel sec. II a. C. potevano vantare 6 personaggi consolari. Nell'età di transizione dalla repubblica all'impero i P. continuarono ad annoverare uomini notevoli, ma il maggior splendore fu raggiunto dalla famiglia da Augusto in poi, quando i P. appartenevano alla più alta aristocrazia e per la loro importanza incorsero spesso nel sospetto degl'imperatori. I P. si unirono in parentela con i Licinii Crassi, si suppone attraverso l'adozione fatta da M. Crasso, console nel 14 a. C., del figlio del P. console nel 15, M. Licinio Crasso Frugi, che fu console nel 27 d. C. e padre di L. Calpurnio Frugi Liciniano, che fu adottato e designato come successore da Galba. Fra i P. del sec. I d. C. merita particolare menzione Gaio Calpurnio Pisone (v.). La famiglia durò certamente fino alla fine del sec. II d. C.: un L. Calpurnio Pisone fu console ordinario nel 175 d. C. Secondo gli Script. Hist. Aug. un (Calpurnio?) Pisone Frugi sarebbe stato uno dei tanti usurpatori levatisi contro Gallieno, ma tale notizia è messa in dubbio. Molti P. si segnalarono anche come uomini di grande cultura e protettori di poeti e filosofi.
Bibl.: F. Münzer e E. Groag, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, colonna 1374 segg.; E. Groag, ibid., XIII, coll. 250, 338 segg.; Drumann-Groebe, Geschichte Roms, II, Lipsia 1902, p. 48 segg.; Th. Mommsen, Gesammelte Schriften, VIII, Berlino 1913, pp. 246-254; F. Münzer, in Klio, XXIV (1931), pp. 333-338.