CASSETTA, Pio
Nacque a Olevano (nella diocesi di Palestrina, prov. di Roma) nel 1596. Dopo aver compiuto i primi studi nella cittadina natale, decise di abbracciare lo stato ecclesiastico. Professo barnabita nel 1622, continuò gli studi nelle scuole dell'Ordine laureandosi in utroque iure e in teologia. In virtù soprattutto della preparazione teologica, seguì come segretario il cardinale De Harrach a Praga, ove svolse un'opera di divulgazione dei canoni tridentini e perseguitò i protestanti. Nel 1645, quando i protestanti assediarono la città, egli venne ricercato come uno dei principali responsabili dell'intransigenza controriformistica. Poté sottrarsi a stento alla cattura, e venne allora pubblicamente arso il suo Speculum ecclesiasticum, fatto oggetto di particolare scempio durante l'incendio della libreria del collegio.
Tornato in Italia, il C. fu in primo tempo penitenziere della metropolitana di Bologna, e poi di quella di Napoli. Finì i suoi giorni a Roma, dove si spense nel 1664.
Un suo ritratto si conserva a Roma in S. Carlo ai Catinari con l'iscrizione: "P. D. Pius Cassetta zelo moribus suisque Speculi luce haereticis invisus".
L'attività del C., volta alla trattatistica morale e all'opera dottrinale, è caratteristica di un determinato clima della Controriforma acceso dalla resistenza armata dei protestanti: perciò è tanto meno disposta a predisporre spazi rettorici capaci di un'azione di convincimento quanto è propensa a serrare il dettato nella perentorietà del dispositivo disciplinare. Per questa ragione, e nonper intrinseche doti di stringatezza, la prosa dello scrittore barnabita costituisce uneccezione, non certo isolata, ma stilisticamente coerente e significativa, nel generale panorama di trionfante barocco.
La prima opera data dal barnabita alle stampe è il Tesoro di varii esercitii spirituali per caminare nella perfettione della vita cristiana, Napoli 1637. Il trattato, dedicato all'arcivescovo di Napoli cardinale F. Boncompagni, era destinato specialmente ai novizi della Congregazione e si divide quindi, didascalicamente, in sei parti: per fare una vera conversione a Dio; per conoscere, abbracciare e stimare lo stato religioso; per l'ingresso nella religione; per l'abito religioso; per la professione nella religione; per la rinnovazione dello spirito in religione. Al di fuori di questa estrema razionalizzazione didattica l'opera non lascia scoprire particolari elementi di originalità né invenzioni retoriche di livello più che mediocre. Nel 1639 venne pubblicata, sempre a Napoli, la Corona sacra di benedictioni eterne alla Santissima Trinità et al Santissimo Sacramento, distinta nei giorni della settimana, cui fece seguito l'edizione praghese di un esemplare manoscritto dello Speculum, evidentemente salvato dall'incendio della libreria del collegio: Speculum ecclesiasticum quo plene traduntur omnia quae ad ecclestasticos omnes tam seculares quam regulares et praecipue ad animarum pastores pertinent, Pragae 1648.
Una seconda stesura dell'opera, condotta con criteri più organici e depurata degli errori in cui incorse la prima affrettata stampa (Speculum ecclesiasticum, in quo plene traduntur omnia quae ad ecclesiasticos omnes, tam regulares et praecipue ad animarum pastores pertinent, tam in ordine ad perfectionem propriam, quam in ordine ad instructionem populorum)fu successivamente approntata dal C. e distinta in tre partì, di cui la prima (sulla bontà) fu stampata a Praga nel 1650, la seconda (sulla disciplina) e la terza (sulla scienza) sempre nel 1650 a Bologna, nella tipografia di Giovan Battista Ferroni. Soprattutto a questa seconda redazione dello Speculum si affida l'importanza dell'attività del C. nel campo dell'attuazione delle norme tridentine in merito al comportamento dei sacerdoti, ai loro rapporti con i fedeli e con i protestanti, alla disciplina della Chiesa controriformata. Le norme che suggerisce il teologo barnabita sono sempre precise e dettagliate, formulate in maniera apodittica, ben suffragate dagli esempi tratti dai testi sacri e patristici, realisticamente articolate da ricordi di esperienze personali. Per tali meriti di dottrina e di stile lo Speculum costituì una base fondamentale per la futura attività letteraria del C., oltre che rappresentare un titolo di benemerenza per l'Ordine religioso dal cui ambito era stato espresso (come si rileva da una serie nutrita di lodi poetiche che fregiano l'edizione bolognese della seconda parte dell'opera).
Nel 1661 il C. pubblicò a Roma lo Specchio di vita cristiana accomodato ad ogni sorta di persone di qualsiasi stato per conseguir la salute eterna (dal frontespizio dell'opera l'autore appare in questo periodo in qualità di "curato di S. Carlo a' Catinari"). Nel 1663 viene data alle stampe l'ultima opera edita dal C.: La Tranquillità umana, opera utile ad ogn'uno, Roma 1663. Il trattato risulta distinto in tre parti: "Nella prima si tratta della tranquillità et inquietudine in generale. Nella seconda de' mezzi per mantenersi in tranquillità e de' remedii generali contro ogni inquietudine. Nella terza de' remedii particolari per ogni sorte d'inquietudine in particolare".
La morte del C., avvenuta un anno dopo la pubblicazione della Tranquillità umana, fece sì che alcune opere già approntate per la stampa, o comunque ideate per essere divulgate, rimanessero allo stato di manoscritto. Come tali si conservano ancora presso la biblioteca di S. Carlo ai Catinari un Enchiridion seu Manuale totiui vitae christianae omnibus cuiuscumque status pie sancteque vivere volentibus utile ac necessarium ex divinis eloquiis sanctorumque Patrum sententiis concinatum (si tratta di poco più di una silloge di luoghi desunti dal Vangelo e dalla tradizione patristica allo scopo di dirigere piamente la vita di qualsiasi sincero cristiano), un Catechismo cattolico in forma di dialogo fra maestro e discepolo, nel quale con modo facile, breve e chiaro si spiega la sostanza della Teologia, filosofia e controversie e si dà piena cognitione di quanto si ha da credere, sperare et operare per conseguire la salute eterna (la continuazione del titolo informa della funzione didattica del catechismo, allorché assicura l'opera come "utilissima ad ogni sorte di persone, ma particolarmente a chi ha cura di istruire altri nella fede e religione cattolica e ne' buoni costumi"), una Guida sicura per la vera e perfetta felicità (divisa in due parti: "nella prima si tratta della natura et essenza della felicità, nella seconda de' mezzi per conseguirla"), e infine alcune Osservazioni intorno allo stato Presente della nostra Congregazione. Non si sono invece conservate due opere manoscritte attestate dalla tradizione dell'Ordine: "Tractatus de iustitia et iure: brevis instructio novi confessorii" e una raccolta di "Esercizi spirituali".
In complesso la serie degli scritti editi dal C. non permette di assegnare al barnabita un posto di rilievo nell'ambito della prosa d'arte seicentesca. La destinazione pratica di ciascuna delle sue opere dovette escludere in maniera pregiudiziale un impegno sul piano dell'elaborazione formale richiamando invece tutta l'attenzione dell'autore su quelle doti di chiarezza rese indispensabili dal proposito, più volte confessato esplicitamente, di un didascalismo immediato. Su questa linea, anzi, il C. prevarica spesso il segno, immaginando, specie nelle opere più tarde, una trama così sottile di casi "reali", da renderne improbabile la veridicità letteraria, negando persino al lettore la mediazione pacificatrice che è insita, comunque, in una forma artisfica.
Bibl.: Roma, Arch. di S. Carlo ai Catinari, F. Fontana, Notizie degli scritti é della vita degli scrittori barnabiti, I, cc. 22, 73; II, c. 48; L. Ungarelli, Bibliotheca scriptorum e Congregatione Cler. S. Pauli, Romae 1836, pp. 434 ss.; G. Colombo, Profili biogr. d'insigni barnabiti, Lodi 1871, pp. 71 ss.; G. Boffito, Scrittori barnabiti..., I., pp. 430 ss.