PIRETOTERAPIA
. Procedimento curativo consistente nella provocazione artificiale della febbre a scopo terapeutico. Dal concetto che la febbre debba essere considerata come un processo fondamentalmente utile per l'organismo nella lotta contro le più diverse cause morbose, e dall'osservazione empirica del miglioramento di talune malattie nel corso di processi febbrili spontaneamente insorti, deriva la pratica applicazione terapeutica della febbre provocata a scopo curativo.
Il meccanismo di azione della piretoterapia non è ancora ben chiaro; esso verosimilmente è molteplice ed esplicantesi con modalità diverse nei differenti processi morbosi. È dubbio che la elevazione termica di per sé possa essere benefica. Pur tuttavia ciò è stato ammesso per alcune malattie infettive. La piretoterapia viene infatti praticata in alcune infezioni, sostenute da germi poco resistenti alle temperature di 41-42° C, proprio in base al concetto che la ipertermia crei condizioni sfavorevoli allo sviluppo dei microrganismi. Sembra però che la utilità della piretoterapia nelle malattie infettive debba attribuirsi prevalentemente alla sua azione stimolante nei confronti di svariati meccanismi immunitarî (produzione di anticorpi, fagocitosi, potere battericida, ecc.).
Le profonde modificazioni del metabolismo, che si verificano nella febbre, le quali portano ad una esaltazione dei processi ossidativi ed a notevoli variazioni dei più complessi equilibrî umorali e tessutali (v. febbre, XIV, p. 922) possono farci intuire, se non comprendere chiaramente, la influenza che il processo febbrile esercita sul ricambio nel corso delle più varie malattie.
L'azione della febbre può essere utile in certi processi morbosi e dannosa in altri. Dalla valutazione di questa utilità e di questo danno scaturiscono le indicazioni e le controindicazioni della piretoterapia.
Le principali indicazioni sono: malattie infettive acute e croniche, affezioni reumatiche, malattie allergiche, malattie del sistema nervoso. Le due controindicazioni principali sono: esistenza di processi tubercolari attivi o riattivabili, presenza di alterazioni cardiovascolari.
La provocazione della febbre a scopo terapeutico può effettuarsi con i mezzi più diversi, tutti riconducibili a quattro modalità fondamentali. 1) Inoculazione di microrganismi patogeni viventi; 2) Inoculazione di microrganismi uccisi o di sostanze di derivazione batterica; 3) Inoculazione di sostanze chimiche varie, non derivate da microrganismi; 4) Procedimenti elettrofisici. Alla prima categoria appartengono numerosi microrganismi, come il plasmodio della malaria, la spirocheta della febbre ricorrente, quella del Sodoku, la rickettsia della febbre delle Montagne Rocciose, il Treponema hispanicum, ecc. Il Plasmodium vivax, agente della malaria terzana benigna, è quello più comunemente usato e si dà il nome di malarioterapia al relativo procedimento terapeutico. Introdotta da Wagner v. Jauregg (XXXV, p. 632) nella cura della paralisi progressiva la malarioterapia costituisce una grande conquista terapeutica. La cura si effettua di solito con una decina di accessi febbrili; già prima degli ultimi accessi di solito si nota il miglioramento, che si accresce poi dopo terminata la cura.
La seconda categoria di sostanze è costituita da germi uccisi (vaccini) e da proteine di origine batterica. Numerosi sono i vaccini adoperati per la piretoterapia; fra i più comunemente usati ricordiamo il vaccino antitifico e quello preparato con il bacillo di Ducrey. Vi sono poi moltissime sostanze ad azione piretogena che non derivano da microrganismi. Ricordiamo fra le più note il latte, il peptone, il nucleinato di sodio, lo zolfo.
Un ultimo procedimento per provocare la febbre consiste nell'impiego di mezzi fisici. Si ottiene con i bagni surriscaldati o per mezzo delle onde corte una elevazione della temperatura corporea, che può giungere fino a 40-41° C. Queste ipertermie, provocate da mezzi fisici, non sono esattamente comparabili con la febbre spontanea o con quella artificialmente indotta per mezzo di agenti batterici o sostanze chimiche; tuttavia hanno trovato largo impiego nella pratica clinica della piretoterapia.