PIPINO III il Breve
III Nel 741, poco prima della sua morte, Carlo Martello divise il regno tra i due suoi figli legittimi, Carlomanno e Pipino. A quest'ultimo toccò la Borgogna, la Neustria e la Provenza. I due fratelli portarono insieme il titolo di "maiores palatii" o "duces et principes Francorum" e si dedicarono principalmente alle operazioni militari, tra le quali sono da ricordare quella contro il loro fratellastro Grifone, che fecero prigioniero (741), quelle contro Unaldo duca d'Aquitania (742-745), e le altre contro Odilone di Baviera, che si sottomise nel 744, e i Sassoni (743-44). Nel 747 Carlomanno abdica, e Pipino diviene il solo arbitro del regno: a completare la sua autorità non manca ormai che il solo titolo di re. Allora egli, esente da ogni preoccupazione esteriore, poiché s'era liberato di Grifone e degli ultimi nemici rimasti nelle due spedizioni germaniche del 748-49, invia un'ambasciata a papa Zaccaria chiedendo il suo parere. Avuta una risposta favorevole, convoca a Soissons nel novembre 751 un'assemblea del popolo franco, dalla quale si fa eleggere re. Il merovingio Childerico III, che P. stesso e Carlomanno avevano elevato al trono nel 743, è deposto e rinchiuso in un monastero. La tradizione vuole che P. sia stato consacrato per mano di S. Bonifacio; ma non molto tempo dopo egli doveva ricevere un attestato ancora più grande del favore della Chiesa romana. lnfatti il nuovo papa Stefano II (III) (v.) aveva deciso d'invocare l'aiuto di P. contro i Longobardi, e a tale scopo s'era messo in viaggio per la Francia. Il papa e P. s'incontrarono a Ponthion il 6 gennaio 754 e si giurarono mutua assistenza: nella primavera P. convocò delle assemblee, nelle quali fu decisa la spedizione in Italia, e da parte sua il papa, qualche mese più tardi, unse e consacrò solennemente il re, con la regina Bertrada e i figli, e lo insignì della dignità di "patrizio dei Romani" (Saint-Denis, 28 luglio 734).
La dinastia carolingia era così legittimata agli occhi della cristianità. P. mantenne la sua parola: sceso in Italia due volte, nel 754 e nel 756, batté Astolfo re dei Longobardi e donò alla Chiesa i territorî ch'essa reclamava, dando così inizio al dominio temporale del papato. Ultime guerre di P. furono quella contro i Sassoni (758) e quella contro l'Aquitania, che durò dal 760 al 768 e terminò con la morte del duca Waifer e l'incorporazione del paese nel regno franco. P. morì a'Saint-Denis il 24 settembre 768 all'età di cinquantaquattro anni; autore anche di varie riforme istituzionali ed ecclesiastiche, egli è da considerarsi il vero fondatore della potenza franca, elevata poi da Carlomagno al suo massimo fastigio.
Bibl.: I principali lavori che riguardano l'esposizione, la critica e l'edizione delle fonti sono: J. F. Böhmer-E. Mühlbacher-J. Lechner, Die Regesten des Kaiserreichs unter den Karolingern (751-918), 2ª ed., Innsbruck 1899-1908; E. Mühlbacher, Die Urkunden Pippins, Karlmanns und Karls des Grossen, in Mon. Germ. Hist., Dipl. Karol., II, Hannover 1906; G. Monod, Études critiques sur les sources de l'histoire mérovingienne, voll. 2, Parigi 1872 e 1885; id., Ét. crit. sur les sources de l'hist. carol., ivi 1898 (formano rispettivamente i fascicoli 8, 63 e 119 della Bibl. de l'Éc. des Hautes Études). Tra i lavori storici più importanti ricordiamo quello, generale, di E. Mühlbacher, Deutsche Geschichte unter den Karolingern, Stoccarda 1896, e quelli di carattere più monografico di H.E. Bonnell, Die Anfänge des karolingischen Hauses, Berlino 1866; di H. Hahn, Jahrbücher des frankischen Reichs (741-62), ivi 1863; e di L. Oelsner, Jahrbücher des frankischen Reichs unter König Pippin, Lipsia 1871.
Della vastissima bibliografia riguardante le relazioni tra P. III e la Chiesa romana ricorderemo soltanto E. Caspar, Pippin und die römische Kirche, Berlino 1914, e C. Rodenberg, Pippin, Karlmann und Papst Stephan II. (Hist. Stud., quad. 152), Berlino 1923.