PILONE (dal gr. πυλών "porta turrita")
Si chiama pilone l'ingresso monumentale ai templi egizî. Esso è costituito da due torri massicce, con le pareti a scarpata, tra le quali è inserita una porta. L'origine di tale disposizione si deve probabilmente ricercare nei muri di cinta in mattoni crudi, detti "a sezioni", in cui a intervalli regolari si seguivano tratti più grossi e più alti, per rinforzo, simili a torri.
Il pilone forma parte integrante di ogni edificio un po' importante di culto. Esso con il suo slancio taglia le linee orizzontali del monumento e domina questo con la sua altezza, costituendo un posto di guardia o di osservazione. Ogni tempio, secondo lo schema completo formatosi nella seconda età tebana, avrebbe dovuto possederne uno solo; ma i re, desiderosi d' ingrandire i santuarî più importanti, a Tebe e altrove ne costruirono altri, sempre più grandi: a Karnak ve ne sono sei da occidente a oriente e quattro da settentrione a mezzogiorno. Appunto a Karnak si trova il più grande pilone conosciuto: esso ha 113 m. di lunghezza e 15 di spessore; non fu mai finito, ma una delle ali misura m. 43,50 di altezza.
La struttura dei piloni è in muratura compatta di pietra da taglio; altre volte solo il paramento è in blocchi squadrati, mentre il nucleo interno è in pietrame irregolare o in mattoni crudi (Medīnet Habu).
Nello spessore della muratura erano praticate anguste scale, e talvolta una o due camerette, con o senza aperture verso l'esterno.
La porta prende tutto lo spessore delle torri e segue con i montanti l'inclinazione delle pareti di queste. La sua altezza supera di poco la metà dell'altezza totale del monumento, in modo che il vuoto che la sovrasta alleggerisce la massa, pur così compatta, di questo. A Kōm Ombō, dove si adoravano due dei, Oro e Sêth, il tempio era raddoppiato nei suoi elementi e nel pilone si aprivano, con disposizione eccezionale, due porte gemelle.
Davanti al pilone s'inalzavano coppie di obelischi o di statue colossali. Sulla facciata erano fissate antenne che sorpassavano la cornice, raggiungendo così talvolta l'altezza di 30 metri e anche più (a Karnak almeno 50). Tali antenne erano costituite di varî pezzi di legno dipinti in rosso, con ornamenti di bronzo, e portavano lunghe banderuole rosse e bianche. Esse erano due nei piccoli templi, quattro nella maggior parte dei santuarî, otto a Karnak e dieci a Tell el-‛Amārna. Per farle stare dritte, malgrado l'inclinazione delle facciate, si praticavano in queste ultime, fino a mezza altezza, scanalature a fondo verticale, con in basso uno zoccolo di pietra; in alto, poco sotto la cornice, le aste erano rette da anelli di metallo.
La decorazione del pilone è la stessa che quella dei muri. Lungo gli spigoli corre una modanatura cilindrica, traduzione in forme ornamentali del fascio di giunchi che, nelle primitive costruzioni d'argilla, rinforzava e proteggeva gli angoli. La cornice terminale della porta e delle torri ha l'abituale sagoma a guscio. Le pareti sono rivestite di bassorilievi che raffigurano scene religiose o guerresche.
In epoca tolemaica il pilone abbandona la sua forma tradizionale e appare preceduto da propilei più o meno considerevoli, che offrono un rifugio ombroso ai devoti.
Nel linguaggio tecnico moderno la voce "pilone" equivale ad appoggio isolato ed è sinonimo di pilastro di vaste dimensioni. Si usa in particolare nei ponti e nelle fondazioni discontinue (v. fondazioni).
Bibl.: G. Maspero, L'arte in Egitto, Bergamo 1913; G. Jéquier, Manuel d'archéologie égyptienne, I, Parigi 1924, p. 65 segg.; U. Hölscher, Medīnet Habu studies 1928-29, Chicago 1930, p. 67 segg.