PILO (Πύλος, Pylus)
Così si chiamavano, in età storica, tre città del Peloponneso.
La prima, situata nell'Elide presso la confluenza del Peneo e del Ladon, doveva già esistere alla fine del sec. V a. C., perché nel 402, come si ricava da Diodoro Siculo, essa venne presa dagli Spartani in una loro invasione del territorio eleo, mentre ai tempi di Strabone doveva già essere caduta nell'abbandono.
Una seconda Pilo, della quale ci parla il solo Strabone, esisteva nella Trifilia presso Lepreon, a breve distanza dal mare e dal santuario di Posidone Samio, che corrisponde alla località antica di Samikon. La terza Pilo, la più famosa, è quella che si trovava sulla costa occidentale della Messenia, davanti alla lunga isola di Sfacteria, e dominante dal promontorio Koryphasion, sul quale sorgeva, l'intero golfo oggi detto di Navarrino. Questa Pilo messenica è rimasta celebre nella storia per quelle gesta che vi si svolsero durante la guerra del Peloponneso, quando il comandante ateniese Demostene occupò, nel 425 a. C., il promontorio Koryphasion fino allora disabitato e identificato dagli Ateniesi con la località della Pilo omerica (v. sotto), e vi compì la ben nota impresa della cattura di 400 opliti Spartani, che si erano rifugiati nell'isola di Sfacteria. Gli Ateniesi, poi, seguitarono ad occupare questo luogo dotato per natura di ottime qualità strategiche, anche contro i patti stabiliti con gli Spartani nel 421; ma lo perdettero (409) poco prima della fine, disastrosa per essi, della guerra del Peloponneso. In seguito Pilo, dopo essere entrata a far parte dello stato messenico ricostituito nel 369 a. C. grazie alla campagna antispartana di Epaminonda, fu disputata ai Messenî dagli Achei, i quali volevano appropriarsi quella fortificazione di prim'ordine. Dopo la conquista della Grecia da parte dei Romani Pilo seguitò ad esistere, come si ricava dal fatto che ci sono pervenute monete d' età imperiale con il nome dei Pilî, e specialmente dal racconto di Pausania, il quale nel sec. II d. C. visitò quella località, interessandosi ai cimelî dell'età omerica che gli venivano mostrati dagli abitanti. È noto, infatti, che nei poemi omerici si trova spesso il ricordo di una Pilo, patria di Neleo e di suo figlio Nestore, il prudente e venerando condottiero nella guerra di Troia. L'Iliade accenna varie volte a questa Pilo "sabbiosa", ricordando fra l'altro la lotta che ivi ebbe luogo tra Eracle e Neleo, i cui figli furono uccisi tutti, ad eccezione di Nestore, dal fortissimo eroe; mentre nell'Odissea Pilo diventa una meta nei viaggi di Telemaco, il quale vi si reca per consultare Nestore intorno alle sorti del padre Ulisse; anzi un intero canto del poema, il terzo, ha come suo sfondo Pilo. Dove precisamente questa Pilo omerica si trovasse nemmeno gli antichi sapevano con sicurezza, e sin dalla fine del sec. V ci appaiono le dispute di varie città di nome Pilo, le quali tutte aspiravano alla gloria di essere chiamate patria di Nestore. La maggior parte degli storici e dei poeti sembra fosse propensa per la Pilo messenica del golfo di Navarrino, ed a questa opinione si accostò anche Pausania; mentre, nel sec. I a. C., il geografo Strabone, seguendo un'opinione invalsa tra i più profondi e appassionati cultori d' Omero, si dichiarò per la Pilo della Trifilia. Non meno discordi fra loro di quanto non fossero gli antichi, gli studiosi recenti hanno creduto di ravvisare le tracce della città di Nestore in diversi luoghi del Peloponneso: così il Curtius la riconobbe a Palaikastron, due ore a sud-est di Samikon, il Bérard la vide nelle rovine di Samikon stessa, il Dörpfeld la fissò con sicurezza a Kakòvato, sempre sulla costa della Trifilia e nelle vicinanze di Lepreon, per il fatto che in quella località erano venute in luce tre grandiose tombe a cupola affini a quelle celebri di Micene. In realtà qualsiasi tentativo per identificare la città di Nestore non può non sembrare un poco arbitrario, quando si consideri che i poemi omerici non ci offrono alcun indizio topografico che ci permetta di fissare Pilo in un luogo preciso; ché anzi si rimane incerti se il nome significhi una città oppure una regione. Tutto considerato e con le dovute riserve, si può forse affermare che la Pilo omerica non è mai esistita, ma è stata creata dalla fantasia del poeta ionico sulla traccia di un nome comune, πύλος ("la porta"). Infatti, essendo ormai dimostrato che la figura mitica di Neleo altra non è se non quella di Hades, del dio dell'oltretomba, è abbastanza facile pervenire alla conclusione che Pilo fu in origine considerata come la porta dell'Averno, presso la quale Eracle avrebbe sfidato la potenza dell'oltretomba. Questa porta degl'inferi domva essere localizzata dagli antichi, ma certo senza precisione topografica, nella parte occidentale del Peloponneso; e poterono così prendere una certa consistenza geografica il nome Pilo e l'etnico Pilî. In età più recente, poi, ii nome di Pilo cominciò a fissarsi in località ben determinate di quella medesima regione; e nacquero così le incertezze e le dispute intorno all'identificazione della città omerica.
Bibl.: E. Curtius, Peloponnesos, II, Gottinga 1852, p. 173 segg.; C. Bursian, Geogr. v. Griech., II, Lipsia 1868-72, p. 176 segg. 306 segg. V. Bérard, in Revue Archéol., XXXIV (1899), p. 81 segg. e XXXVI (1900), p. 345 segg.; W. Dörpfeld, in Athen. Mitteil., XXXII (1907), p. vi segg.; XXXIII (1908), p. 295 segg.; XXXVIII (1913), p. 97 segg.; U. v. Wilamowitz, Die Ilias und Homer, Berlino 1920, p. 207 seg.; C. Robert, Die griechische Heldensage, I, ivi 1920, p. 189; U. v. Wilamowitz, Der Glaube d. Hellenen, I, ivi 1931, p. 337 seg.