RAJNA, Pio
RAJNA, Pio. – Nacque a Sondrio l’8 luglio 1847, da Eugenio Paolo e da Costanza Simonetta; il fratello minore, Michele (v. la voce in questo Dizionario) fu un importante astronomo.
Dopo gli studi liceali, nel 1864 vinse il concorso di ammissione alla Scuola normale superiore di Pisa dove, negli anni 1864-68, fu allievo di Alessandro D’Ancona, Emilio Teza e Domenico Comparetti, conseguendo il diploma di licenza nel giugno del 1868 (con un lavoro su I poemi e romanzi cavallereschi italiani dalle origini all’età del Pulci e del Boiardo) e la laurea in lettere, discutendo una tesi sul confronto tra la Medea di Seneca e quella di Euripide (poi pubblicata, Piacenza 1872).
Nominato il 29 novembre 1868 professore reggente di letteratura latina e greca al liceo Muratori di Modena, divenne titolare al liceo Parini di Milano il 13 settembre 1872, finché, su volontà di Graziadio Isaia Ascoli, il 1° dicembre 1873 fu nominato professore straordinario di letterature romanze, insegnamento appena istituito, presso l’Accademia scientifico-letteraria di Milano e poi, dal 18 maggio 1879, professore ordinario di storia comparata delle lingue e letterature neolatine (così la denominazione dell’insegnamento che la riforma del ministro della Pubblica Istruzione Ruggiero Bonghi del 1875 aveva introdotto nelle principali università italiane).
Passò, infine, all’Istituto di studi superiori di Firenze il 27 settembre 1883, dove insegnò fino al collocamento a riposo, il 20 luglio 1922, e dove due anni più tardi, il 20 luglio 1924, ottenne la nomina a professore emerito.
Come si evince già dal lavoro per il diploma della Normale, promosso e incoraggiato da D’Ancona, i primi studi di Rajna si orientarono intorno a un tema cardine e costante della sua produzione: la ricerca delle origini della materia cavalleresca, epica e romanzesca, attraverso il metodo comparativo nelle letterature romanze, una capillare ricostruzione dei rapporti tra gli antichi poemi francesi e la letteratura cavalleresca italiana. Dopo il ritrovamento del cosiddetto ‘Orlando laurenziano’, un cantare cavalleresco in cui individuò la fonte del Morgante (La materia del Morgante in un ignoto poema cavalleresco del sec. XV, in Il Propugnatore, II (1869), pt. 1ª, pp. 7-35, 220-252, 353-384) e alcuni lavori sui cantari (una «vera e propria professione di ortodossia ai principi del metodo storico sono i criteri premessi al Rinaldo da Montalbano del 1870», Carteggio Rajna-Salvioni, a cura di C.M. Sanfilippo, 1979, p. 11; e inoltre La Rotta di Roncisvalle nella letteratura cavalleresca italiana, in Il Propugnatore, IV (1871), poi in P. Rajna, Scritti di filologia…, I, 1998, pp. 190-369; La Sala di Malagigi. Cantare cavalleresco, Imola 1871), pubblicò il voluminoso Le fonti dell’Orlando Furioso. Ricerche e studii (Firenze 1876; poi in ed. riv. e ampl., Firenze 1900; infine, accresciuto di inediti, a cura e con presentazione di F. Mazzoni, Firenze 1975), opera fondamentale, oltre che esemplare del metodo, con cui il «Rajna delle Fonti dell’Orlando Furioso resta comunque centrale nella nostra cultura» (cfr. Segre, in P. Rajna, Scritti di filologia e linguistica..., a cura di G. Lucchini, 1998, p. XXIII, il quale rivendica i meriti critici di Rajna e l’anticipazione da lui operata di metodi di analisi formulati e accolti oltre mezzo secolo dopo di lui).
Connesso con quel filone di ricerca, Rajna perseguì le sue indagini, comparative e ricostruttive, sul versante d’Oltralpe, approdando a un altro caposaldo con cui divenne studioso noto e riconosciuto in Europa, le Origini dell’epopea francese (Firenze 1884; rist. anast., Firenze 1956).
Frutto di alcuni anni di lavoro che risaliva, come chiarì Rajna stesso nella prefazione al volume, ad alcune lezioni di letteratura provenzale tenute nel 1877, vi viene indagato il rapporto tra canti epici e tradizioni storiche e vengono individuati in archetipi germanici i tratti in comune tra le epopee germanica e francese.
A quest’ultimo ramo d’indagine si collega peraltro quello sul filone italico nell’area franco-veneta: Rajna individuò nei poemi francoveneti del codice Marciano XIII (La Geste Francor di Venezia, ed. in facsimile, Milano-Roma 1925) l’anello di congiunzione tra la letteratura cavalleresca francese e le narrazioni toscane, in verso e in prosa, del secolo XV (Ricerche intorno ai “Reali di Francia”, Bologna 1872). Alle indagini della materia epica affiancò ricerche più capillari, topografiche e storiche (Un’iscrizione nepesina del 1131, s.l. [ma Firenze] 1886-1887; Contributi alla storia dell’epopea e del romanzo medievale, pubblicato a puntate in vari numeri di Romania tra il 1885 e il 1897), a volte in conflitto con le idee vulgate: in particolare fu nota la sua posizione polemica (metodologica) nei confronti di un altro romanista importante, Joseph Bédier, al cui rivale, Gaston Paris, Rajna era più vicino (Una rivoluzione negli studî intorno alle ‘Chansons de geste’, in Studi medioevali, III (1910), pp. 331 ss.). Tutti quei lavori minuti attengono perfettamente al metodo erudito e storico, che con Rajna acquistava anche salde basi filologiche: «Le indagini-satellite, i corollari minuziosi che accompagnano la trattazione del problema principale, sono una delle caratteristiche salienti del suo metodo di chiara ascendenza storico-danconiana» (Carteggio Rajna-Salvioni, cit., p. 11); metodo che tuttavia lo espose a critiche severe, come se i due lavori principali, Le fonti e Le origini, ancorché corposi e densissimi, nascessero più «per associazione di particolari che per ampi sguardi d’insieme» (Ruggieri, 1969, p. 546); e del resto severo e liquidatorio fu il giudizio di Benedetto Croce e della scuola crociana sull’opera di mera erudizione di Rajna, considerato tipico rappresentante del positivismo (p. 554).
Coltivò molti progetti di ampio respiro e lungimiranti, ma che rimasero incompiuti, come si ricava dalle ricchissime carte conservate nel Fondo Rajna presso la Biblioteca Marucelliana di Firenze.
«Né pare casuale che il Rajna sia autore di soli due libri organici, entrambe opere della giovinezza e della prima maturità […]. La coerenza interna della sterminata bibliografia successiva di un lavoratore così assiduo fino a tarda età è assicurata a posteriori più dal suo tenace abbarbicarsi ai grandi temi delle ricerche giovanili, seguite da un’ininterrotta serie di verifiche filologiche minute e particolari, che da uno sforzo intenzionale di sintesi dell’enorme materiale oggetto di tante analisi puntuali» (Pio Rajna-Francesco Novati. Carteggio (1878-1915), a cura di G. Lucchini, 1995, p. III).
Tra i progetti incompiuti si distinguono quelli sulla storia della letteratura provenzale, sulla storia del serventese e in particolare anche un profilo storico del romanzo cavalleresco in Italia oggetto di vari corsi universitari e perseguito con la stampa di vari tasselli (Due frammenti di romanzi cavallereschi, in Rivista di filologia romanza, I (1873), 3, pp. 163-178; Il Cantare dei Cantari, in Zeitschrift für romanische Philologie, II (1878), pp. 220-254, 419-437; I ‘Rinaldi’ o i cantastorie di Napoli, in Nuova Antologia, 15 dicembre 1878, pp. 557-579), senza approdare però a un panorama complessivo (ma frammentario: I cantari di Carduino, Bologna 1873; La novella boccaccesca del Saladino e di Messer Torello, in Romania, VI (1877), pp. 359-368; La versione in ottava rima del ‘Libro dei Sette Savi’, Bologna 1880).
Altro cardine importante degli interessi di Rajna, soprattutto filologici, fu l’opera di Dante: già nel 1872 curò il testo della Vita Nuova per l’edizione commentata da D’Ancona (Pisa 1872); da allora non abbandonò i lavori filologici e di commento all’opera dantesca (Per la data della “Vita Nuova” e non per essa soltanto, in Giornale storico della letteratura italiana, 1885, vol. 6, pp. 113-162; La Genesi della “Divina Commedia”, in La vita italiana nel Trecento, I-III, Milano 1892, II, pp. 228-268) che culminano nell’edizione critica del De vulgari eloquentia nella collana delle opere dantesche promossa dalla Società dantesca italiana (Il trattato “De vulgari Eloquentia” di Dante Alighieri, Firenze 1896; rist. Milano 1965; editio minor, 1897 e 1907), lavoro importante per il metodo lachmanniano applicato con rigore tra i primi nella pratica ecdotica italiana prima dell’edizione critica della Vita Nuova di Michele Barbi (1907).
Al trattato dantesco Rajna continuò a dedicare vari contributi (Approcci per una nuova edizione del “De vulgari Eloquentia”, in Studi danteschi, XIV (1930), pp. 5-76), mentre approfondiva alcuni aspetti della storia della lingua italiana: Una canzone di maestro Antonio da Ferrara e l’ibridismo del linguaggio nella nostra antica letteratura, in Giornale storico della letteratura italiana, 1889, vol. 13, pp. 1-36; I più antichi periodi risolutamente volgari nel dominio dell’italiano, in Romania, XX (1891), pp. 385-402; L’iscrizione degli Ubaldini e il suo autore, in Archivio storico italiano, s. 5, 1903, vol. 31, pp. 1-70; Le origini della lingua italiana, una conferenza del 1891 (pubbl. in Gli albori della vita italiana, I-III, Milano 1890-91, III, pp. 344-384; poi inserita nel Manuale della letteratura italiana di D’Ancona e Orazio Bacci, I, Firenze 1892, pp. 9-17). In un suo importante breviario di metodo, I testi critici, propose un’ottima sintesi di critica testuale, che trovò poi collocazione nell’Avviamento allo studio critico delle lettere italiane di Guido Mazzoni (Firenze 1907, pp. 995-1004).
Accanto a tali ambiti principali, altre delle quasi 400 pubblicazioni di Rajna riguardano il provenzale e il francese antico (l’edizione del frammento della Biblioteca apostolica Vaticana del Saint Alexis, 1929, accompagnato da uno studio illustrativo), storie ed etimologie di parole («contrastare», «contastare tosto», «rità», «reda», «Napoleone», «tennis», «tomar», «por» e via enumerando), l’opera di Giovanni Boccaccio (L’episodio delle questioni d’amore nel “Filocolo” del Boccaccio, in Romania, XXXI (1902), pp. 28-81; Le origini del Certame coronario, in Scritti varî di erudizione e di critica in onore di R. Renier, Torino 1912, pp. 1027-1056), la dialettologia e le tradizioni popolari (Concetto e limiti della letteratura popolare, poi in Atti del I Congresso nazionale delle tradizioni popolari… 1929, Firenze 1930, pp. 41-47), la latinità medievale (tra cui alcuni lavori sul Petrarca latino del De vita solitaria e del De sui ipsius et multorum ignorantia), le corti italiane e la questione della lingua (La lingua cortigiana, Torino 1901).
Coinvolto nelle varie vicende accademiche che dall’istituzione dell’insegnamento oggi considerato di filologia romanza videro Rajna contrapporsi anche al maestro della dialettologia italiana, Ascoli (Lubello, in corso di stampa), egli stesso volle tratteggiarne una rapida cronistoria, dopo un primo intervento del 1878 nella Nuova Antologia, in Letterature neolatine e ‘Medioevo universitario’ (ibid., 1° novembre 1920, pp. 52-56).
Al principio del secolo Rajna partecipò, inoltre, in qualità di presidente della sezione di filologia e linguistica della Società italiana per il progresso delle scienze, all’avvio di un Atlante dialettologico italiano guidando la commissione, tra il 1908 e il 1910, impegnata in un progetto che tuttavia, almeno in quella fase, non dette esiti (Carteggio Rajna-Salvioni, cit., pp. 22-42; Timpanaro, 1980, pp. 50-63).
Delle numerose collaborazioni a riviste italiane e straniere si ricordino almeno quelle alla Nuova Antologia, a Romania, al Marzocco, all’Archivio storico italiano. Tra le varie attività che accompagnarono l’impegno accademico vanno menzionate quella di membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (8 giugno 1893 - 31 maggio 1897) e quella di senatore a vita del Regno d’Italia (fu nominato il 16 ottobre 1922).
Morì a Firenze il 25 novembre 1930.
Fu membro e socio di numerose istituzioni e accademie fra cui: l’Accademia delle scienze di Torino, l’Accademia nazionale dei Lincei, la Società reale di Napoli, l’Accademia della Crusca di Firenze (di cui fu anche presidente: 1924-30); fu tra i soci fondatori della Società dantesca italiana (31 luglio 1888). Fu nominato, infine, cavaliere e poi grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia, nonché cavaliere, poi ufficiale e quindi commendatore dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Opere. Scritti di filologia e linguistica italiana, a cura di G. Lucchini, con premessa di F. Mazzoni e introduzione di C. Segre, I-III, Roma 1998.
Fonti e Bibl.: G. Mazzoni, P. R., in Archivio storico italiano, s. 7, XIII (1930), pp. 159 ss.; M. Casella, P. R., in Civiltà moderna, III (1931), 5, pp. 3-34; F. Borroni, Le carte Rajna della Biblioteca Marucelliana: catalogo e bibliografia, Firenze 1956; R.M. Ruggieri, P. R., in Letteratura italiana (Marzorati), I critici, a cura di G. Grana, I, Milano 1969, pp. 543-564; Carteggio Rajna - Salvioni, a cura di C.M. Sanfilippo, Pisa 1979; S. Timpanaro, Il carteggio Rajna - Salvioni e gli epigoni di Graziadio Isaia Ascoli, in Belfagor, XXXV (1980), pp. 45-67; P. R. e le letterature neolatine, Atti del Convegno internazionale di studi, Sondrio… 1983, a cura di R. Abardo, Firenze 1993 (con bibliografia di Rajna, pp. 173-206); P. Rajna - Francesco Novati. Carteggio (1878-1915). Tra filologia romanza e mediolatina, a cura di G. Lucchini, Milano 1995; M. Casella, R. P., in Enciclopedia Italiana, XXVIII, Roma 1935, pp. 790 s.; Carteggio G.I. Ascoli - Francesco D’Ovidio, a cura di S. Lubello (in corso di stampa).