PINO (lat. Pinus; fr. pin; sp. pino; ted. Kiefer; ingl. pine)
Genere di Conifere, della famiglia Abietacee (Linneo, 1735) che comprende alberi sociali, noti sino dall'antichità; i Latini conobbero specialmente il Pino da pinoli o Pino italico. Se ne hanno circa 80 specie nelle regioni fredde e temperate dell'emisfero boreale, qualcuna anche sulle montagne delle zone subtropicali e tropicali (Messico, Isole della Sonda).
Il genere Pinus fu variamente circoscritto; Linneo v'incluse gli Abeti, i Larici ed i Cedri, che poi ne sono stati separati (vedi le voci rispettive); ora quindi Pinus comprende solo le Abietacee che hanno le foglie normali riunite a fascetti sopra rami abbreviati, detti brachiblasti, e in un primo tempo del loro sviluppo racchiuse in un astuccio membranoso formato da varie foglie modificate; il numero delle foglie normali varia da 2 a 6 per ogni fascetto, solo per eccezione se ne ha una sola (P. cembroides var. monophylla). Nello stato giovanile, però, mancano i brachiblasti e allora si hanno foglie primordiali isolate (come nello stato adulto delle Picea e degli Abies); in talune specie (P. pinea) tale stato giovanile si prolunga per 2 o 3 anni.
I rami sono disposti in palchi regolari; il legno in molte specie ha durame e ha canali resiniferi più o meno abbondanti, che si trovano anche nella corteccia e nelle foglie.
I coni sono solitarî, appaiati o di rado verticillati; hanno squame ingrossate all'apice e a tale ingrossamento si dà il nome di scudo, mentre l'apice della squama costituisce il cosiddetto umbone, che a seconda delle specie si presenta sotto forma di fossetta o di cicatrice, ovvero di punta, di rostro d'uccello (talora sviluppatissimo) o di aculeo. L'umbone può trovarsi nel mezzo dello scudo (scudo intero) oppure sul suo lato superiore (scudo dimezzato); particolarità tutte sulle quali si basa la classificazione delle specie. Lo strobilo rispetto al ramo più spesso è sessile e ad angolo retto o aperto, ma può anche essere inserito sopra un breve peduncolo ricurvo (strobilo riflesso); in tal caso esso è per lo più asimmetrico, per il minore sviluppo degli scudi e umboni sul lato del cono adiacente al ramo. La maturazione dei coni avviene per lo più in 2 anni, più di rado in 3 (dei nostrali solo in P. pinea); in primavera le squame si divaricano per lasciare uscire i semi, ma il cono in generale resta ancora attaccato al ramo e talora per molti anni (P. halepensis), ovvero cade poco dopo (P. nigra, P. silvestris). I semi hanno un'ala che spesso è assai più lunga del seme e provvede efficacemente alla disseminazione per opera del vento. In talune specie, come ad es. nel P. pinea, P. cembra, l'ala è invece brevissima e caduca, mentre il seme è grosso e munito di guscio osseo e perciò molto pesante; in tal caso la disseminazione a distanza è più probabile che si operi per mezzo di uccelli o di mammiferi roditori, avidi della mandorla dolce del seme.
Le specie italiane di Pini sono 9, di cui ecco i caratteri differenziali più salienti:
A) Foglie 2 per fascetto.
a) Chioma ombrelliforme. Semi grandi, a guscio osseo e con ala breve: P. pinea.
b) Chioma ovale. Semi piccoli, a guscio tenero e con ala grande.
I. Foglie robustissime. Coni con squame aventi sullo scudo una carena trasversale prominente: P. pinaster.
II. Foglie più sottili. Coni con squame a scudo senza carena trasversale prominente.
1. Coni persistenti dopo la disseminazione, a squame con scudo spianato.
* Coni peduncolati, riflessi, solitarî o appaiati: P. halepensis.
** Coni sessili, patenti, spesso aggregato-verticillati: P. brutia.
2. Coni caduchi dopo avvenuta la disseminazione, a squame con scudo piramidato e più o meno rostrato.
§ Foglie lunghe 9-20 cm., più lunghe dei coni.
* Rami non marmorizzati. Coni a squame con unghia (porzione interna) nero-brunastra di sotto: P. nigra.
** Rami marmorizzati a guisa di pelle di serpe. Coni a squame con unghia grigio-brunastra in ambedue le facce: P. Heldreichii var. leucodermis.
§§ Foglie lunghe 2-7 cm., come i coni o poco più.
+ Coni peduncolati, riflessi, grigiastri. Foglie glauche. Albero a corteccia giovane rosso-mattone: P. silvestris.
++ Coni sessili, patenti o riflessi, rossi o porporini. Foglie verdi. Arbusto o raramente albero, a corteccia grigia o nerastra, anche da giovane: P. mugo.
B) Foglie normalmente 5 per fascetto: P. cembra.
Pinus pinea L. (Pino da pinoli, P. domestico, P. italico). - Albero maestoso, tipico del paesaggio mediterraneo, si trova nelle rinomate pinete litorali: in Toscana a Viareggio, Migliarino, S. Rossore, Tombolo, Cecina, Castiglione della Pescaia; nel Lazio a Fregene, Castel Fusano, Castel Porziano, Terracina; in Sicilia alla Plaia di Catania; nell'Adriatico superiore a Grado, Aquileia, Chioggia, Ravenna e Cervia. Può crescere anche nell'interno sino a 400 m. nell'Italia centrale e ad 800 m. nell'Italia meridionale e isole. Se ne utilizzano i semi (pinoli) per condimento e confetture, il legno e la trementina.
Pinus pinaster Soland. (Pino marittimo, P. selvatico, P. da fastella, Pinastro). - Forma boschi abbastanza estesi in Liguria, in Toscana lungo il litorale (ove si mette in prima linea lungo mare per proteggere il pino domestico dal vento salato di libeccio) e nella zona collinosa tra Lucca, Pisa, Siena e Firenze, e a Pantelleria; molto rustico, preferisce i terreni arenacei e serpentinosi, rifugge il calcare. È ricco di resina; se ne ricavano pali, legno da miniera e per altri usi.
Pinus halepensis Mill. (Pino d'Aleppo o di Gerusalemme). - Altra specie mediterranea, ma che preferisce i terreni calcarei; si trova lungo il litorale della Liguria e tra Livorno e Castiglioncello, a Pescara, al Gargano, nel Golfo di Taranto, in Sicilia presso Ragusa e Trapani e a Pantelleria; poi in molti altri luoghi introdottovi a scopo ornamentale o forestale. Dà legno per varî usi e corteccia che serve a tingere, specie le reti da pesca.
Pinus brutia Ten. - Trae il suo nome dal Bruttius ager, ossia la Calabria, dove per la prima volta fu raccolto nell'Aspromonte ed inviato a M. Tenore. Poi non fu più ritrovato, ma invece si riscontrò che viveva in una vasta area del Mediterraneo orientale. Oggi lo si coltiva a scopo forestale; notevoli sono i rimboschimenti dell'Istria e dell'Isola di Lussino.
Pinus nigra Arnold. - Se ne distinguono in Italia due sottospecie: il vero P. nigra, spesso chiamato anche P. Austriaca Hoess (volg. Pino nero, P. austriaco) ad area molto estesa dai Carpazî e Balcani sino alla Grecia, nell'Austria, Carniola, Carinzia, Alpi Giulie e Carniche, e con un'area isolata nell'Abruzzo; e il P. laricio Koch (volg. Pino di Calabria o di Corsica) ad area mediterranea estesa in Calabria dalla Sila all'Aspromonte, all'Etna e alla Corsica. La prima preferisce i terreni calcarei, la seconda quelli granitici.
Il Pino austriaco è frugalissimo e si utilizza per il rimboschimento dei terreni più degradati; il Pino di Calabria, più esigente, raggiunge dimensioni notevolissime e dà legname apprezzato.
Pinus Heldreichii Christ var. leucodermis Ant. (Pino loricato). - Limitato agli alti monti calcarei della Lucania e Calabria orientale, è largamente diffuso nei Balcani e può sostituire il Pino austriaco a scopo forestale.
Pinus silvestris L. (Pino silvestre). - Questo Pino, così largamente diffuso nell'Europa centrale, settentrionale ed orientale e nell'Asia sino alla Persia ed all'Amur, in Italia è limitato alle Alpi e a qualche settore dell'Appennino settentrionale. Fornisce buon legname in alcuni settori delle Alpi italiane; ma è nelle regioni più settentrionali che esso dà legname ben conosciuto in commercio, come quello di Scozia (var. scotica), di Svezia (var. lapponica), di Riga (var. rigensis), che secondo le diverse qualità tecnologiche serve per infissi (avvolgibili), navigli e costruzioni in genere.
Pinus mugo Scop. (Mugo, Pino nano, P. montano). - Si trova nelle Alpi, specialmente calcaree, al limite superiore della vegetazione arborea (1200-2370 m.), solo di rado nella zona forestale sottostante (600 m.); cresce anche nell'Abruzzo (M. Maiella, alta valle del Sangro). Più spesso cespuglioso e strisciante, più di rado arboreo con statura sino a 10-15 m. (var. uncinata Ram.). La sua funzione forestale più importante è quella di proteggere i villaggi alpestri dalle valanghe.
Pinus cembra L. - Cembro (v.).
Diverse specie di Pini esotici sono state introdotte a scopo ornamentale o forestale; citiamo le più importanti. Con 3 foglie per fascetto: Pinus Coulteri D. Don. e Pinuts sabiniana Dougl. della California, a grandi strobili con squame rostrate e a grossi semi eduli; P. ponderosa Dougl. della California e Messico e P. rigida Mill. dell'America boreale-orientale, che (insieme con P. palustris Mill. della Virginia, Florida, Texas, ecc.) dànno il legname noto in commercio col nome di pitch-pine; P. canariensis C. Sm. delle Canarie, che esige il clima degli agrumi; P. insignis Dougl. (Pino di Monterey) della California costiera, tollerante la salsedine. Con 5 foglie per fascetto: P. excelsa Wall. del Himālaya, ch'è la specie ornamentale più diffusa; P. strobus L. (Pino bianco o di Weymouth) dell'America boreale-orientale, specie ornamentale e forestale adatta alle zone fredde, sostituibile col P. peuce Griseb. dei Balcani, suo prossimo parente.
Gemme di pino.
Le gemme di pino (Pini gemmae) sono fornite dal Pinus silvestris L., P. pinaster Sol., P. pinea L., ecc., e vengono raccolte specialmente in Austria, Francia e Russia. Sono costituite da un gruppo di 5-6 gemme coniche disposte in verticillo attorno a una gemma centrale più grossa e lunga fino a 3 cm. Ogni gemma è formata da squamette lanceolate, scariose (perule), serrate le une alle altre e saldate insieme per mezzo di un'essudazione resinosa. Hanno odore di trementina, sapore acreamaro. Le gemme di pino contengono una sostanza amara e un olio essenziale, incolore o giallo-verdastro, mobile, di odore aromatico, della densità 0,840-0,890, costituito da un miscuglio di varî terpeni. Tanto le gemme di pino quanto l'essenza ottenuta per distillazione hanno proprietà balsamiche e anticatarrali; si usano nella tubercolosi polmonare, nei catarri cronici bronchiali, nelle bronchiti putride, ecc. Le gemme vengono utilizzate in infuso al 2-3%, in sciroppo al 10%, da somministrarsi a cucchiai; l'essenza si usa in ragione di 10-30 gocce pro dose in acqua tiepida, ovvero per inalazione.