Pisanello
Principi, principesse e draghi nello stile gotico cortese
Pittore, miniatore e medaglista, Antonio di Puccio Pisano, detto Pisanello, fu un uomo di grande cultura e un artista celebrato da poeti e letterati contemporanei, tanto da essere chiamato a lavorare in tutte le corti importanti d’Italia della prima metà del Quattrocento. Il suo successo fu indubbiamente decretato dal fatto di essere moderno ma non rivoluzionario, di rinnovare le forme della pittura senza abbandonare del tutto la tradizione
Giunto a Verona da bambino con la madre vedova, ma nato prima del 1395 a Pisa, che vorrà sempre ricordare nel suo nome, Pisanello si forma artisticamente nella città veneta. Qui, ancora giovane, dipinge per il Monumento funebre Brenzoni nella basilica di S. Fermo un’Annunciazione, che già rivela pienamente i caratteri della sua arte. La Vergine, posta in un tipico edificio trecentesco, è una figura raffinata, costruita attraverso una linea fluida ed elegante, timidamente chiusa in sé stessa mentre rivolge lo sguardo verso il grazioso angelo.
Tra il 1431 e il 1433 Pisanello viene chiamato a Roma a completare gli affreschi, purtroppo perduti, della basilica di S. Giovanni in Laterano, lasciati incompiuti da Gentile da Fabriano, per l’improvvisa morte del pittore. Durante il soggiorno romano l’artista ha occasione di incontrare Donatello e Masolino da Panicale e di venire quindi a contatto con le grandi novità dell’arte rinascimentale fiorentina, le quali, tuttavia, sembrano lasciarlo indifferente.
Dopo il ritorno a Verona, l’artista dipinge una delle sue opere più importanti: l’affresco con S. Giorgio e la principessa nella chiesa di S. Anastasia, capolavoro della cultura tardogotica.
Sulla sinistra si staglia il temibile drago, circondato da teschi e resti di animali uccisi, che terrorizza la città, disposta sulla destra e descritta con un’incredibile quantità di particolari minuziosi: le torri, le guglie della cattedrale, il castello, i monti e la campagna; non è uno spazio razionale, reso unitario dalla prospettiva, ma un insieme di particolari curiosi, in cui le cose vicine e quelle lontane si sovrappongono. In primo piano stanno s. Giorgio e i cavalieri con i loro destrieri, tutti abbigliati secondo la moda dell’epoca, e la principessa, dal viso armonioso e dalle vesti sontuose; i personaggi sono però isolati dall’ambiente circostante, distanti l’uno dall’altro, quasi in un’atmosfera irreale, in una ricca favola senza tempo.
Negli anni centrali della sua attività Pisanello viaggia attraverso le corti dell’Italia settentrionale, al servizio dei principi più importanti: dopo aver decorato il castello di Pavia dei Visconti (nel 1424, affreschi perduti), è dal 1433 a Ferrara, poi a Milano, infine a Mantova, al servizio degli Este, degli Sforza e dei Gonzaga. Bellissimi sono i ritratti che in questo periodo realizza dei personaggi delle corti, tra cui il ritratto di principessa, in cui si vuole riconoscere Ginevra d’Este, dal profilo purissimo stagliato su un cespuglio di fiori e farfalle.
Straordinario è anche il ritratto di Lionello d’Este, rappresentato di profilo attraverso una linea netta e raffinata. Poco prima del soggiorno a Napoli nel 1449 presso la corte di re Alfonso V d’Aragona, lavora alla sua ultima e maggiore opera: il ciclo con Storie di re Artù nel Palazzo Ducale di Mantova; degli affreschi rimangono pochi frammenti, che ci danno però l’idea di una scena drammatica, ricca di motivi cavallereschi, paesaggi e spunti naturalistici.
Pisanello è stato anche il più importante medaglista italiano del Quattrocento, avendo realizzato medaglie che raffiguravano i personaggi più importanti dell’epoca, tra cui Sigismondo Malatesta, Ludovico Gonzaga e l’imperatore d’Oriente Giovanni VIII Paleologo, ritratto durante il Concilio di Ferrara del 1438. Studioso dell’antico, l’artista ritrae le sue figure di profilo, come nelle monete romane, e il suo disegno preciso, la capacità di cogliere i particolari e la linea fluida e netta trasmettevano ai personaggi una grande forza espressiva. Pisanello muore nel 1455.