Pilli (Pigli)
Consorteria consolare fiorentina, che D. fa citare mediante l'allusione allo stemma (la colonna del Vaio) da Cacciaguida (Pd XVI 103) come una fra le più cospicue già nel sec. XII, insieme ai Sacchetti, ai Giuochi, ai Fifanti, ai Barucci, ai Galli e ai Chiaramontesi. Il Villani (IV 12) li annovera fra i " gentili uomini e grandi in quelli tempi " abitanti " nel quartiere della porta di San Brancazio [Pancrazio] ", e l'Anonimo ne descrive lo stemma che, nella sua stessa figurazione (di rosso al palo di vaio), è documento dell'antichità e della nobile origine della prosapia.
Consorti degli Erri, ebbero torri e case in Porta Rossa, presso la chiesa di San Miniato fra le Torri, e, presso Firenze, il castello di Roffignano sulle pendici del Monte Morello. Politicamente e socialmente ragguardevoli, i P. fecero parte del ristretto gruppo di consorterie che detennero il potere nella prima età del comune e diedero giusdicenti alle città amiche. Un Aççorri fu console nel 1172; un messer Gaetano fu chiamato nel 1229 come podestà dagli Orvietani, che nel 1290 offrirono la stessa carica a un messer Ranieri di Ostigiano; un altro messer Gaetano fu podestà di Camerino nel 1298. Più tardi, i P. si divisero in guelfi e ghibellini. Mentre i secondi venivano eliminati dalla scena politica cittadina, gli aderenti al guelfismo subirono dapprima le conseguenze della sconfitta di Montaperti - ove di essi erano presenti in armi messer Gaetano di Salvi, con i figli Cino e Oddarrigo, e il fratello di lui, Ruggerino, con il figlio Tano -, ma poterono tornare definitivamente in patria nel 1268, inserendosi nel gruppo dirigente, dopo aver aderito al regime popolare. Entrarono, infatti, a far parte del priorato già nel 1282, e da allora al 1524 altri P. vennero " tratti " a quell'altissima dignità per ben sette volte.
La vicenda genealogica dei P. trapassa largamente l'età di D., e si continua fino al secolo XVIII, concludendosi nel 1709 con la morte di un Giulio di Alfonso.
Bibl. - Le fonti cronistiche (Malispini LIII, CLXXII; G. Villani IV 12; Compagni I 2; Marchionne XXXVI, LXIII, CXXIV, CCXVII, DXCV) e archivistiche (in Archivio di Stato di Firenze, le Carte Dei e dell'Ancisa, gli alberi Pucci, i Prioristi di Palazzo e Mariani, gli atti del governo comunale, ecc.) sono state ampiamente consultate da L. Passerini per la redazione della sintesi che della storia genealogica dei P. ha pubblicato a commento del romanzo di A. Ademollo, Marietta de' Ricci, ecc., V, Firenze 1845², 1690. Più brevi profili genealogici sono pubblicati in G.G. Warren Lord Vernon, L'Inferno, ecc., II, Documenti, Londra 1862, 551-552 e in Scartazzini, Enciclopedia 1517. Fra gli eruditi e i genealogisti fiorentini hanno dedicato la loro attenzione alle origini e alla più antica storia dei P.: S. Ammirato, Albero e istoria della famiglia dei conti Guidi, Firenze 1640, 31; V. Borghini, Discorsi, con note di D.M. Manni, II, ibid. 1755², 52, 92; B. De' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli, nella quale si ragiona... delle famiglie e degli uomini di Firenze, ibid. 1585, 44, 55; P. Mini, Discorso della nobiltà di Firenze e de' Fiorentini, ibid. 1593, 143, 146; ID., Difesa della città di Firenze e de' Fiorentini, ecc., Lione 1577, 296, 298, 306; U. Verini, De illustratione urbis Florentiae libri III, ecc., Parigi 1583, 62; P. Monaldi, Istoria delle famiglie della città di Firenze scritta nel 1607 (manoscritto in Archivio di Stato di Firenze, Biblioteca manoscritti, 422, sub voce); F.L. Del Migliore, Firenze città nobilissima illustrata, Firenze 1684, passim. L'inserimento della vicenda familiare e dell'azione dei singoli personaggi nella storia della città di Firenze è fatta con fondamento critico da Davidsohn, Storia, ad indicem.