PISINO (A. T., 24-25-26)
Cittadina della provincia di Pola, situata nella parte centrale dell'Istria, a 262 m. s. m. L'abitato è costruito intorno all'orlo semicircolare della Foiba (v. sotto) e assai più ampiamente nella conca che si estende a E. e SE. di questa: qui si è sviluppata la parte moderna. La Foiba è un caratteristico avvallamento carsico, in fondo al quale s'inabissa il torrente Foiba, limitato dal lato orientale, dove è l'abitato di Pisino, da una parete a picco di circa 130 m. Pisino ha la stazione sulla linea ferroviaria Trieste-Pola. Il comune contava, nel 1931, 19.156 ab., di cui 5000 nella cittadina capoluogo, i rimanenti in numerosi altri piccoli centri o nelle case sparse. Il territorio (311,28 kmq.), tutto di collina, esteso in parte sui calcari del Cretacico, aridi e sforacchiati di doline, in parte sulle arenarie e calcari dell'Eocene, è coltivato a vite e seminativi.
Pisino ha pochi monumenti. Il duomo di S. Nicolò, fondato nel 1266, rifatto quasi completamente nel Settecento, conserva l'abside gotica, con affreschi quattrocenteschi, scoperti recentemente. Il campanile è robusta architettura di tipo veneziano, con trifore alla cella campanaria e cuspide ottagonale. Interessante la chiesa di S. Francesco, della cui primitiva costruzione rimane l'abside gotica, che conserva buone opere d'arte fra cui la pala dell'altare maggiore di Gerolamo da Santa Croce, firmata (1536). Il monumento più caratteristico è il castello, di cui alcune parti risalgono al Duecento, riedificato nel 1537 e la cui imponente mole si erge sull'orlo della Foiba, in un insieme assai pittoresco.
Storia. - Il castello di Pisino figura tra le donazioni fatte nel 983 da Ottone II alla chiesa di Parenzo: fu eretto in posizione strategica sulla via delle invasioni slave (via sclabonica). Passata nel 1012 al patriarca d'Aquileia, Pisino ritorna poi alla chiesa parentina, il cui dominio appare ininterrotto sino alla metà del sec. XII. Tra il 1150 e il 1160 Mainardo di Schwarzenburg, con usurpazioni di cui non si conoscono i particolari, s'impadronì di Pisino e fondò intorno ad essa la contea d'Istria, detta anche contea di Pisino. Questa - centro di tutta l'Istria montana - venne per eredità nel 1374 agli Asburgo. Dal 1380 fu continuamente (meno l'anno 1508, quando l'ebbe Venezia) data in ipoteca o in affitto a diversi signori e, dopo avere cambiato 22 padroni, venne nel 1766 in mano ai Montecuccoli, che tennero il castello sin oltre il 1848. Dal 1814 al 1821 Pisino rimase aggregata al circolo di Fiume, soppresso il quale, dal 1825 al 1861, essa fu la capitale amministrativa dell'Istria. Mediante un'artificiale formazione del comune, al governo austriaco riuscì nel 1890 di far cadere il municipio in mano agli Slavi, ma gl'Italiani (che vi tenevano la sede della battagliera Società politica istriana) difesero la città sempre con ardore. Nel 1899, l'istituzione d'un ginnasio croato, ordinata dal governo austriaco, provocò una superba manifestazione d'italianità in tutta la Venezia Giulia. Dall'ambiente patriottico di Pisino uscì Fabio Filzi.
Bibl.: C. De Franceschi, Mainardo conte d'Istria e le origini della contea di Pisino, Parenzo 19236; S. Mitis, La contea di Pisino dal sec. XVI al XIX, ivi 1902; B. Benussi, L'Istria nei suoi due millenni di storia, Trieste 1925.