BASTAI, Pio
Nato a Sestola (Modena) il 26 marzo 1888 da Vincenzo e da Oliva Amici, si laureò in medicina e chirurgia a Firenze nel 1913. Fino al 1915 frequentò l'istituto fiorentino d'anatomia patologica e contemporaneamente la clinica medica generale, approfondendo la sua preparazione di base. Divenuto assistente ordinario dell'Istituto di igiene di Firenze, fu chiamato alle anni come ufficiale medico ed ebbe incarichi di particolare responsabilità come capo del laboratorio batteriologico e di ricerche cliniche dell'ospedale 108 di Salonicco e capo del servizio profilassi contro le malattie infettive del corpo di spedizione in Macedonia. Dopo il congedo, nel 1919, fu nominato assistente ordinario presso la cattedra di patologia speciale medica di Firenze, diretta da F. Micheli. Quando quest'ultimo, nel 1921, fu chiamato a dirigere la clinica medica generale di Torino, il B. lo seguì e in questa università rimase fino al 1930. Nel 1927 era stato nominato aiuto; nel 1930 vinse il concorso per la cattedra di patologia speciale medica a Modena, ove già dal 1928 era stato incaricato dell'insegnamento di patologia e di semiotica medica. Nel 1931 fu chiamato alla direzione della cattedra di patologia speciale medica dell'università di Firenze e ivi rimase fino al 1939, quando si trasferì alla clinica medica generale di Padova. Nel 1950 vinse il concorso per la cattedra di clinica medica generale dell'università di Torino e ne tenne la direzione fino al 1958, al compimento cioè dei settantesimo anno di età.
Per la difficoltà di operare una sintesi critica dell'opera scientifica del B. e della sua scuola data l'estrema varietà degli argomenti di ricerca affrontati, sembra opportuno far riferimento soltanto ai principali contributi che mantengono tuttora un carattere di originalità.
Fin dall'inizio l'attività di ricerca del B. fu caratterizzata da spirito critico e indipendenza intellettuale. Ne sono testimonianza i suoi primi lavori di indirizzo clinico-batteriologico, in particolare quelli sulla infezione erpetica umana, nei quali, in contrasto con l'opinione scientifica allora dominante, sostenne la mancanza di identità tra virus erpetico e virus encefalitico. Altrettanto innovative furono le osservazioni relative alla anergia tubercolinica degli ammalati di granuloma maligno di Hodgkin, che evidenziarono lo stretto rapporto tra l'evoluzione della malattia e il fenomeno immunologico, ricerche queste ultime di rilevante significato clinico tanto che il comportamento dell'intradermoreazione tubercolinica rappresenta ancora oggi uno dei criteri discriminanti tra morbo di Hodgkin e adenite tubercolare.
Con la maturazione progressiva della sua attività, il B. si configurò ben presto quale caposcuola, come dimostrano gli studi condotti da lui e dai suoi collaboratori sulla fisiopatologia e sulla clinica della senescenza. In questo campo furono particolarmente significative alcune ricerche sul metabolismo, da cui scaturi il concetto generale, ancora accettato dalla moderna geriatria, secondo il quale l'invecchiamento dell'organismo è caratterizzato da una progressiva riduzione delle capacità orneostatiche. Studi successivi evidenziarono invece alcuni aspetti del danno vascolare caratteristico dell'età senile e in particolare le profonde modificazioni dei piccoli vasi arteriosi e dei capillari, che determinano una maggiore rigidità del sistema, con adattamenti funzionali di compenso meno rapidi e meno efficienti. Tali modificazioni apparvero così imponenti e caratteristiche da indurre il B. e alcuni suoi allievi, tra i quali G. C. Dogliotti, a concludere che il fenomeno biologico della senescenza è determinato dalle trasformazioni dei piccoli vasi arteriosi. Sebbene la moderna geriatria non annoveri più tra le teorie dell'invecchiamento quella vascolare, non si può non sottolineare che i risultati di tali ricerche, presentatì a Torino nel 1937 al XLIII congresso della Società italiana di medicina interna, furono decisamente innovativi e ancor oggi appaiono utili per spiegare alcuni aspetti della patologia umana senile, quali ad esempio i disturbi trofici e la lentezza dei processi rigenerativi. Tra i lavori più significativi sull'argomento si ricordano: Fisiopatologia e patologia della vecchiaia, Roma 1938, in coll. con G. C. Dogliotti; La fisiopatologia della senescenza e i suoi rapporti con la eziopatologia e la frequenza delle malattie cardiovascolari nei vecchi, in Minerva medica, XLII (1951), n. 1, pp. 3-20; Ifondamenti biologici della senescenza, ibid., XLVI (1955), n. 2, pp. 1-20.
In campo di fisiopatologia vascolare il B. effettuò numerose altre ricerche: in collaborazione col Dogliotti, in particolare, confermò l'importanza dell'ipersimpaticotonia vasale nella patogenesi delle arteriti obliteranti e convalidò sotto il profilo terapeutico l'utilità dell'azione simpaticolitica, ancora oggi ampiamente utilizzata nella pratica clinica.
Di notevole interesse appaiono anche alcuni suoi contributi scientifici e didattici relativi alla patologia tiroidea: tra questi la relazione Terapia delle distireosi, che egli presentò al XLVIII congresso della Società italiana di medicina interna del 1947, in collaborazione con G. Patrassi e A. Beretta, nella quale analizzò e descrisse gli aspetti fisiopatologici delle principali malattie tiroidee non soltanto in funzione dei vari approcci terapeutici, ma anche in relazione alla valutazione dei decorso e dei risultati clinici. L'integrazione dei dati più tradizionali con le conoscenze allora più recenti determinò un'impostazione terapeutica tuttora accettabile in alcune sue conclusioni. In campo trattatistico, sono notevoli la chiarezza e il rigore metodologico del saggio Gli ipotiroidismi. Problemi attuali di fisiopatologia e di diagnostica, scritto in collaborazione col Beretta e contenuto nella monografia dal titolo Le tireopatie (Torino 1951, pp. 481566).
La modernità dei pensiero scientifico del B. è senza dubbio legata alla sua profonda convinzione che "nelle scienze positive non i principi, ma, di volta in volta, i fatti devono essere di guida e di lume al pensiero" (Ceresa). Ne conseguì un'attività di ricerca basata su una costante e critica osservazione dell'ammalato, dalla quale talvolta derivarono conclusioni cliniche in netta contrapposizione con l'opinione corrente. Ne sono un esempio gli studi presentati al congresso mondiale di cardiologia di Parigi, nel 1950, condotti in collaborazione con M. Crepet, nei quali si affermava, sulla base di una casistica documentata è incontestabile, che la silicosi determina prevalentemente una sofferenza cardiaca sinistra e che pertanto il riscontro di cuore polmonare in presenza di tale pneumoconiosi è più raro. Altrettanto innovativa per l'anno in cui fu presentata fu una sua classificazione delle malattie renali bilaterali illustrata in una relazione al LIV congresso della Società italiana di medicina interna, svoltosi a Roma nel 1953, nella quale mise in evidenza un elemento comune a molte forme di nefropatie sistemiche, la arteriolopatia e la capillaropatia.
Non si può inoltre dimenticare l'importante contributo dato dal B. sull'eziopatogenesi del cancro bronchiale. Egli partì da un'osservazione estranea agli elementi clinici e di laboratorio a lui più consueti, il ridotto inquinamento atmosferico di Venezia, e rilevò che, a parità di consumo di tabacco, la prevalenza delle neoplasie bronchiali in questa città era pressocché sovrapponibile a quella osservata in zone più fortemente inquinate. Ne concluse che il fumo deve essere considerato fattore patogenetico del cancro bronchiale più importante della polluzione atmosferica e tale rilievo mantiene ancora oggi inalterato il suo carattere di originale modernità.
Il B. morì a Torino il 13 marzo 1975.
Fonti e Bibl.: Circa il lavoro scientifico realizzato presso la clinica medica di Padova negli anni della direzione del B. si veda Relazione sull'attività scientifica della clinica medica di Padova negli aa. 1942-1945, Padova 1946; Relazione sull'attività scientifica della clinica medica di Padova negli aa. 1945-1950, Padova 1950. Per le notizie sulla vita dei B. e sulla sua attività in genere si veda, inoltre: F. Ceresa, P. B. (1888-1975), in Giorn. della Accad. di medicina, CXL (1977), pp. 3.