Scrittore (Zenevredo, Pavia, 1849 - Cardina, Como, 1910). Egli attese a opere letterarie, che pubblicò di solito in edizioni, per così dire, personali, poco idonee alla diffusione. Il fatto ch'egli dedicò La colonia felice. Utopia (1874) a G. Rovani e ch'egli ebbe un caloroso sostenitore in Cletto Arrighi basta a riconnetterlo al tardo romanticismo lombardo, cui altresì lo unisce, dentro una cerchia più larga, l'amicizia con Tranquillo Cremona e la tendenza a derivare certi effetti di delicata sfumatura dalla pittura di lui. P. D. stesso volle perfino ostentatamente contrapporsi, per la lingua e per la maniera stilistica, al cosiddetto manzonismo, con bizzarrie vere e proprie di lessico, sintassi, ortografia, interpunzione. Cercava dunque il nuovo, senza rintracciarlo se non a tratti.
Precocemente attratto nell'orbita dell'anticonformismo scapigliato - da lui restituito a nuova consapevolezza letteraria e superato nella duplice chiave dell'espressivismo linguistico e dell'umorismo, tra Sterne e Jean Paul - concentrò la sua operosità letteraria tra il 1868 (L'altrieri. Nero su bianco, 3a ed. defin. 1881) e il 1887 (Amori). Fuori di questi termini cronologici rimangono soltanto le minori prose d'esordio, una tarda commedia in dialetto (Ona famiglia de cilapponi, 1905) e la Fricassea critica di Arte, Storia e Letteratura (1906), oltre naturalmente al suo privato zibaldone, Le note azzurre (ed. parziale, post., 1912; pressoché integrale, a cura di D. Isella, 1964), prezioso per la ricostruzione della sua personalità, nonché per le acute osservazioni sulla vita intellettuale e politica del tempo. Dopo il 1870, P. D., che fu anche un notevole dilettante di archeologia, intraprese la carriera ministeriale, divenendo segretario di F. Crispi, e quella diplomatica: console italiano a Bogotá (1892) e ad Atene (1895). Antesignano dell'oltranzismo stilistico tipico della prosa novecentesca, P. D. adibì la sua originale ricerca all'interpretazione modernamente spregiudicata e sottile dell'autobiografia (L'altrieri, già menzionato, e La vita di Alberto Pisani scritta da C. D., 1870), raggiungendo tuttavia i risultati migliori nella satira ferocemente misogina di La desinenza in A. Ritratti umani (1878; ed. accr. 1884). Anche le altre opere (Elvira, elegia, 1872; Il regno dei cieli, 1873; Ritratti umani. Dal calamaio di un medico, 1873; La colonia felice. Utopia (1874); Goccie d'inchiostro, 1880), pur nella loro diversità, concorrono a illustrare le qualità peculiari della scrittura di P. D., dall'esasperata grammaticalizzazione dell'espressione letteraria (con un'innovativa disciplina della punteggiatura e dell'accentazione), all'estroso mistilinguismo. Le Opere, riunite per la prima volta a cura di P. Levi e G. P. Lucini (5 voll., 1910-27), sono oggi disponibili nell'ed. curata da D. Isella (1995).