PIRRO (Πύρρος, Pyrrhus)
3°. - Re dell'Epiro della famiglia degli Eacidi. Nato nel 319-318 a. C., si impadronì definitivamente del trono nel 297 circa a. C.
Desideroso di emulare le imprese di Alessandro Magno, su invito dei Tarantini, sbarcò in Italia nel 280 e combatté contro i Romani ed i Cartaginesi. Morì sotto le mura di Argo combattendo l'esercito macedone di Antigono Gonata e quello spartano di Areo.
Fu valoroso ed esperto soldato; scrisse una Tattica di guerra ed un volume di Memorie. Plutarco (Pyrrhus, iii, 6) ricorda un difetto nella dentatura e descrive il volto più terribile che venerabile di P.; Luciano (Adver. indoct., 21) ironizza sull'aspetto volgare del re e sulla sua somiglianza con Alessandro (Plut., Pyrrhus, viii, 2).
Statue di P. sono ricordate da Pausania ad Atene (i,ii, i) e ad Olimpia (iv, 14, 9); nel santuario di Delo è stata ritrovata la base di una statua opera di Telesinos, nella quale si è pensato di riconoscere quella di una statua di P., forse dedicata dagli Elei (Marcadé, Signatures, ii, 124).
Un ritratto su erma, proveniente dalla Villa ercolanese dei Pisoni, caratterizzato da un elmo macedone coronato di quercia e dal diadema reale rappresenta con ogni probabilità Pirro. Sappiamo infatti che il re usava portare sull'elmo una corona di quercia (Plut., Pyrrhus, xxxiv, i) a ricordo del santuario epirota di Zeus a Dodona.
L'originale del ritratto da Ercolano era in bronzo, e può essere datato attorno al 290 a. C.; la redazione classicistica della replica spegne i caratteri lisippei caratteristici dell'originale. P. è stato identificato in un secondo ritratto, ora a Copenaghen, diverso dal primo stilisticamente e fisionomicamente; la sua immagine compare in una moneta trovata in Spagna.
Bibl.: J. Six, in Röm. Mitt., VI, 1891, p. 270 ss., tav. VIII; W. Helbig, Mél. Arch. Hist., XIII, 1893, p. 377 ss., tavv. III-IV; L. Laurenzi, Ritratti greci, Firenze 1941, nn. 51, 83; A. Amoros, in Arch. Español de Arch., 1950, p. 121 ss.; V. Poulsen, Les Portraits Grecs (Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptotek), Copenaghen 1954, n. 32.