MAZZA, Pilade
– Nacque il 29 ag. 1855 ad Alessandria d’Egitto da Cesare (1820-85) e Adelaide Ascoli (1825-92).
Il padre aveva combattuto a Curtatone nel 1848. Successivamente aveva preso parte ai moti livornesi e sostenuto il governo democratico guidato da F.D. Guerrazzi, G. Mazzoni e G. Montanelli. Dopo il ritorno del granduca Leopoldo II era stato condannato alla fucilazione, pena poi commutata in esilio a vita.
Il M. trascorse così la sua infanzia in Egitto e giunse in Italia negli anni Sessanta. Fra il 1867 e il 1871 frequentò il liceo al Cicognini di Prato e nel 1871 si trasferì a Roma, dove, iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza, si laureò non ancora ventenne. Nel 1887 sposò Gina Guastalla (Torino 1854 - Roma 1913), filantropa che svolse un’intensa opera caritatevole nelle carceri romane.
Avviato alla pratica forense da G. e R. Petroni, il M. si guadagnò presto la fama di valente avvocato, sostenendo importanti processi che suscitarono vasta eco e furono seguiti con grande attenzione dal pubblico. Tra questi particolarmente rilevanti furono il processo Des Dorides - Vecchi (1886) e quello del capitano Modugno (1905), giudicato a Perugia per uxoricidio. Nel dibattimento giudiziario sullo scandalo della Banca romana difese A. Monzilli, chiamato a rispondere dei reati di falso, peculato e corruzione.
Il M. fu tanto audace e determinato nelle sue battaglie giudiziarie, quanto negli articoli pubblicati nei giornali con i quali collaborò, soprattutto in gioventù (L’Emancipazione, La Capitale, Il Dovere, La Lega della democrazia), e nelle polemiche della politica quotidiana. L’11 nov. 1879, proprio in seguito a un’accesa discussione politica si batté in duello con il giornalista milanese V. Mantegazza, riportando una grave ferita che gli provocò l’amputazione del braccio destro all’altezza della spalla. Entrato in contatto con importanti esponenti della sinistra democratica come V. Brusco Onnis, G. Petroni, G. Bovio, E. Pantano, N. Colajanni, A. Mario, A. Fratti, E. Ferrari ed E. Nathan, il M. aderì alla massoneria e militò nelle file del Partito repubblicano italiano (PRI). Ostile alla politica di F. Crispi e solidale col Partito operaio, fu profondamente influenzato dal pensiero politico di F. Cavallotti, per il quale nutrì una devozione quasi filiale.
Nel 1890 fu eletto consigliere provinciale di Roma e nel 1892 consigliere comunale, e in entrambe le assemblee si schierò contro le amministrazioni clerico-moderate. Nelle elezioni politiche del 26 maggio 1895 fu eletto (con 837 voti) deputato nel I collegio di Roma; fu poi riconfermato nel marzo 1897 e nel giugno 1900. R. Giovagnoli lo sconfisse nelle elezioni della XXII legislatura (novembre 1904) anche a causa dell’aspra battaglia che G. Giolitti gli aveva mosso per aver denunciato, quale relatore del bilancio dell’Interno, lo sperpero del pubblico denaro destinato ai fondi segreti. Ma nelle elezioni del marzo 1909 riconquistò il collegio battendo C. Tenerani.
Alla Camera il M. ebbe un ruolo molto attivo: ricoprì importanti uffici parlamentari, partecipò ai lavori di varie commissioni e fu relatore di numerosi disegni di legge. Politicamente irrequieto e poco incline ad accettare la disciplina di partito, il M. si trovò talvolta in contrasto con i vertici del PRI. Per esempio, all’indomani del congresso di Ancona del 1901, fu tra quei parlamentari (Colajanni, F. Garavetti, Pantano e A. Celli) che rifiutarono di approvarne i deliberati e che, conseguentemente, pur affermando di rimanere fedeli agli idea-
li del partito, uscirono dal gruppo repubblicano alla Camera.
Costante punto di riferimento della sua azione politica, insieme con le battaglie per estendere le libertà democratiche, fu la difesa della laicità delle istituzioni. Il M. che già nel gennaio 1895 aveva attaccato la politica ecclesiastica del governo Crispi, chiedendo provvedimenti contro la creazione di nuove chiese e congregazioni religiose, manifestò il suo anticlericalismo soprattutto con una veemente polemica in occasione della visita a Roma del presidente della Repubblica francese É. Loubet (1904). Il 30 giugno 1904 pronunciò un discorso alla Camera contro la nota pontificia con cui si biasimava la visita di Loubet ai sovrani d’Italia. In questi anni il M. fu inoltre molto vicino ai gruppi femministi e in Parlamento sostenne la necessità di riforme radicali che sottraessero la donna allo stato di minorità in cui si trovava.
Il M. morì a Roma il 29 giugno 1910, colto da un colpo apoplettico appena terminato di pronunciare un discorso alla Camera.
Per sua disposizione il corpo venne cremato e l’urna cineraria fu collocata nel cimitero del Verano di Roma.
Opere. Oltre ai discorsi parlamentari (Atti parlamentari, Camera dei deputati, legislature XIX, XX, XXI, XXIII, ad indices), si ricordano: Antonio Monzilli innanzi alla corte d’assise. Arringa… (Roma 1894); Garibaldi: discours prononcé à l’Hôtel de Ville à Paris (ibid. 1900); Il pensiero e l’opera di Emilio Zola. Conferenza… Messina, 14 dic. 1902 (Messina 1903).
Fonti e Bibl.: Necr., in Corriere della sera, 30 giugno e 1° luglio 1910; La Stampa, 30 giugno 1910; Avanti!, 1° luglio 1910; La Ragione, 1° luglio 1910; La Tribuna, 1° luglio 1910; Il Messaggero, 1° e 2 luglio 1910. Negli archivi dell’Anica, a Roma, è conservata una pellicola del 1910, prodotta dalla Milano Films, dal titolo Esequie di P. Mazza. Arch. di Stato di Roma, Tribunale civile e penale di Roma, bb. 3812, 6182; Prefettura, Gabinetto, bb. 474, f. Partito repubblicano; 491, f. Agitazione contro i progetti politici; 580, f. Elezioni amministrative; Questura di Roma, bb. 66, 100: f. Partito repubblicano; Milano, Fondazione G. Feltrinelli, Fondo Cavallotti (contiene oltre 70 carte riguardanti il M. relative al periodo 1891-97); Roma, Museo centr. del Risorgimento, bb. 538, f. 59; 713, f. 28; 989, f. 48; Ibid., Arch. centr. dello Stato, Presidenza Consiglio dei ministri, 1890, cat. 1, f. 13; Ibid., Arch. stor. della Camera dei deputati, Arch. del Regno, DPLIC (proposte di legge e incarti delle commissioni), vol. 51, f. 977; b. 62, f. 1200; Prato, Convitto nazionale statale Cicognini, Registro del ruolo delle scuole, serie X, nn. 7-12; serie V (domande di ammissione al Collegio), cart. M.12; Pisa, Domus mazziniana, Fondo Ghisleri, b. II e 83/1-6, H.I.d.3/34.
G. Ronconi, Per un nobile difensore dei diritti della donna, in Vita femminile italiana, IV (1910), 7, pp. 890-897. Sull’attività politica del M. si vedano: G. Andreotti, Pranzo di magro per il cardinale, Milano 1954, pp. 101-108; L’Italia radicale. Carteggi di Felice Cavallotti: 1867-1898, a cura di L. Dalle Nogare - S. Merli, Milano 1959, p. 204; R. Colapietra, Felice Cavallotti e la democrazia radicale in Italia, Brescia 1966, pp. 235, 241; E. Decleva, Anticlericalismo e lotta politica nell’Italia giolittiana, I, L’«esempio della Francia» e i partiti popolari (1901-1904), in Nuova Riv. storica, LII (1968), 3-4, p. 345; II, L’Estrema sinistra e la formazione dei blocchi popolari (1905-1909), ibid., LIII (1969), 5-6, p. 559; M. Casella, Democrazia, socialismo e movimento operaio a Roma (1892-1894), Roma 1979, pp. 30, 82, 269, 300, 302, 348, 369; Id., I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900), in L’associazionismo mazziniano, Roma 1982, pp. 185 s., 194 s., 197, 201, 204 s., 213, 216 s., 219, 221; F. Cordova, Massoneria e politica in Italia. 1892-1908, Roma-Bari 1985, pp. 43, 96, 134, 192, 209, 215, 219, 227, 260; E. Falco, Salvatore Barzilai, un repubblicano moderno tra massoneria e irredentismo, Roma 1996, pp. 28, 46, 50, 59, 61, 63, 68, 73, 75, 87, 104 s., 112, 133, 135, 138, 144, 158; G. Orsina, Anticlericalismo e democrazia. Storia del Partito radicale in Italia e a Roma, 1901-1914, Roma 2002, pp. 57, 86, 101, 103, 105, 172, 174, 179; A. De Gubernatis, Piccolo dizionario dei contemporanei italiani, Roma 1895, p. 595; T. Sarti, Il Parlamento italiano nel cinquantenario dello Statuto, Roma 1898, pp. 370 s.; I 508 deputati al Parlamento per la XXIII legislatura. Biografie e ritratti, Milano 1910, p. 293; Enc. biografica e bibliogr. «Italiana», A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, p. 180; Chi è? Annuario biografico italiano, p. 170 (G. Biagi).