Pipolo
Nome d'arte di Giuseppe Moccia, sceneggiatore e regista cinematografico e televisivo, nato a Viterbo il 22 giugno 1931. In coppia con Franco Castellano, costituì fin dagli anni Cinquanta un tandem capace di costruire, con grande senso del ritmo e della gag, formule comiche di sicura presa sul pubblico.
Incontratisi nella redazione del bisettimanale satirico "Marc'Aurelio", dopo aver affinato il mestiere nel teatro di rivista, i due applicarono la stessa formula a una lunga serie di copioni cinematografici scritti tra la fine degli anni Cinquanta e tutti gli anni Sessanta (a cominciare da Marinai, donne e guai, 1958, di Giorgio Simonelli), inventando situazioni e personaggi basati su un umorismo facile e popolare, talvolta dichiaratamente da caserma, che modellava un cinema di evasione sulla capacità di rispecchiare, nel bene e nel male, il qualunquismo, la faciloneria, l'ipocrisia, il gallismo di un'Italia indulgente verso i propri vizi. La coppia scrisse per attori depositari della tradizione del varietà come Aldo Fabrizi e Totò (Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi e Signori si nasce diretti entrambi da Mario Mattoli nel 1960; Tototruffa '62, 1961, di Camillo Mastrocinque; Totò di notte n. 1, 1962, di Mario Amendola), ma contribuì anche a un cinema in cui la satira di costume era più graffiante, a fianco di registi come Luciano Salce (Il federale, 1961; La voglia matta, 1962; Le monachine, 1963; Slalom, 1965) e Dino Risi (Il giovedì, 1964), o al servizio di attori dalla comicità più sfaccettata come Ugo Tognazzi, Walter Chiari, Vittorio Gassmann.
Successivamente, a cominciare da La feldmarescialla con Rita Pavone e Arriva Dorellik con Johnny Dorelli (entrambi di Steno e del 1967), e poi con Il prode Anselmo e il suo scudiero (1972) di Bruno Corbucci con Alighiero Noschese, P., sempre in coppia con Castellano, traspose sul grande schermo la formula del varietà televisivo, orientandosi verso un filone di sfruttamento cinematografico della popolarità di personaggi legati ai mass media (televisione, radio, musica leggera). Esemplare in tal senso fu la serie di film diretti in coppia e interpretati da Adriano Celentano (Zio Adolfo, in arte Führer, 1978; Mani di velluto, 1979; Il bisbetico domato, 1980; Asso e Innamorato pazzo, entrambi del 1981; Il burbero, 1986) che, oltre a costituire un fenomeno di alti incassi, ridefinirono la figura del cantante modellandola sulla tipologia scanzonata ed eclettica dei personaggi da sophisticated comedy e adattando archetipi teatrali classici a situazioni moderne. Il modello della commedia alla Frank Capra, trasposto in un orizzonte di provincia italiana è presente anche nei film che la coppia concepì su misura per la comicità bislacca e ingenua di Renato Pozzetto (Mia moglie è una strega, 1980; è arrivato mio fratello, 1985). La costruzione a sketch, l'umorismo facile e la coralità di personaggi interpretati da comici popolari hanno caratterizzato anche i successivi prodotti di successo della coppia: Grand Hotel Excelsior (1982), College (1984), Grandi magazzini (1986), Saint Tropez Saint Tropez (1992), Panarea (1997, diretto dal solo P.). Parallelamente al cinema, e con uguale disinvoltura, P., ancora affiancato da Castellano, ha contribuito come autore a molti varietà e prodotti seriali televisivi.