GARELLI, Pio Nicola
Figlio del medico bolognese Giovanni Battista (1649-1732), nacque a Bologna nel 1670, e ivi ricevette la sua prima educazione nel collegio Poeti (Fantuzzi, p. 61). Studiò quindi medicina alla scuola del Mini e, compiuto il corso degli studi, si addottorò in filosofia e medicina nell'Archiginnasio bolognese il 26 marzo 1695. Raggiunto a Vienna il padre, che nel frattempo era stato nominato archiatra dell'imperatore Leopoldo, il G. divenne a propria volta medico dell'arciduca Carlo, il quale, apprezzandone ben presto il carattere sincero e avulso da ogni forma di avidità e di adulazione, decise di farne anche il proprio consigliere fidato (cfr. Braubach, 1950, pp. 366 ss.). Quindi seguì Carlo, ora re Carlo III, nel suo Regno di Spagna; il G. si recò, nel 1705, in Portogallo, ove ebbe modo di guarire il sovrano portoghese, ottenendo in cambio, quale segno di gratitudine, un dono del valore di 50.000 fiorini, l'investitura a cavaliere dell'Ordine di Cristo, nonché - sempre secondo il Fantuzzi - una pensione annua di "mille Lisbonine", di cui godette fino alla morte.
Secondo Simeoni il G. avrebbe ricoperto l'incarico di lettore prima di logica e successivamente di medicina pratica straordinaria presso l'Ateneo bolognese, che lo avrebbe nominato poi, dal 1719 al 1739, alla cattedra di medicina teorica sopraordinaria.
Morto l'imperatore Giuseppe I nel 1711, il G. divenne consigliere di gabinetto di Carlo (ora neoeletto imperatore Carlo VI), nonché conte e, dal 1713, protomedico dell'imperatore; questi, infine, nel 1723 gli conferì l'incarico di primo bibliotecario e archivista della Biblioteca Palatina, in luogo di mons. Giovanni Benedetto Gentilotti, conte di Engelsbrunn.
Frattanto, nel 1720, il G. venne accolto dall'Accademia de' Curiosi della natura (Biografia universale antica e moderna, Venezia 1825, XXIII, p. 209) con il nome di Calligene.
Non pubblicò altro che una dissertazione, De vivipara generatione scepsis (Vienna 1696), che firmò con il nome del dottor G.G. Sbaraglia, suo professore, e alcune lettere sparse in diverse raccolte. Il Fantuzzi, tuttavia, ricorda che fu dato alle stampe anche un suo discorso, pronunciato mentre era alunno nel collegio Poeti e intitolato Gare della fatica, e della quiete ne' Liminari della Virtù. Problema introdotto dalli Durabili nel Collegio Panolino di Bologna l'anno 1670.
Il G. fu uomo di grande cultura, come testimonia anche la ricca biblioteca privata da lui costituita, in cui trovarono posto, tra gli altri tesori letterari, molte opere storiche, politiche e giuridiche dell'amico e corrispondente Lodovico Antonio Muratori, nonché numerosi testi giansenistici (su cui Denis, Einleitung in die Bücherkunde, II, p. 107). Di questa biblioteca, 1932 volumi scelti furono lasciati in eredità dal G. all'imperatore perché andassero a integrare il tesoro letterario della Biblioteca Palatina, mentre i restanti rimasero all'unico figlio maschio Giovanni Battista. Questi però non gli sopravvisse a lungo, dal momento che morì, a soli 22 anni, il 15 sett. 1741, lasciando la biblioteca paterna in legato a uso pubblico con un capitale di 10.000 fiorini per mantenerla. Essa fu quindi unita, nel 1746, a quella del Collegio Teresiano, e il gesuita Michael Denis, che ne fu il direttore all'epoca di Maria Teresa, ne celebrò poi le "meraviglie" nella sua opera in due volumi, edita in Vienna nel 1780, Die Merkwürdigkeiten der k.k. Garellischen öffentlichen Bibliothek am Theresianum.
Lasciata l'Italia, il G. acquistò in breve tempo una posizione preminente nella società colta della capitale asburgica, al punto che si è giunti a definirlo "per così dire il Papa della Repubblica degli eruditi viennese" (Braubach, 1950, p. 367).
Fece parte del gruppo di intellettuali che si riunivano attorno al principe Eugenio di Savoia e fu un convinto sostenitore del giansenismo e della sua linea riformistica, tanto da venirne considerato il capo indiscusso in Vienna.
Fu inoltre amico di alcuni tra i maggiori letterati e giuristi del suo tempo, tra cui il Muratori, Apostolo Zeno, Pietro Giannone, ai quali offrì spesso ospitalità e protezione in Vienna, procurando che fossero conosciuti e apprezzati anche a corte.
Del suo mecenatismo offre una prima eloquente testimonianza il Giannone, allorché ricorda nella sua autobiografia (pp. 86 ss.) di essere riuscito nel 1724 proprio tramite l'intermediazione del G. a sottoporre all'imperatore, a cui l'opera era dedicata, la sua Istoria civile di Napoli onde ottenerne plauso e protezione e così sottrarsi alle critiche calunniose ripetutamente avanzate dai suoi nemici. Quando poi l'abate Ruelin accusò lo storico di aver sottratto un raro manoscritto dell'imperatore Federico II dalla Biblioteca cesarea, il G. non soltanto smentì l'accusa mostrandone, nella sua qualità di bibliotecario, l'assoluta infondatezza, ma chiese anche per il Giannone la solidarietà di colleghi come Nicolò Forlosia (custode della Biblioteca Palatina) e di amici come Apostolo Zeno. Anche Montesquieu ebbe modo di incontrare più volte a Vienna il G. (Shackleton, pp. 112 s.).
Non si dimentichi, infine, la lettera scritta dal G. al Muratori in data 10 febbr. 1725: essa informa che il G. si era rivolto al Forlosia e allo stesso Giannone per ottenere cronache sul Regno di Napoli da inserire nei Rerum Italicarum Scriptores e offre così una prima testimonianza del vincolo collaborativo che unì per lungo tempo l'erudito modenese al Garelli.
E invero, in quegli anni fu sovente grazie alla sollecita mediazione del G. che il Muratori poté reperire alcuni testi preziosi da utilizzare per la stesura dei suoi Rerum: ciò si dica per il codice P. 861, Ottonis de Sancto Blasio, Chronicon quod est appendix ad libros O. Frisingensis (cfr. L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., VI, Mediolani 1725, pp. 631-633 e 863), per il manoscritto dell'abate E. Nigello, Carmen elegiacum de rebus gestis Ludovici Pii Augusti (cfr. II, pars altera, ibid. 1726, pp. 1-83) e per gli Annales Lambeciani, nella edizione di Pietro Lambecio, che lo seguono.
Fu poi tramite il G. che il Muratori ricevette in dono dall'imperatore, in cambio dell'omaggio del trattato Della carità cristiana a lui dedicato nel 1723, una collana d'oro con la medaglia del sovrano, pervenutagli a mezzo del padre Sebastiano Paoli da Lucca, che si era recato a predicare la quaresima in Vienna.
Negli anni 1725-26, dunque, i rapporti tra i due furono intensissimi, come testimoniano anche le venti lettere del G. al Muratori conservate nella Biblioteca Estense di Modena, nonché quella edita nei Rerum Italicarum Scriptores in prefazione al trattato del Nigello. Per quanto concerne, invece, la corrispondenza del Muratori all'archiatra bolognese, è tuttora rinvenibile una sola lettera del 1725. Accenni al G. sono tuttavia frequentissimi nella corrispondenza muratoriana, soprattutto in quella con Nicolò Forlosia, Giuseppe Riva, Giuliano Sabbatini, Domenico Brichieri Colombi (cfr. L.A. Muratori, Epistolario, XIV, Indice, Modena 1922, p. 6003).
Sono poi sempre del 1726 tre lettere - rispettivamente del 18 settembre, di fine ottobre e del 21 dicembre - in cui il G. parla della dissertazione De novo Legum Codice instituendo, nel cui esordio il Muratori ricorda appunto le cortesie ricevute dall'imperatore per il tramite del suo archiatra. Dalle tre missive si apprende che il De Codice Carolino (la cui versione definitiva, morto Carlo VI nel 1740 e salito al trono pontificio nello stesso anno Benedetto XIV Lambertini, sarà più tardi dedicata al papa) era in quei mesi già pronto per essere inviato all'imperatore a Vienna proprio tramite il Garelli.
Se dunque le opere dell'erudito modenese godettero del favore della corte asburgica fu anche grazie al G., il quale poi, insieme all'amico Giannone, ne favorì la diffusione negli ambienti culturali tedeschi anche attraverso la corrispondenza con eruditi della statura di Christian Wolff (cfr. Vienna, Österr. National Bibliothek, cod. 9337u).
Fu, infine, il G. ancora ad assumere alla Palatina, nel 1729, Gottfried Philipp Spannagel, studioso dei diritti imperiali su Parma, Piacenza e la Toscana, difensore di Carlo VI contro una gesuitica esaltazione di Clemente XI, attento conoscitore dei Rerum muratoriani e dell'Istoria giannoniana, destinato a diventare lo storiografo di Maria Teresa; a lui il G. affidò, tra l'altro, l'incarico di esaminare il Catalogo manoscritto in quindici tomi dei codici latini della Biblioteca Palatina redatto dal suo predecessore Gentilotti, in vista di una eventuale pubblicazione.
La posizione di prestigio raggiunta a corte e la considerazione di cui il G. godette nella società viennese della prima metà del Settecento non gli fecero comunque mai dimenticare la sua patria d'origine, a favore della quale egli intercedette nel 1735 presso Carlo VI allorché le truppe imperiali, per la guerra contro gli Spagnoli, si erano acquartierate nel territorio di Bologna, causando gravi disagi al centro urbano. Su richiesta del Senato cittadino, dunque, il G. indusse l'imperatore a ritirare le sue truppe con tre mesi di anticipo rispetto alla previsione del Consiglio di guerra: il Senato, in segno di riconoscenza, lo nominò allora lettore eminente dello Studio bolognese e coniò per lui una medaglia con il suo busto e il suo nome incisi sulla faccia anteriore e con una frase celebrativa sul retro (Fantuzzi, p. 62).
Il G. morì in Vienna il 21 luglio 1739.
Fonti e Bibl.: Corrispondenze di G.B. Garelli e del figlio Pio Nicola con gli Estensi in Archivio di Stato di Modena, Particolari: Garelli. Per quanto concerne il carteggio con L.A. Muratori, le 20 lettere del G. (1 del 1724, 7 del 1725, 9 del 1726, 1 del 1730, 1 del 1731, 1 del 1732) sono conservate presso la Biblioteca Estense di Modena, Archivio Soli-Muratori, filza 65, f. 24: Garelli Pio Nicola. Del vasto epistolario del Muratori al G. è stata, invece, rinvenuta una sola lettera, edita in Epistolario di L.A. Muratori, VI, (1722-1727), a cura di M. Campori, Modena 1903, n° 2399; L.A. Muratori, Scritti giuridici complementari del trattato del 1742 "Dei difetti della giurisprudenza", a cura di B. Donati, Modena 1942, pp. 15, 56-59, 73-75; Id., Scritti politici postumi, a cura di B. Donati, Bologna 1950, pp. XI s., XXV-XXVIII; P. Giannone, La vita di Pietro Giannone, a cura di S. Bertelli, Torino 1977, I, pp. 86 ss.; II, pp. 172 ss.
G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, IV, Bologna 1724, pp. 61-63; M. Denis, Einleitung in die Bücherkunde, Wien 1777-78, I, p. 207; II, p. 107; Id., Die Merkwürdigkeiten der k.k. Garellischen öffentlichen Bibliothek am Theresianum, Wien 1780; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Österreich, Wien 1859, pp. 89 s.; G. Bertoni, Muratoriana, in Rivista storica italiana, n.s., XL (1923), pp. 20 s.; H. Benedikt, Das Königreich Neapel unter Kaiser Karl VI, Wien 1927, pp. 383, 387, 546, 551, 562; C. Frati, Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani. Dal sec. XIV al XIX, a cura di A. Sorbelli, Firenze 1933, p. 250; B. Donati, Lodovico Antonio Muratori e la giurisprudenza del suo tempo, Modena 1935, pp. 122-125, 146-148; F. Nicolini, Uomini di spada di Chiesa di toga di studio ai tempi di Giambattista Vico, Milano 1942, ad ind.; E. Winter, Der Josefinismus und seine Geschichte. Beiträge zur Geistesgeschichte Österreichs 1740-1848, Brünn-München-Wien 1943, pp. 33-36; L. Simeoni, Storia della Università di Bologna, Bologna 1947, II, pp. 132, 252; M. Braubach, Geschichte und Abenteuer. Gestalten um den Prinzen Eugen, München 1950, pp. 361, 366-369, 375-384; S. Bertelli, Erudizione e storia in Ludovico Antonio Muratori, Napoli 1960, pp. 409-411; R. Shackleton, Montesquieu, Oxford 1961, pp. 112 s.; G. Ricuperati, La difesa dei "Rerum Italicarum Scriptores" di L.A. Muratori in un inedito giannoniano, in Giornale storico della letteratura italiana, CXLII (1965), 3, pp. 388-409; M. Braubach, Prinz Eugen von Savoyen, IV-V, München 1965, ad ind.