PINARA (Πίναρα)
Antica città della Licia, situata nei pressi dell'odierna Minara, al centro della regione bagnata dal fiume Xanthos nella ripida zona montuosa a destra del fiume.
Secondo la tradizione locale attestata da Menekrates (FGrHist, 769, F 1), P. era stata fondata da Xanthos, il cui legame con la città è attestato in due epigrammi del sovrano di Xanthos Arbina, in cui egli si vanta di avere consolidato la propria signoria conquistando Xanthos, P. e Telmessos. Tuttavia già per suo padre, Gergis-Kheriga, la grande iscrizione licia (ΤΑΜ, i, 44), con identica menzione di Xanthos, P. e Tlos, sembra accennare a qualcosa di simile. Relativamente al periodo della rivolta dei satrapi attorno al 360, la signoria di Arttumpara è attestata dall'iscrizione su un sarcofago documentato a Ν della città bassa (ΤΑΜ, I,II). Nel 334 a.C. la città costituì una delle conquiste più importanti di Alessandro nella Licia (Arr., Anab., I, 24,4); in età ellenistica e romana, almeno dal II sec. a.C., P. rientrava fra le sei città maggiori e più influenti della lega licia (Strab., XIV, 3,3). All'epoca di Silla P., come altre città della Licia, accettò la festa di Roma-Ecate di Lagina (OGIS, II, 441, 209 ss.). Dell'età imperiale si conservano iscrizioni dedicate alle due mogli di Domiziano, Giulia e Domizia, a Traiano e ad Antonino Pio (ΤΑΜ, π, 504-506). Per l'epoca bizantina è noto invece un vescovo di Pinara.
La collocazione della città fu supposta esattamente nel 1832 da J. A. Cramer; per la prima volta nel 1840 C. Fellows riscoprì e descrisse dettagliatamente P., denominandola così già da allora sulla base dei ritrovamenti numismatici, epigrafici e per analogia con i nomi dei villaggi moderni. In seguito la maggioranza dei viaggiatori del XIX sec. che attraversavano la Licia ne ha visitato le rovine: nel 1841 R. Hoskyns e poco dopo J. A. Schönborn; nel 1842 F. A. B. Spratt e E. Forbes che ne fecero un resoconto dettagliato; C. Texier riassunse nel 1849 le descrizioni di spedizioni inglesi, mentre quella austriaca visitò il sito nel 1881 e O. Benndorf concentrò la propria descrizione soprattutto sui complessi funerarî. Successivamente R. Heberdey e E. Kalinka raccolsero le iscrizioni e fornirono anche una descrizione della città (ΤΑΜ, Il, 185 ss.). Altri viaggiatori dell'Ottocento (G. Davies, H. A. Ormerod ed E. S. G. Robin) si dedicarono principalmente ai documenti epigrafici. Schizzi della pianta della città vennero forniti da Spratt (1841) e Krickl (1892); una pianta più recente è stata realizzata da Wurster (1975).
L'area urbana, divisa in città alta e città bassa, sorge presso il margine orientale dell'alto monte Kragos, che costituisce una barriera insuperabile per l'accesso alla costa: è orientata tutta verso E, in direzione della fertile zona al centro della valle dello Xanthos. La situazione topografica del sito ben si coglie dall'elevato blocco roccioso della città bassa, la cui sommità raggiunge i 715 m s.l.m. L'insediamento è posto in un complesso sistema di depressioni e rilievi rocciosi alternati a terrazzamenti, ideale per una facile difesa; le fortificazioni naturali dovevano essere rafforzate solamente nella zona settentrionale con terrapieni e muri di sostegno. Le necropoli della città si concentrano sulle balze rocciose intorno all'area abitata, soprattutto sul versante E del rilievo principale e a S di una gola in cui si trova una sorgente.
I resti degli edifici sono in cattivo stato di conservazione: la fragile consistenza dei materiali da costruzione utilizzati e la loro disposizione in strati irregolari fanno sì che gli edifici si sfaldino e le iscrizioni diventino quasi illeggibili. Altri danni sono stati causati dai terremoti e, per le tombe, dagli scavatori clandestini.
Dell'insediamento di epoca licia rimangono principalmente resti di una cinta muraria dello spessore di 1,5 m, in grandi blocchi in opera poligonale e in parte anche in blocchi di pietra squadrati, che è impossibile datare con precisione. Sono inoltre visibili i resti di una porta monumentale con grandi blocchi di intradosso (larghezza del vano di passaggio 1,85 m, altezza del varco 3,44 m) della quale Fellows aveva potuto ancora contemplare l'architrave, anch'esso monolitico. Gli elementi tipici dell'insediamento licio all'interno di questa fortificazione sono stati distrutti pressoché interamente dalle costruzioni successive che a essi si sono sovrapposte; un ambiente scavato nella roccia e piuttosto elevato della città bassa con tracce di massicciata e vani di pietra è probabile che servisse come residenza del sovrano licio. Una rampa con gradini, che si è conservata solo in parte, collegava questa zona dell'insediamento con la gola menzionata sopra.
Le necropoli del periodo licio sono conservate meglio: quella montana con numerosi loculi scavati nella roccia (che tuttavia non appartengono necessariamente al primo periodo dell'architettura funeraria licia); la necropoli meridionale con tombe a facciata rupestre secondo il tipo di architettura licia con riproduzioni di case in legno di forma cubica, con facciata a timpano ionico; alcune tombe a facciata situate nei pressi della sorgente. Una tomba a facciata rupestre con atrio, l'edificio funerario più sfarzoso dell'epoca licia, risalente alla prima metà del IV sec. a.C., mostra quattro rilievi con rappresentazioni di città. Sono attestati anche resti di sei tombe a pilastri, che fanno intuire l'importanza del luogo nella prima età licia.
Non si può più sostenere la vecchia ipotesi, secondo cui sarebbe stata la zona più elevata e quasi inaccessibile della città alta il fulcro dell'effettivo centro lido; gli scarsi resti (in opera poligonale, e gli avanzi di una massicciata) fanno pensare piuttosto a un'utilizzazione come posto di guardia e fortezza difensiva. La spianata sulla sommità fu poi riutilizzata come luogo d'insediamento in epoca bizantina.
In età ellenistico-romana l'estensione dell'insediamento urbano licio si ampliò notevolmente verso N, in particolare in direzione dell'avvallamento e della vicina terrazza pensile: un possente muro di sostegno con pilastri in facciata - forse ancora ellenistico - delimitava verso E tale estensione. Oltre a edifici pubblici e aree abitative fornite di cortili a peristilio, si può individuare la suddivisione originaria della città con vie e piazze. Tra i varî edifici sono da menzionare: a Ν i resti di un tempio su podio con krepìs a tre scalini; a S, contigua, una grande piazza, probabilmente l'agorà, delimitata a O da un atrio a colonne, a E da una piccola costruzione per adunanze, forse coperta (odèion o bouleutèrion), con 13 serie di sedili disposti su semicerchi concentrici sovrapposti. Le iscrizioni dedicatorie sulle basi delle statue attestano che questo centro urbano così rappresentativo va datato in età flavia, con rifacimenti fino all'età di Adriano. A partire dall'agorà una via centrale lastricata, che aveva ai lati una serie regolare di costruzioni a peristilio, portava, attraverso una serie di vicoletti, a un'ampia piazza, anch'essa lastricata, all'estremità della valle con la sorgente. Qui l'impianto della città romana mostra i primi tratti di un sistema regolare di vie intersecantisi ad angolo retto. Anche sulla collina della città bassa sorge in epoca romana una piazza circondata da atri colonnati; solo gli edifici pubblici molto grandi non trovarono spazio nell'area urbana ormai ristretta. Le terme di età romana con tre ambienti quadrati disposti l'uno a fianco all'altro e un'abside sono disposte sul pendio della collina, al di sotto della città bassa. Il grande teatro, datato dalla de Bernardi verso la fine del II sec. a.C., si trova all'estremità orientale del pianoro inferiore addossato alla catena montuosa che si erge a E, e ha una cavea aperta verso occidente con 9 cunei e circa 27 file di gradinate.
L'edificio scenico è rettangolare con 5 porte e un proscenio con serie di colonne doriche. All'interno della zona urbana si trovano numerosi sarcofagi romani e alcuni edifici tombali più grandi.
In epoca bizantina l'insediamento venne nuovamente ridotto alle dimensioni di quello licio e difeso da mura più volte restaurate con materiale di spoglio. Al centro della piazza colonnata della città bassa si è conservata una piccola chiesa a una sola navata con abside incorporata. Anche il pianoro sovrastante la città superiore mostra rinforzi alle mura e semplici edifici di abitazione risalenti a questo periodo.
Bibl.: O. Benndorf, G. Niemann, Reisen im südwestlichen Kleinasien. I, Reisen in Lykien undKarien, Vienna 1884, p. 45 ss.; W. Ruge, in RE, XX 2, 1950, c. 1391 ss. - Emissioni monetarie: O. Merkholm, Zwei neue kleinasiatische Münzstätten, in JNG, XIV, 1964, p. 70 ss. (età licia); Η. ν. Aulock, O. Merkholm, SNG. Deutschland. Sammlung v. Aulock. Lykien 4041-4476, Berlino 1964, n. 4446 s. (età ellenistica) - Sulla forma della città e sui singoli edifici: W. Wurster, R. Wörrle, Die Stadt Pinara, in AA, 1978, p. 74 ss. (con ampia bibl.). - Tombe a pilastro: K. Kjeldsen, J. Zahle, Lykische Gräber, in AA, 1975, p. 340 ss. - Tomba con raffigurazioni di città: W. W. Wurster, in Stadtdarstellungen auf lykischen Reliefs, in Architectura, VII, 1977, p. 117 ss.; W. A. P. Childs, The City-Reliefs of Lycia, Princeton (N.J.) 1978, pp. 11, 36 ss.
(W. W. Wurster)