Bonacolsi (o Buonaccorsi), Pinamonte De'
Fu signore di Mantova dal 1272 al 1291, dopo essersi impadronito della città togliendola con l'astuzia ai conti di Casaloldo (v. CASALODI), cioè quando la mattia da Casalodi subì l'inganno di Pinamonte (cfr. If XX 95-96). La famiglia dei B. era già dal 1164 tra le più cospicue di Mantova; il nonno di Pinamonte, Gandolfo, era stato procuratore del comune (1193) e console (1200), mentre il padre Martino fu (1232) tra i rectores Mantuae. P. fu dapprima alleato dei Casaloldo contro gli Zanicalli. Appoggiatosi al conte Federico di Marcaria, riuscì a espellere dalla città (1272) il podestà Guido da Correggio, e subito dopo costrinse i Casaloldo a ritirarsi a Gonzaga, divenendo rector insieme al conte di Marcaria.
Diffuso ed esplicito il racconto che, a commento del luogo dantesco, fa l'Anonimo: " Essendo Alberto conte di Casalodi, egli et i consorti suoi, i maggiori et quasi signori di Mantoa, messer Pinamonte de' Buonaccorsi di Mantoa portando invidia al conte Alberto, et Alberto fidandosi alquanto di lui, per sua mattia e per sua sciocchezza, gli disse un dì che quasi molti delle famiglie di Mantoa l'odiavono, et che, s'egli non vi ponesse rimedio, egliono s'accorderebbono un dì, et colla loro forza et del popolo il caccerebbono. Il rimedio che gli parea era ch'egli confinassi certi di quelli caporali delle famiglie: et per quello modo sicuramente terrebbe la terra. Il conte Alberto credette al consiglio, et così fece, onde molti sdegni nacquono nella terra. Messer Pinamonte, veggendo il tempo da ricogliere quello che avea seminato, va per la terra confortando i cittadini di fare contro a quelli di Casalodi, mostrando loro come un dì sarebbe loro fatto come a' loro consorti. Ultimamente, avendo infiammato et inaminato il popolo, levò la terra a romore, et fu cacciato il conte Alberto et suoi seguaci et consorti: per la qual cosa molto si votò la terra di abitanti ". Sulla sua scia gli altri commentatori antichi, tra i quali Benvenuto ben tratteggia la figura di Pinamonte " magnus et audax ". Ma la fonte primaria delle antiche chiose è Salimbene: " Erat dominus Pinamons quidam civis Mantuae, et usurpaverat sibi dominium civitatis suae et expulerat concives suos et occupaverat bona eorum, et domos et turres destruxerat illorum quos inimicos credebat. Et timebatur sicut diabolus. Et erat homo senex et totus canus, et habebat filiorum maximam turbam ".
L'anno dopo la conquista del potere fu facile a Pinamonte liberarsi del conte di Marcaria, che fece espellere con gli Zanicalli (per le vicende della sua vita successive all'episodio ricordato da D., v. la voce di I. Walter citata in bibliografia), divenendo arbitro delle sorti di Mantova per quasi un ventennio. Nel 1291 il figlio Bardellone riuscì con un colpo di mano a impadronirsi del palazzo del comune. Pinamonte venne a morte due anni dopo (7 ottobre 1293).
Bibl. - S. Davari, Per la genealogia dei B., in " Arch. stor. lombardo " XXVIII (1901) 25-33; Mantova. La storia. I, Dalle origini a Gianfrancesco primo marchese, a c. di G. Coniglio, Mantova 1958; I. Walter, P.B., In Dizion. Biogr. Degli Ital, XI (1969).