MAGENTA, Pio
Nacque a Sedone, frazione di Zerbolò, in Lomellina, il 26 ott. 1771 dal fittabile Giuseppe e da Cristina Rognoni. Frequentato il ginnasio e il liceo a Pavia, conseguì il grado accademico di agrimensore e perito architetto; i suoi interessi, tuttavia, lo spinsero verso gli studi di medicina, mentre nel frattempo coltivava la poesia d'occasione e la traduzione di poeti latini. L'arrivo dei Francesi lo trovò esponente di quella giovane élite colta che, influenzata da alcuni accademici quali G. Rasori e G. Fontana, avrebbe prontamente aderito alle idee d'Oltralpe: il M. fu, infatti, protagonista dell'attività patriottica del triennio, animando il club della Società popolare costituita presso l'orto botanico e intenzionata a stabilire un più forte legame con la locale realtà accademica. Nominato nel 1797 commissario di polizia e responsabile unico della pubblica sicurezza del Dipartimento del Ticino, poi membro della direzione di Finanza dell'ex provincia Lomellina, dalle pagine dei due giornali giacobini pavesi - il Giornale del Ticino e La Lanterna di Diogene - il M. alimentò il dibattito politico con numerosi interventi volti a scuotere l'inerzia del pubblico cittadino e quindi fortemente polemici, sia che invocassero il risveglio dello "spirito militare nella Nazione", sia che criticassero la mondanità del clero; intanto la sua visione politica si spostava verso posizioni repubblicane unitarie.
Ritiratosi nel paese natale durante la reazione austro-russa e processato in contumacia, al ritorno dei Francesi il M. completò gli studi di medicina e iniziò poi la pratica medica a Milano sotto la guida di G. Locatelli. Fu tuttavia la sua breve ma significativa esperienza di funzionario quella che avrebbe finito per definirne il percorso professionale. Riunita la provincia di Novara alla Cisalpina, il M. fu infatti nominato capo divisione del commissario straordinario del Dipartimento dell'Agogna: a questo periodo risalgono le Ricerche storico-critiche sul debito pubblico e sulla carta moneta del Piemonte (Torino anno VIII [1800]). Eletto tra i notabili del Dipartimento per partecipare ai Comizi di Lione, fu qui membro di numerose commissioni e il 26 genn. 1802 fu ascritto al Collegio dei dotti con la qualifica di ingegnere. Sempre nel 1802, il vicepresidente F. Melzi d'Eril, che lo aveva conosciuto a Lione, decise di affidargli la sede prefettizia vacante del Basso Po con la qualifica di commissario straordinario; ma nel 1803 la sua carriera subì una brusca battuta d'arresto per il coinvolgimento - probabilmente per eccesso d'ingenuità - nel cosiddetto affare Ceroni: arrestato e detenuto a Milano tra marzo e aprile del 1803, il M., sospeso dall'impiego, scontò il silenzioso risentimento di Melzi che non accolse le sue ripetute suppliche di reintegrazione nell'impiego. Anche se ufficialmente scagionato dalla Consulta di Stato l'11 apr. 1803, il M. dovette attendere l'uscita di scena di Melzi per tornare ai vertici prefettizi del neonato Regno d'Italia sostituendo V. Brunetti, chiamato a Parigi da A. Aldini per gestire la segreteria di Stato, nella prefettura dell'Adige, che tuttavia gli venne ufficialmente assegnata solo il 20 marzo 1806. Superata l'emergenza dovuta all'abbandono di Brunetti, il M. fu comunque destinato al meno nevralgico Dipartimento del Bacchiglione (decreto del 19 luglio 1806). Avrebbe così trascorso gli anni successivi a Vicenza, sede ch'egli riteneva temporanea e che invece lo vide confermato nel 1809, impegnandolo sia sul piano pubblico, sia su quello privato.
Numerosi rapporti documentano la sua energica attività come prefetto a Vicenza: dai contrasti con il commissario di polizia e il podestà, al controllo del territorio del basso e dell'alto Vicentino, egli si trovò a gestire un'area più delicata di quanto stimato a Milano, come dimostrarono soprattutto le insorgenze antifrancesi ad Asiago, Schio e Valdagno, collegate all'avanzata austriaca dell'aprile 1809, che costrinse lo stesso M. a lasciare Vicenza insieme con l'armata del viceré Eugenio Beauharnais in ritirata. Promotore di opere pubbliche utili per l'economia del territorio (come la strada tra Schio e il Tirolo e quella tra Valdagno e Recoaro), oltre che di un liceo a Bassano del Grappa, il M. ottenne la stima dei cittadini di Vicenza, che restarono tuttavia in parte critici di fronte alle sue numerose acquisizioni immobiliari.
Nel frattempo, percorso il tradizionale cursus honorum con la nomina a cavaliere e poi a barone della Corona di ferro (decreto del 7 febbr. 1810) e inseritosi nei circoli della nobiltà vicentina in seguito al matrimonio con la nobile Marianna Caldogno, il M. poté continuare a coltivare la passione per le arti e la letteratura intrattenendo rapporti con esponenti della cultura veneta, tra i quali A. Canova e S. Stratico, che si aggiunsero a U. Foscolo, amico di vecchia data. Lasciata Vicenza nel novembre 1813 poco prima dell'arrivo degli Austriaci, alla caduta del Regno d'Italia il M., che la Reggenza aveva escluso dal reimpiego in quanto originario di territori scorporati, presentò ricorso contro il provvedimento, ma senza successo. Ritiratosi a Pavia, durante la Restaurazione fu probabilmente vicino agli ambienti liberali, tanto che F. Confalonieri nei suoi costituti lo indicò come membro del secondo centro lombardo dei Federati. Il 14 marzo 1821, dopo lo scoppio della rivoluzione piemontese, fu nominato da Carlo Alberto membro della Giunta provvisoria di governo, ma preferì dimettersi dall'incarico, senza però che ciò gli evitasse di essere coinvolto nel processo di Milano del 1823, nel quale fu oggetto di indagini e di un lungo interrogatorio rimasto senza conseguenze. La polizia tornò a interessarsi a lui nel 1833, nell'ambito del processo alla Giovine Italia lombarda. Tali precedenti dovettero precludergli definitivamente l'accesso a un pubblico impiego, cui il M. ancora aspirava, come dimostrerebbero le varie suppliche inviate all'imperatore per chiedere tra l'altro di essere cancellato dagli elenchi della massoneria, alla quale era stato ascritto d'autorità in qualità di funzionario governativo.
Consacratosi infine agli studi letterari, compose poesie d'occasione, liriche (Le sere autunnali: canzoni, Milano 1832), tradusse gli Aforismi della scuola medica salernitana (Pavia 1835), avendo avviato un'apprezzata traduzione di Marziale (Epigrammi tratti dai 15 libri di M. Valerio Marziale, recati in versi italiani, ibid. 1821), poi ampliata nella seconda edizione (Milano 1834) e completata da ultimo nell'edizione veneziana del 1842 per la "Biblioteca dei classici latini".
Collaboratore della Biblioteca italiana e dell'amico stampatore e libraio A. Torri come compilatore di biografie e prefazioni, dal 1817 il M. fu impegnato anche sul fronte della pubblica assistenza e della beneficenza: le sue Ricerche su' le pie fondazioni e su' l'ufficio loro a sollievo dei poveri: con un'appendice sui pubblici stabilimenti di beneficenza della città di Pavia (Pavia 1838) furono ben accolte sulla stampa. In qualità di segretario della Commissione provinciale di beneficenza, partecipò alla fondazione della Pia Casa d'industria pavese, in grado di dare lavoro e ricovero a oltre mille persone al giorno, ne stese alcuni regolamenti e ne seguì negli anni gli sviluppi. Fu anche amministratore del Pio Istituto elemosiniere della città dal 1830.
Il M. morì a Pavia il 28 sett. 1844.
Fonti e Bibl.: Pavia, Biblioteca civica C. Bonetta, Archivio comunale p.a., cartt. 615-698 (1796-99), con particolare riferimento a: Municipalità, Polizia amministrativa e Polizia; Legato Brambilla, cart. 46, f. 53 (2 lettere a diversi); Schedario nobiliare Marozzi, cart. 443/2, Fogli di popolazione Anagrafe austriaca, n. civico 1086; Arch. di Stato di Milano, Araldica, p.m., cart. 129, f. 11; Processi politici, cartt. 41, 55, 56, 68, 216; Arch. Melzi restituito, cart. 13; Arch. Vicepresidenza Melzi, in partic. cartt. 3, 16, 25, 28G, 47; Giustizia punitiva, p.a., cartt. 58 e 59; Uffici regi p.m., in partic. cartt. 11, 15, 17, 562, 616; Luoghi pii p.m., cart. 83; Milano, Istituto lombardo Accademia di scienze e lettere, Arch. Biblioteca italiana; Modena, Biblioteca Estense universitaria, Autografoteca Campori (4 lettere di cui 2 a V. Monti); Arch. di Stato di Verona, Viceprefettura di Verona poi prefettura del Dipartimento dell'Adige; Verona, Biblioteca civica, Carteggi, cart. 476 (2 lettere a G. Scopoli); Arch. di Stato di Vicenza, Commissario di polizia 1807-1812; Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Mss., 3271 e Do.35; Epistolario Testa, E.96 (179 lettere a diversi), Epistolario Thiene, E.148; Regime napoleonico a Vicenza, 1806-1813.
Tra le fonti edite: G. Dian, Notizie delli due secoli XVIII e XIX spettanti alla città di Vicenza, Vicenza s.d., p. 1072; P. Giordani, Lettere, a cura di G. Ferretti, Bari 1937, I, pp. 8, 244 s.; II, pp. 164 s.; I costituti di Federico Confalonieri, a cura di F. Salata, II, Bologna 1940, pp. 152, 162; P. Giordani, L'età napoleonica in Italia, a cura di B. Romani, Roma 1949, pp. 174-179; U. Foscolo, Epistolario, I, II, IV, Firenze 1949-54, ad ind.; I carteggi di Francesco Melzi d'Eril duca di Lodi, a cura di C. Zaghi, I-IX, Milano 1958-66, ad ind.; I giornali giacobini di Pavia durante la Cisalpina, a cura di G.E. De Paoli, Pavia 1996 (con rist. anast. del Giornale del Ticino e de La Lanterna di Diogene). Vedi inoltre: G.A. Del Chiappa, Necr. del barone cav. P. M., Pavia 1844 (estr. dalla Gazz. provinciale di Pavia, 9 nov. 1844); Id., Vita del barone P. M., Pavia 1846; C. Dell'Acqua, Ricordi storici biografici pavesi, Pavia 1870, p. 361; T. Casini, Ministri, prefetti e diplomatici italiani di Napoleone I, in Revue napoléonienne, II-III (décembre 1902 - mars 1903), pp. 302, 305 s.; C. Panigada, Pavia nel primo anno della dominazione francese dopo la rivoluzione (maggio 1797 - giugno 1797), in Boll. della Soc. pavese di storia patria, X (1910), pp. 328, 330; Id., Ritratti e studi moderni, Roma 1914, pp. 447 s.; Id., La prima sessione del Collegio elettorale dei dotti in Bologna nel 1802, in Archiginnasio, X (1915), 1-2, p. 46; R. Soriga, La reazione dei tredici mesi in Pavia e le sue vittime politiche, 1 maggio 1799 - 3 giugno 1800, in Boll. della Soc. pavese di storia patria, XVI (1916), p. 26; B. Della Croce, Documenti sulla congiura del Ceroni, in Ad Alessandro Luzio gli Archivi di Stato italiani. Miscellanea di studi storici, I, Firenze 1933, pp. 308 s., 315; U. Da Como, I Comizi nazionali di Lione per la costituzione della Repubblica italiana, III, 2, Notizie biografiche dei deputati, Bologna 1940, p. 74 e ad ind.; F.A. Tasca, Personaggi noti e ignoti nella storia e nella cronaca di Pavia, Pavia 1951, p. 131; G. Franchi, Lo scandalo di un libello, in Ancora alla ricerca di Pavia che fu, Pavia 1959, pp. 60 s.; G.E. De Paoli, Stampati e gazzette di Pavia cisalpina, in Pavia, 1964, n. 2, p. 28; Id., Pavia cisalpina e napoleonica (1796-1814), I, Saggi e notizie da docc. inediti, Pavia 1974, ad ind.; II, Testi originali, scelti e annotati, ibid. 1975, pp. 85 s.; Id., Il ceto dei notabili pavesi nell'età napoleonica, in Atti e memorie del Museo del Risorgimento di Mantova, XII (1974-75), pp. 66 s.; E. Franzina, Vicenza. Storia di una città, 1404-1866, Vicenza 1980, p. 622; L. Antonielli, I prefetti dell'Italia napoleonica. Repubblica e Regno d'Italia, Bologna 1983, ad ind.; P. Scotti, Zerbolatum Zerbolò. Appunti di storia. Notizie e personaggi, Pavia 1983, pp. 55 ss.; G.E. De Paoli, Asterischi e varietà di storia pavese, in Boll. della Soc. pavese di storia patria, LXXXIV (1984), pp. 303 s.; C. Zaghi, L'Italia napoleonica, Torino 1986, ad ind.; A. Ferraresi - A. Mosconi Grassano - A. Pasi Testa, Cultura e vita universitaria nelle miscellanee Belcredi, Giardini, Ticinensia, Milano 1986, ad ind.; F. Della Peruta, Esercito e società nell'Italia napoleonica, Milano 1988, ad ind.; S. Nutini, Club e attività "patriottiche" a Pavia nel Triennio, in Annali di storia pavese, XXI (1992), pp. 99-102; F. Fiocchi, L'alto Vicentino alla vigilia dell'insurrezione del 1809, in Arch. veneto, CXXIII (1992), pp. 48, 51, 61, 63, 68; A. Libralon, Giuseppe Giulio Ceroni commilitone di Foscolo e poeta delle campagne napoleoniche, in Atti dell'Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, cl. di scienze morali, lettere e arti, CLI (1992-93), pp. 1008 s.; F. Fiocchi, L'invasione austriaca dell'alto Vicentino nel 1809, in Arch. veneto, CXXVI (1995), pp. 63 s., 73, 77; G.E. De Paoli, Patrioti e intellettuali a Pavia dal Triennio all'età napoleonica, in Il Triennio cisalpino a Pavia. Aspetti inediti. Atti del Convegno regionale, 1996, a cura di G.E. De Paoli, Pavia 1996, pp. 105, 107, 110, 112 s.; A. Cerri, P. M. traduttore di Marziale, in Boll. della Soc. pavese di storia patria, XCVI (1996), pp. 35-43; G.E. De Paoli, Il processo ai giacobini di Pavia e il caso Barletti, Pavia 2000, pp. 68, 97, 124; Id., Pavia dall'età francese all'Unità d'Italia, in Storia di Pavia, V, L'Età moderna e contemporanea, Pavia 2000, pp. 19 ss., 26 ss., 39; L. Antonielli, P. M.: "repubblicano pronunciato" o lettore incauto?, in L'"affaire" Ceroni. Ordine militare e cospirazione politica nella Milano di Bonaparte, a cura di S. Levati, Milano 2005, pp. 255-282; Diz. del Risorgimento nazionale, III, s.v. (E. Michel); Enc. biogr e bibliogr. "Italiana", F. Ercole, Gli uomini politici, II, p. 237.